Partiamo dalle notizie positive: il settore agroalimentare è in salute e macina utili. Nella classifica dei comparti economici più rilevanti per il nostro Paese, quello del cibo e delle bevande occupa il secondo posto, dietro alla meccanica, ma prima della moda, con un valore aggiunto manifatturiero pari all'11% del totale. A dare questi numeri è stato Franco Mosconi, presidente delle Fiere di Parma, che ha aperto il World Food Forum, ormai un appuntamento ricorrente per Cibus, la fiera dedicata all'agroalimentare che si tiene a Parma.

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L'altro dato positivo riguarda le esportazioni. Nel 2023 le nostre aziende hanno mandato oltreconfine beni per 195 miliardi di euro, con un incremento del 7% anno su anno. Trend in crescita che dimostrano la vitalità del settore, che negli ultimi anni ha saputo competere vittoriosamente sui mercati internazionali, Europa e Nord America in primis.

 

Il terzo aspetto positivo, non affatto scontato, riguarda la ricerca e l'innovazione. Spesso in Italia ci si lamenta che manca una proficua collaborazione tra pubblico e privato, tra le aziende e i ministeri, tra le imprese e le università. E soprattutto che mancano i fondi per fare una ricerca di base e applicata, che rappresentano le fondamenta per sviluppare l'innovazione. A guardare i numeri e a sentire le dichiarazioni dal palco di Cibus 2024, sembra invece che nel settore agroalimentare questo triangolo d'oro tra Governo, atenei e aziende funzioni piuttosto bene.

 

Il World Food Forum è stato moderato da Sara Roversi, presidente del Future Food Institute, istituto che ha organizzato l'evento

Il World Food Forum è stato moderato da Sara Roversi, presidente del Future Food Institute, istituto che ha organizzato l'evento

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

Innovazione, finanziamenti e progetti per accelerare l'agrifood

Anche in questo caso è utile citare qualche numero. Danilo Ercolini, direttore del Dipartimento di Agraria dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, nonché responsabile scientifico del Centro Nazionale per le Tecnologie per l'Agricoltura (Agritech), ha illustrato brevemente i lavori che sta portando avanti il programma Agritech, finanziato con 350 milioni di euro dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

 

Un progetto mastodontico, che coinvolge ventotto università, numerosi centri di ricerca e aziende, che ha come obiettivo quello di incentivare lo sviluppo tecnologico nel settore primario, formare nuove figure professionali in grado di portare l'innovazione nelle aziende e investire sul trasferimento tecnologico. Un piano ben finanziato e ambizioso che, si spera, sarà in grado di portare valore aggiunto nei nove obiettivi che il Governo ha fissato.

 

Se il programma Agritech si focalizza sulla produzione primaria, OnFoods lavora invece sulla seconda parte della filiera agroalimentare, con un budget di 115 milioni di euro. Si tratta di un partenariato esteso che lavora sulla ricerca fondamentale e vede ventisei partner tra università ed aziende, coinvolgendo oltre seicento ricercatori. Un programma i cui contorni sono stati tratteggiati da Daniele Del Rio, presidente della Fondazione OnFoods, mentre Claudia Zani, ricercatrice presso Enea, ha raccontato l'esperienza di Metrofood, un altro progetto finanziato dal Pnrr che ha come obiettivo quello di creare un coordinamento nel settore food a livello Ue e supportare le aziende fornendo servizi, knowhow e infrastrutture per l'innovazione. Con un budget di quasi 18 milioni di euro, può contare su ventuno unità operative a disposizione delle aziende e due living lab.

 

Un momento dell'evento organizzato a Cibus 2024

Un momento dell'evento organizzato a Cibus 2024

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

Con qualche anno in più sulle spalle, ma un budget molto interessante, pari a 500 milioni di euro, il programma Prima ha l'inedito obiettivo di supportare l'innovazione nell'area del Mediterraneo. Ad illustrarne le caratteristiche è stato Angelo Riccaboni, docente presso l'Università di Siena e presidente della Fondazione Prima, che ha spiegato come il programma, che coinvolge ben venti Paesi nel bacino del Mediterraneo, abbia fidanzato nel tempo oltre 240 progetti, di cui la percentuale maggiore vede proprio l'Italia come capofila.

