La filiera di Federvini vale oltre 21,5 miliardi di euro di fatturato di cui 10 miliardi di export, per un totale di oltre 2.300 imprese e oltre 81mila occupati, per un valore aggiunto di oltre 20 miliardi. Sono questi i numeri della filiera, per i settori vini, spiriti e aceti, rappresentata da Federvini, secondo un'elaborazione di Nomisma.

 

Lo studio, presentato lo scorso martedì 23 gennaio alla Camera dei Deputati, ne accentua l'importanza dal punto di vista del profilo occupazionale e dell'indotto che può generare, ovvero oltre 81mila lavoratori diretti e in grado di attivarne oltre 460mila.

 

"Abbiamo raggiunto dimensioni straordinarie - sottolinea la presidente di Federvini Micaela Pallini - le filiere che rappresentiamo assumono un rilievo strategico per il sistema economico italiano, con un valore aggiunto superiore ai venti miliardi euro all'anno e un export da oltre dieci miliardi. Le nostre imprese sono impegnate ogni giorno nel valorizzare prodotti di qualità, frutto del lavoro e della dedizione di imprese sane e dinamiche. I produttori di vini, spiriti e aceti esprimono un patrimonio che produce benessere per le comunità locali e che, investendo in innovazione e sostenibilità, contribuiscono alla crescita del Paese".

 

Gli oltre 20,5 miliardi di euro di valore aggiunto, corrispondenti all'1,5% del Pil nazionale, sono così da suddividersi: 4,9 miliardi sono riconducibili all'effetto diretto (attribuibile alle imprese dei comparti attraverso la propria attività di produzione), 9 miliardi sono imputabili all'effetto indiretto (prodotto dai diversi fornitori attivati) e 6,6 miliardi all'effetto indotto, ovvero quello generato dall'incremento di reddito percepito da tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nel processo economico.

 

"Ogni euro di valore aggiunto generato direttamente dalle imprese dei settori vini, spiriti e aceti crea ben 4,2 euro nell'intera economia nazionale, grazie agli impatti indiretti e indotti su altre filiere del made in Italy - spiega Emanuele Di Faustino, responsabile industria, retail e servizi di Nomisma - la continuità del contributo strategico che le filiere di Federvini forniscono al sistema Paese è però messa a dura prova dalle sfide legate all'incerto scenario macroeconomico e geopolitico internazionale".

 

Il contributo del comparto alla bilancia commerciale agroalimentare è di assoluto rilievo, in quanto il settore contribuisce per 8,4 miliardi di saldo commerciale aggregato netto, l'apporto più alto tra i prodotti italiani del Food&Beverage. L'Italia è ancora oggi il primo esportatore mondiale a valore di aceti, con una quota sull'export globale del 37%, il secondo di vini fermi imbottigliati (22%) e liquori (14%). Nel complesso, negli ultimi dieci anni l'Italia ha conosciuto una crescita del valore sui mercati esteri di oltre il 76%.

 

Sul fronte della spinta all'innovazione, oltre il 90% delle imprese del comparto rappresentato da Federvini ha sostenuto investimenti negli ultimi tre anni, in particolare per l'acquisto di beni strumentali, a sostegno della sostenibilità ambientale, della formazione e dello sviluppo di nuovi prodotti.

 

"Il ruolo attivo verso la sostenibilità trova conferma nell'85% della popolazione italiana, che ritiene come le imprese di vini, spiriti e aceti, contribuiscano positivamente allo sviluppo economico dei territori nei quali sono insediate, oltre che al rafforzamento dell'immagine del made in Italy all'estero" conclude Denis Pantini, responsabile agroalimentare e Wine Monitor Nomisma.