Agricoltura in cerca di competitività. Per lasciarsi alle spalle problemi ormai cronici come il rapporto delle aziende del settore primario sul mercato, una burocrazia sempre più pesante, l'esigenza di manodopera a costi competitivi e in linea con i Paesi concorrenti dell'Unione europea. Senza dimenticare che competitività significa anche stabilire rapporti sinergici con il mondo creditizio e assicurativo, perché il futuro delle aziende agricole dovrà sempre più essere integrato e assimilato nel sistema imprenditoriale nazionale. Magari, come ipotizza il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, 'costituendo una Federazione nazionale per le imprese, per dare indicazioni al mondo politico, nell'interesse generale del Paese'. Un invito, quest'ultimo, che Vecchioni ha rivolto in tarda mattinata al presidente del Senato, Franco Marini, presente in Fieragricola a Verona per visitare la manifestazione e partecipare al convegno organizzato da Veronafiere e Confagricoltura. Incontro durante il quale è stato presentato l'XI° Rapporto sull'agricoltura italiana: 'La competitività dell'agricoltura italiana di fronte ai nuovi scenari evolutivi'.
Durante l'evento sono stati illustrati i primi risultati della ricerca, che sarà terminata il prossimo giugno, come annunciato da Denis Pantini, coordinatore dell'area Agricoltura e industria agroalimentare di Nomisma. La fotografia scattata dall'istituto di ricerca bolognese si è basato su un campione di 461 imprese agricole italiane. I principali fattori di criticità risultano essere l'accesso al mercato finale, 'un problema da risolvere per oltre il 60% degli intervistati' secondo Pantini, 'gli adempimenti amministrativi (la criticità supera il 65%) e la manodopera. Solamente il 16% del campione pensa che negli ultimi 10 anni si siano fatti passi in avanti per migliorare la situazione'.
L'agricoltura italiana viaggia ancora a due velocità. Così, se da un lato cresce l'export agroalimentare (gli ultimi dati dell'Ice fissano a 24 miliardi di euro il valore delle esportazioni) e si consolida il mercato del vino, che pesa per più del 14% sul totale commercializzato oltre i confini italiani, è la Spagna ad avere la meglio in un comparto strategico e caratterizzato da una forte specializzazione, come l'ortofrutta. Volano le pesche nettarine iberiche rispetto all'export italiano (+300% della Spagna contro il +4% italiano nel periodo 1995-2006), così come le fragole (+34% per la Spagna, addirittura –50% per l'Italia) e il comparto agrumicolo che contrappone una crescita del 7% italiano e del 32% spagnolo. Un altro problema rilevato dal campione di aziende riguarda il sistema bancario e creditizio: quasi un'azienda su due giudica problematico l'accesso al credito bancario, mentre il 21% degli intervistati esprime una valutazione ancora più negativa. Minori criticità, anche tenuto conto del ruolo che rivestono in agricoltura, presentano gli agrofarmaci e i fertilizzanti. I quali, hanno indicato Narciso Salvo di Pietraganzilli, presidente di Assofertilizzanti e Luigi Radaelli, presidente di Agrofarma, non vengono percepiti in maniera negativa dalle aziende agricole, in quanto necessari per il miglioramento produttivo e qualitativo in campagna. 'Tanto più negli anni futuri', ha preconizzato Radaelli, 'dal momento che si stima che nei prossimi 10-20 anni ci saranno sul pianeta due miliardi di persone in più da sfamare'. 'L'indagine di Nomisma', ha spiegato Pantini, 'mette in luce la necessità, per il mondo agricolo, di restare sul mercato assimilando modelli sostenibili in linea con i nuovi scenari globali. Tuttavia, manca, secondo l'agricoltura, una politica e strumenti di crescita dedicati alla competitività'. Strumenti che investono i mezzi tecnici anche dal punto di vista bancario e assicurativo. 'E l'impresa agricola', ha ammonito Egidio Gaslini Alberti, agente generale Fondiaria-Sai, 'non può non ragionare come una piccola o media impresa, a cominciare dalla imprescindibilità di coperture assicurative, strumenti di tutela e competitività ormai determinanti'.
Vecchioni di Confagricoltura, ha sottoposto al presidente del Senato Franco Marini le richieste dell'agricoltura, che tende verso un modello competitivo e che però avrebbe bisogno di un coordinamento unitario dell'intero mondo imprenditoriale. 'E' maturo il tempo di parlare di Federazione nazionale delle imprese', ha sottolineato, 'per poter dare al mondo politico tute le indicazioni necessarie per sviluppare la competitività'. Sull'agricoltura, Vecchioni è tornato sulla 'minoranza trainante', quel gruppo cioè di 300mila imprese che da sole rappresentano a valore l'ossatura portante del settore primario, costituito nel suo complesso da oltre un milione e mezzo di realtà. Il numero uno di Confagricoltura ha ricordato anche le problematiche del lavoro e l'esercito di occupati in agricoltura: un milione e centomila addetti. E sul fronte legislativo, secondo Vecchioni, è giunta l'ora di fare chiarezza: 'Il sistema agricolo è viziato dal titolo V della Costituzione, che è imperfetto. E questa non è una valutazione sul federalismo, ma una considerazione che sono i troppi ad occuparsi di agricoltura, dallo stato alle Regioni alle Province. Eppure in pochi sanno che cos'è l'agricoltura italiana'.
Fissata ormai la data per le prossime elezioni politiche, Vecchioni non si è sbilanciato, ma al presidente del Senato ha inviato un messaggio oltremodo chiaro: 'Valuteremo in assoluta autonomia i programmi elettorali e faremo scelte libere, ma altrettanto fermamente giudicheremo le decisioni di chi sarà al governo'. Poco dopo mezzogiorno l'intervento del presidente del Senato Franco Marini, accompagnato in visita a Fieragricola dai vertici di Veronafiere e dalle autorità locali. 'La ricerca di Nomisma', ha detto Marini, 'è uno studio che offre spunti operativi e di riflessione per contribuire al consolidamento di uno dei settori di maggior rilievo per la nostra economia. Senza dubbio all'agricoltura italiana si offrono, oggi, nuove opportunità di sviluppo e di crescita legate all'ampliamento e alla sempre più rapida apertura dei mercati internazionali'. Marini, in chiave di integrazione di filiera e di sviluppo della competitività, ha inoltre raccomandato 'la necessità di accrescere l'integrazione fra le politiche agricole ed altri settori strategici: turismo, commercio, trasformazione e ristorazione, ma penso anche all'ambiente e al paesaggio'.