Il comparto agroalimentare italiano può vantare un fatturato di 113 miliardi di euro ed è secondo per importanza solo al settore metalmeccanico. Un risultato al cui raggiungimento contribuiscono 6500 aziende, che occupano 400mila persone. Numeri importanti che hanno trovato in Cibus, il salone internazionale dell’alimentazione che si è svolto a Parma dal 5 all’8 maggio, una vetrina di successo dalla quale presentarsi con il proprio patrimonio, frutto di una mirabile sintesi di tradizioni e innovazioni in campo enogastronomico.

Parma, per ospitare i 2400 espositori presenti a questa sua 14esima edizione, ha messo in campo quanto di meglio poteva offrire il proprio recinto fieristico. Un numero per tutti, forse non il più importante, ma certo emblematico della complessità che si cela dietro il sipario di una grande manifestazione fieristica come quella parmense, è quello dei 20 chilometri di moquette che stesi nei corridoi della fiera per guidare i visitatori da uno stand all’altro. Un pubblico numeroso ma composto solo da professionisti del settore, perché Cibus non è una kermesse gastronomica, ma una rassegna professionale dove gli “addetti ai lavori” possono toccare con mano le novità del settore, confrontarsi sulle tendenze in atto, cogliere i segnali dei nuovi scenari che l’agroalimentare dovrà affrontare.

 

Rilanciare il settore

E’ in questa direzione che vanno lette anche le dichiarazioni del presidente di Federalimentare, Gian Domenico Auricchio. L’occasione è stata l’assemblea che l’associazione ha tenuto nell’ambito di Cibus, a sottolineare lo stretto rapporto con la manifestazione parmense.

Forte l’invito al nuovo Governo per il rilancio del settore che ha visto nel 2007 una stagnazione dei consumi interni, solo in parte bilanciata dal miglioramento dei dati sull’export, che ha segnato un apprezzabile +8%, che conferma il buon andamento (+9%) già registrato nel 2006.

“Due elementi -  ha sottolineato Auricchio - hanno però profondamente influenzato lo scenario internazionale 2007: la lievitazione incessante dei costi di approvvigionamento energetico e del prezzo del barile di petrolio, ormai oltre 120 dollari, e l’impennata senza precedenti delle quotazioni di alcune commodities agricole innescatasi nella seconda metà dell’anno scorso.”

Ciò accresce l’importanza di aumentare le risorse prodotte dall’agricoltura italiana anche per l’intrinseca qualità che queste possono garantire. In questa direzione è andato un altro invito al nuovo Governo  affinché non sia compromessa “l'esigenza di avere un'unica sicurezza alimentare ed un'unica politica alimentare e nutrizionale per tutti i cittadini, nonché una regia centrale delle attività di promozione all'estero e di politica comunitaria.”

 

Sicurezza anzitutto

Il tema della sicurezza è stato anche al centro, e non poteva essere diversamente, di numerosi dibattiti che si sono svolti nell’ambito di Cibus e fra i molti è opportuno ricordare quello che ha riguardato la mozzarella di bufala. Su questo argomento è intervenuto anche il presidente del consorzio di tutela, Franco Consalvo, che ha fra l’altro affermato come sia certo che “alla fine dei controlli, ancora in corso, meno dell’1% degli allevamenti di bufale della Campania risulteranno positivi alla diossina.” Ha poi aggiunto come sia “il momento di giocare la carta del rilancio del settore, con una grande campagna promozionale.”

Cibus, dunque, come interprete del rilancio di un prodotto della nostra tradizione agroalimentare, ma da Parma sono anche partiti molti segnali verso le opportunità offerte dall’innovazione. Uno spazio importante, se si tiene conto che la gamma del cosiddetto tradizionale evoluto (sughi pronti, oli aromatizzati, condimenti freschi, surgelati, ecc.) rappresenta già il 17% (oltre 19 miliardi di euro) del fatturato del settore, cui si sommano i 9 miliardi di euro dei  nuovi prodotti (alimenti ad alto contenuto salutistico e di servizio) che rappresentano già l'8% del fatturato totale.

 

Spinta all’innovazione

Il tema è stato affrontato in occasione del convegno della Piattaforma "Italian Food for Life". Si tratta di un’iniziativa, come ha ricordato Silvio Ferrari, Consigliere incaricato di Federalimentare per la ricerca, gli studi ed i progetti Ue , “che aggrega, sotto il coordinamento dell'Industria alimentare italiana, in collaborazione con l'Università di Bologna e altre istituzioni, imprese grandi, piccole e medie, centri di ricerca pubblici e privati, associazioni dei consumatori, rappresentanze del mondo agricolo e della distribuzione, con l'obiettivo comune di incidere sulla politica industriale del Governo in materia alimentare, orientandola più efficacemente in favore della ricerca, dell'innovazione e della competitività".

L’obiettivo è quello di mettere in atto una strategia che veda accomunate le scienze della nutrizione e lo sviluppo delle nuove tecnologie per l’ideazione di nuovi prodotti che diano un vantaggio competitivo alle imprese italiane sui mercati globali. Magari senza perdere di vista, come si è visto in occasione del Cibus, quel legame con la tradizione e la cultura agroalimenatre che ha fatto grandi i “sapori made in Italy”, ricetta insostituibile per continuare con il segno più nelle statistiche del nostro export.