Seconda solo alla Cina, l'italia si conferma leader nel mondo per la produzione di pere. E' quanto emerso a conclusione di Interpera 2010, il III convegno mondiale organizzato da Cso - Centro servizi ortofrutticoli e Areflh, l’Associazione delle regioni ortofrutticole europee.

"Per poter vincere la sfida produttiva - commenta Paolo Bruni presidente del Cso Centro servizi ortofrutticoli - è necessario un confronto tra i diversi protagonisti del sistema per trovare soluzioni ai problemi della produzione e della commercializzazione della pera. I principali riguardano: costi di produzione, rese produttive, consumi e le barriere fitosanitarie. Il tutto senza dimenticare che troppo spesso le varie nazioni operano in situazioni non equità produttiva e commerciale anche se in verità si sente parlare di globalizzazione. Questo comporta un'alterazione della competitività e delle regole d'ingaggio."

"Il settore agroalimentare - spiega Davide Nardini Assessore agricoltuta Provincia di Ferrara - è un settore importante e l'amministrazione del comune di Ferrara è sempre stata molto attenta e sensibile a tale comparto. Questo è dimostrato dai 350 milioni di euro investimenti negli ultimi vent'anni allo scopo di rilanciarlo e svilupparlo.Il 2009 è stato un anno difficile per l'intero settore e per la coltura del pero, e anche il 2010 non si prospetta migliore del precedente a causa delle condizioni atmosferiche e. sono però sicuro che il settore agroalimentare e l'agricoltura tutta saprà riprendersi e tornare al centro dell'economia italiana. Per fare ciò dovremo cogliere e sfruttare tutte le possibilità che i nuovi mercati e la globalizzazione ci consentono, oltre ad organizzare le nostre aziende come vere e proprie imprese che gestiscono il territori".  

La produzione di pere richiede una grande specializzazione e investimenti per raggiungere le rese necessarie alla competitività sul mercato globale.
Dal confronto sui costi di produzione delle pere in Europa realizzato per conto di Cso dall’Università degli Studi di Bologna, emerge che Belgio e Olanda con la Conference riescono a produrre e commercializzare con costi più bassi rispetto all’Italia e questo spiega la grande competitività della loro offerta sui mercati internazionali.
Per quanto riguarda l’Abate, invece, i costi di produzione sono elevati ma la cultivar resta comunque redditizia purchè ci siano rese adeguate.

Il mercato
Uno sguardo complessivo alla produzione e al mercato evidenzia una produzione di 21 milioni di tonnellate che colloca il pero al secondo posto per importanza, dopo il melo e prima del pesco.
Geograficamente le aree a maggior produzione sono l’Asia, con al Cina al primo posto tra i Paesi produttori, l’Europa, con l’Italia al secondo posto, e le Americhe, con gli Usa al terzo posto nella graduatoria internazionale.
Le influenze che ciascun Paese gioca sul piano produttivo, non necessariamente si riflettono a livello di commercio globale. Infatti paesi come l’Argentina, Cile, e Sud Africa destinano la quasi totalità delle produzioni sul mercato estero, diventando giganti nel mercato mondiale.

Nel 2007 il 18% delle spedizioni sono state effettuate dall’Argentina, il 16% dalla Cina, il 13% dall’Olanda, l’11% dal Belgio, il 9% dal Cile, il 7% dal Sud Africa e dall’Italia e il 6% dagli Usa.
La Cina da sola concorre a oltre il 60% della produzione mondiale, con un’offerta superiore a 13 milioni di tonnellate. La gran parte della produzione cinese è destinata al mercato interno, ma negli ultimi tempi le esportazioni si avvicinano alle 400.000 tonnellate con un trend in crescita.
In Nord America la produzione si attesta su oltre 800.000 tonnellate, mentre la pericoltura nel continente sudamericano si concentra in due Paesi: Argentina e Cile che, da soli, coprono il 92% della produzione. 

Interpera 2010, 180 delegati da numerosi Paesi

La produzione
Per quanto riguarda l'Europa, la produzione si colloca da circa un decennio, intorno ai 2,6 milioni di tonnellate. L’Italia è il secondo produttore mondiale e il primo produttore europeo di pere, con una media produttiva di oltre 860.000 tonnellate. Dal nostro paese proviene circa il 35% della produzione totale europea. La Spagna produce oltre il 20% del prodotto, ma con quote in calo ed una produzione recentemente al di sotto di 500.000 tonnellate. Percentuali che si aggirano intorno al 9-10% sono attribuibili all’Olanda e al Belgio, in rafforzamento e in grado di raggiungere e superare le 300.000 tonnellate. La produzione francese è scesa sull’8% circa.

A livello varietale la pera, a differenza di mele, pesche e nettarine, ha una composizione della specie che è rimasta abbastanza stabile negli ultimi 40 anni. Le prime tre varietà prodotto a livello comunitario sono la Conference, che rappresenta oltre il 30% del totale delle pere prodotte nella Ue, la William B.C., al secondo posto con oltre 300.000 tonnellate e l'Abate Fetel, al terzo posto, con una produzione oscillante dalle 250.000 alle 300.000 tonnellate ed oltre.
A livello di scambi commerciali, il principale Paese esportatore di pere in Europa è il Benelux mentre l’export italiano pur in leggera crescita nell’ultimo anno si concentra su una potenzialità di 150.000 tonnellate annue.

I consumi
Sul versante consumi si riscontrano le note più dolenti oggi per l’offerta di pere italiana ed europea. Nonostante si collochino nella parte alta della classifica dei prodotti più consumati, gli anni duemila sono stati sfavorevoli agli acquisti al dettaglio.
Dal 2000 in Italia le pere hanno perso infatti il 18% dei volumi, scendendo da circa 450.000 tonnellate a 370.000 tonnellate .
In Europa i consumi di pere sono scesi dell’11% procapite dal 2000 al oggi e ci sono paesi in cui il consumo di pere procapite supera di poco i 2 Kg annui ( Germania e Regno Unito).
Gli unici Paesi al mondo dove i consumi crescono prepotentemente sono la Cina e la Russia.
Le proiezioni dell’offerta evidenziano nei prossimi anni una crescita ancora importante solo per la Cina, mentre nel resto del mondo non dovrebbero intervenire particolari modificazioni.

"Sarà necessaria - ha detto Bruni in conclusione - una sempre più attenta azione di incentivazione dell’export verso i mercati tradizionali e verso i nuovi mercati. La competitività globale e il calo dei consumi ci impongono azioni coordinate per abbattere le barriere fitosanitarie oggi ancora in essere per molti importanti paesi".

Ma oggi emerge la necessità di concertare iniziative strategiche per l’ortofrutta a livello europeo e non più solo territoriale.
Lo conferma Tiberio Rabboni, assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna, che lancia una importante iniziativa. "Occorre più che mai oggi – ha detto Rabboni - discutere della governance europea del sistema ortofrutta alla luce delle future modifiche e dell’aggiornamento delle politiche agricole comuni. Voglio perciò discutere con gli assessori di tutte le regioni ortofrutticole più importanti d’Europa per mettere a fuoco gli obiettivi comuni da sostenere a Bruxelles. Stiamo  lavorando per realizzare a Cesena, il 6 ottobre prossimo, il primo G20 delle regioni ortofrutticole d’Europa".