Una ricerca con cui testare la possibilità di realizzare la coltivazione del mais Ogm in secondo raccolto. E' quanto Confagricoltura, in collaborazione all'Associazione italiana maiscoltori, propone alle istituzioni e al mondo scientifico italiano. L'iniziativa è stata presentata dal delegato per le biotecnologie Marco Aurelio Pasti, nel corso di un seminario tecnico organizzato da Confagricoltura.
Ami e Confagricoltura ritengono possibile riprendere la sperimentazione, utilizzando mais Ogm in secondo raccolto e già autorizzato alla coltivazione. Nella Pianura Padana, infatti, il mais in coltura principale fiorisce a partire dall'ultima decade di giugno ed entro la seconda decade di luglio ha praticamente completato l’allegagione. 'Pertanto', ha spiegato Pasti, 'un mais Ogm seminato tardivamente non potrebbe più impollinare quello convenzionale, la cui fase di fioritura sarebbe ormai abbondantemente superata. Si arriverebbe così ad una sorta di 'segregazione naturale', annullando praticamente i rischi di contaminazione tramite impollinazione incrociata'.
Ma la ricerca è mirata anche a verificare l'efficacia della segregazione tra filiere Ogm e non; poiché parte della contaminazione può avvenire anche fuori dal campo, durante le fasi di semina, raccolta, trasporto, essiccazione e stoccaggio. Nell'ipotesi proposta da Confagricoltura tutte queste attività sarebbero separate temporalmente, riducendo al minimo, ancora una volta, il rischio di venire in contatto con prodotto non Ogm.
'Infine', ha detto Marco Aurelio Pasti, 'si potrebbe estendere la sperimentazione anche a valle della produzione, sulle filiere zootecniche, che utilizzerebbero questo mais qualitativamente superiore grazie anche al diverso periodo di coltivazione'. Una proposta concreta di sperimentazione che Confagricoltura lancia, mettendo a disposizione le proprie aziende produttrici di mais e gli allevamenti suinicoli, chiedendo l'appoggio del mondo scientifico, affinché questa ipotesi venga inserita nei programmi di ricerca e supportata da adeguati finanziamenti. E la collaborazione delle amministrazioni centrali e regionali interessate, per superare le incombenze burocratiche necessarie alla sua realizzazione.
'In Italia', ha detto il delegato di Confagricoltura, 'c'è un’inaccettabile posizione contraria alla sperimentazione. Si tratta di una linea che va attentamente valutata: le conseguenze di questa scelta ci potrebbero infatti lasciare indietro rispetto a Paesi concorrenti. Se la tecnologia sarà sviluppata altrove, saremmo costretti ad acquisirla ugualmente'.