Agroalimentare e innovazione, connubio necessario per seguire e riuscire nel percorso della transizione ecologica.

 

Nomisma - in occasione di un convegno, organizzato a Roma lo scorso 30 gennaio in collaborazione con Philip Morris, dove è stata presentata una ricerca ad hoc dal titolo "La transizione ecologica-energetica nel settore agroalimentare: strumenti, best practices, politiche a supporto" - guarda dritto in faccia gli obiettivi delineati dall'Unione Europea nel Green Deal, e il raggiungimento della neutralità climatica al 2050.

 

Secondo Nomisma gli obiettivi del Green Deal "richiedono sforzi e impegni che passano dalle imprese agricole e alimentari, e riguardano il tema della decarbonizzazione, attraverso uno sviluppo delle energie rinnovabili". Quello che emerge è che "non si può più parlare di transizione ecologica senza considerare anche quella energetica, così come non è possibile sottovalutare il ruolo strategico dell'innovazione per sostenere questa transizione".

 

Il divario - viene spiegato nella ricerca, raccontata dal responsabile Agroalimentare di Nomisma Denis Pantini - "da colmare per raggiungere l'obiettivo del 42,5% di quota di energia rinnovabile entro il 2030 è ancora ampio; in Italia al momento siamo al 19%, contro una media del 23% a livello Ue e lontanissimi dall'eccellenza svedese che si trova al 66%".

 

Dall'analisi emerge come le imprese siano consapevoli del fatto che la produzione di energia rinnovabile rappresenta una delle leve principali per raggiungere la sostenibilità; nelle risposte delle aziende è al secondo posto, dietro soltanto alla tutela della biodiversità. Negli ultimi anni, il 71% delle imprese agroalimentari ha effettuato investimenti nella transizione ecologica e energetica. Un altro 13% è in procinto di farli, soprattutto per ridurre i consumi energetici e per ottenere qualche beneficio dalle energie pulite.

 

A questo si aggiunge il digitale, che rende l'attività produttiva più sostenibile: il 32% delle aziende agricole dichiara di utilizzare macchine con guida assistita o semiautomatica con Gps integrato; il 25% usa centraline meteo e, nel 19% dei casi, sistemi dedicati a supportare le decisioni legati al campo fitosanitario. Strumenti che oltre a fornire un contributo alla sostenibilità sono in grado di migliorare la produttività, la resa, la qualità dei prodotti. Il 24% delle imprese ritiene che per un'adozione più ampia di tali innovazioni digitali servano competenze specifiche e più formazione.

 

"Oltre all'energia c'è anche il suolo - rileva la presidente di FederUnacoma Mariateresa Maschio - dove si trova oltre il 25% della biodiversità e dove viene conservata una grande quantità di carbonio".

 

Se la transizione ecologica ed energetica guarda all'innovazione tecnologica e digitale come "leva strategica di sviluppo", la diffusione di questi strumenti ha bisogno di cambiamenti strutturali per l'intero Paese; secondo le imprese, questi cambiamenti devono principalmente riguardare la riduzione della burocrazia, il miglioramento della politica energetica, gli investimenti nelle infrastrutture ambientali, la promozione dello sviluppo di progetti con fondi pubblici.

 

"Gli obiettivi di sostenibilità che pone il Green Deal, per quanto condivisibili - conclude Paolo De Castro, presidente del Comitato Scientifico di Nomisma - sono decisamente ambiziosi e non possono essere lasciati solo in capo agli agricoltori senza prevedere strumenti e interventi specifici a supporto. Ecco perché abbiamo chiesto, e ottenuto, che l'Europa destinasse una quota importante dei fondi del Next Generation EU agli investimenti in innovazione e per la transizione energetica nelle aziende agricole".