 

Per concludere questa carrellata, Giovanni Galaverna (Università degli Studi di Parma) ha illustrato Food-ER, un programma virtuoso che vede la collaborazione tra le università del territorio dell'Emilia Romagna e le aziende, al fine di disegnare percorsi di formazione a supporto del tessuto imprenditoriale, andando quindi ad eliminare quel gap che spesso esiste tra gli obiettivi di formazione e le necessità del territorio.

 

Puntare sull'innovazione per vincere le sfide della sostenibilità

Gli investimenti stanziati dall'Unione Europea, dal Governo e dalle regioni, hanno come fine ultimo quello di preparare il settore ad affrontare le numerose sfide che ha davanti. Come ricordato da Franco Mosconi, l'Europa ha un divario con gli Stati Uniti in termini di investimenti in R&D pari a 300 miliardi di euro all'anno. Un divario che ovviamente si fa sentire in termini di capacità competitiva.

 

Enrica Gentile, ceo di Areté, ha analizzato la situazione, aggiungendo la sfida rappresentata dalla geopolitica. Basti pensare alle enormi tensioni sui prezzi causate dalla guerra in Ucraina, con l'arrivo in Europa di cereali a basso costo. Oppure la guerra nella Striscia di Gaza, che ha creato enormi tensioni in tutto il Medio Oriente, con difficoltà al traffico di merci nel canale di Suez.

 

Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare e del CLAN (Cluster Tecnologico Nazionale Agrifood), ha ricordato come anche l'Unione Europea talvolta sia un elemento di instabilità, varando delle regolamentazioni che portano a squilibri nella concorrenza tra le imprese, sia all'interno dell'Unione che nei confronti di partner esteri.

 

Ma l'elefante nella sala del World Food Forum è stato sicuramente il cambiamento climatico, che sta avendo un impatto devastante sulle produzioni agricole in Italia e in molti altri areali del globo. Come ricordato da Paolo De Castro, eurodeputato al suo terzo (ed ultimo) mandato, il mondo della ricerca sta lavorando (spesso con finanziamenti Ue) su vari strumenti volti a gestire gli effetti del climate change, come ad esempio nuove sementi ottenute tramite le Tecnologie di Evoluzione Assistita (Tea), strumenti digitali e macchinari intelligenti.

 

Nel corso del convegno si è parlato molto di cambiamento climatico e del suo impatto sulle produzioni agricole

Nel corso del convegno si è parlato molto di cambiamento climatico e del suo impatto sulle produzioni agricole

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

Agricoltura al centro, non sul banco degli imputati

Quello su cui De Castro ha voluto porre l'attenzione è stato il fatto di considerare gli agricoltori non come imputati, ma come protagonisti del cambiamento. Troppo spesso i media, l'Unione Europea e una parte dell'opinione pubblica descrivono gli agricoltori come la causa dell'insostenibilità ambientale del settore, quando invece sono i protagonisti, i custodi e i soggetti in prima linea che permettono di produrre cibo e spesso lo fanno in maniera sostenibile, con le tecnologie che hanno a disposizione.

 

E qui si ritorna al tema di partenza, gli investimenti. De Castro ha ben sottolineato come un approccio ideologico al problema della sostenibilità, che impone obiettivi condivisi, ma irrealizzabili nel breve tempo, sia controproducente. Tutti i presenti alla tavola rotonda hanno infatti condiviso la necessità di avere un'agricoltura più produttiva e sostenibile, ma solo grazie all'innovazione questi obiettivi sono raggiungibili.

 

Una riflessione condivisa anche da Simona Caselli, presidente di Granlatte, e Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano, che hanno voluto ricordare quanto gli agricoltori già da tempo stiano facendo sforzi immani per aumentare la sostenibilità e il benessere animale, a dispetto di quanto erroneamente raccontato da certi mezzi di informazione, compreso il servizio pubblico.