L'ottima reputazione di cui godono i prodotti alimentari Made in Italy garantisce loro un vantaggio competitivo in termini di prezzo, che alimenta però fenomeni di frode ed imitazione sia in Italia che all’estero.
Oggi l’attenzione su questo tema è sempre più elevata. Le preoccupazioni nascono sia per il dilagare di materie prime agricole a basso costo di provenienza oltre-confine (ad es. pomodoro cinese, olio di oliva del nord-Africa, cagliate dell’est-europeo) utilizzate per produrre alimenti dichiarati italiani al 100%, sia per i fenomeni di imitazione o di vera e propria contraffazione dei nostri prodotti più celebri sui mercati internazionali che cannibalizzano le quote di mercato degli omologhi originali.
Nomisma ha già dedicato all’agropirateria uno studio approfondito che ha identificato nel 2003 le dimensioni del fenomeno sul mercato al consumo statunitense, uno dei più ricchi del mondo. Oggi prosegue il suo monitoraggio sulle frodi alimentari sia sul mercato nazionale che su quello estero.
La parola d’ordine è non creare facili allarmismi. Grazie, infatti, ad una ramificata rete di ispezione, il controllo dei prodotti alimentari è oggi capillare anche se è indispensabile tenere alto il livello di attenzione: sono poco meno di 39.500 le ispezioni eseguite dall’Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti alimentari nel 2007 e dei circa 92 mila prodotti controllati, il 5,8% è risultato irregolare.
Bisogna quindi puntare l’obiettivo su questi fenomeni di frode, per definire le linee operative di contrasto del fenomeno e tutelare efficacemente la gran parte delle produzioni nazionali originali e di qualità.