Dal 1987 la specie umana consuma ogni anno più di quanto il pianeta possa rigenerare. I consumi globali, a parità di potere d’acquisto, sono cresciuti da 8 triliardi di dollari nel 1960 a 27 nel 1990 a 43 nel 2005, mentre il potenziale produttivo del “Sistema terra" è diminuito. Gli attuali sistemi economici e di produzione, i nostri stili di vita, la disponibilità di cibo e tecnologie e quindi il numero di persone attualmente viventi, sono il prodotto dell’abbondanza di energia fossile. Questa alimenta l’85% dell’economia globale ed è in rapido esaurimento; utilizzandola produciamo emissioni che danno origine a eventi climatici estremi come gli uragani, costati 300 miliardi di dollari, che nel 2005 hanno messo in ginocchio gli Usa. In Cina nel 2005 gli effetti collaterali della crescita economica, in termini di inquinamento e disastri ambientali causati dall’attività umana, sono costati tra l’8 e il 15% del Pil. La Svezia è uno dei tre Paesi più competitivi al mondo; per prima, sta avanzando verso l’obiettivo di essere libera dalla dipendenza da fonti fossili entro il 2020, senza sviluppare nuova energia nucleare. L’articolo "Risorse energetiche in affanno" è su Largo Consumo 04/07. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorsi di lettura correlati: Etica e Imprese nel largo consumo: Il comportamento socialmente responsabile delle imprese del largo consumo, Energia: fonti, consumo ed effetti ambientali. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo.
Patate: L’Italia è deficitaria di 2-400.000 tonnellate all’anno. Dalle nostre varietà autoctone una opportunità competitiva?
Come rilevato dai Quaderni della ricerca della Regione Lombardia relativi alla “Sperimentazione orticola in Lombardia nell’anno 2005" permane per il settore delle patate una situazione di quasi totale dipendenza dall’estero (da Olanda e Germania in primis), sia per la ricerca di nuove varietà sia per la produzione di tuberi seme. Ne risulta che le varietà di patate proposte in Italia, essendo sperimentate in climi nordici e diversi dal nostro, non sempre rispondono in modo adeguato alle esigenze locali, mentre il costo del seme incide sui costi totali sostenuti dal produttore per un notevole 30%. Oggi pare essersi avviato un processo di graduale controtendenza in questo senso. I dati Istat per il periodo 2002-2005 segnalano una contrazione nell’acquisto di patate da semina straniere che passano da 104.034.357 kg nel 2002 a 82.110.130 nel 2005. La pataticoltura italiana ha ancora un enorme potenziale da sviluppare sia in termini di varietà da sperimentare, da recuperare, ma anche di superfici da sfruttare. L’articolo "Profitto con promozione" è su Largo Consumo 04/07. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorso di lettura correlato: Orticoltura. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo o visualizza gli Elementi a corredo: Tab1.
Ristorazione collettiva: Sicurezza alimentare, varietà e flessibilità del servizio. Richieste crescenti cui i fornitori non sempre riescono a commisurare i prezzi.
I dati in merito al mercato della ristorazione collettiva parlano chiaro: una realtà stagnante in continuo peggioramento, a cui si aggiungono oggi caratteristiche negative quali l’infedeltà, l’instabilità, la scarsa propensione alla spesa e margini di vendita sempre più ridotti. Le remunerazioni, in particolare nell’offerta alle amministrazioni pubbliche (scuola e sanità), non sono adeguate ai servizi richiesti. Le esigenze sono sempre maggiori: dalla sicurezza dei pasti alla qualità delle derrate, dagli investimenti nelle infrastrutture e nelle tecnologie, fino all’organizzazione di giornate alimentari. Tutto ciò però non è bilanciato da parte dei committenti da adeguate analisi economiche, in grado di riequilibrare il rapporto fra costi/prezzi e prestazioni. A questo si aggiungono tempi di pagamento sempre più dilazionati. L’articolo "Il pasto è servito" è su Largo Consumo 04/07. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorso di lettura correlato: Ristorazione commerciale. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo o visualizza gli Elementi a corredo: Tab1, Tab2.
Ristorazione collettiva: Sicurezza alimentare, varietà e flessibilità del servizio. Richieste crescenti cui i fornitori non sempre riescono a commisurare i prezzi.
I dati in merito al mercato della ristorazione collettiva parlano chiaro: una realtà stagnante in continuo peggioramento, a cui si aggiungono oggi caratteristiche negative quali l’infedeltà, l’instabilità, la scarsa propensione alla spesa e margini di vendita sempre più ridotti. Le remunerazioni, in particolare nell’offerta alle amministrazioni pubbliche (scuola e sanità), non sono adeguate ai servizi richiesti. Le esigenze sono sempre maggiori: dalla sicurezza dei pasti alla qualità delle derrate, dagli investimenti nelle infrastrutture e nelle tecnologie, fino all’organizzazione di giornate alimentari. Tutto ciò però non è bilanciato da parte dei committenti da adeguate analisi economiche, in grado di riequilibrare il rapporto fra costi/prezzi e prestazioni. A questo si aggiungono tempi di pagamento sempre più dilazionati. L’articolo "Il pasto è servito" è su Largo Consumo 04/07. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorso di lettura correlato: Ristorazione commerciale. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo o visualizza gli Elementi a corredo: Tab1, Tab2.
Prodotti tipici: L’Italia è l’unica realtà al mondo a offrire 155 prodotti dop e igp, 357 vini doc e docg, 4.100 prodotti tradizionali. Coldiretti ha censito 48.637 aziende agricoleL’Italia è l’unica realtà al mondo a offrire 155 prodotti dop e igp, 357 vini doc e docg, 4.100 prodotti tradizionali censiti dalle Regioni che il consumatore o il turista può acquistare nelle circa 50.000 imprese agricole con vendita diretta, ma anche nelle città del vino (546 comuni), dell’olio (284), del biologico (60) e del pane (42) o lungo le 135 strade del vino e dei sapori distribuite su tutto il territorio nazionale. I dati raccolti nel primo rapporto Coldiretti-Agri 2000 sull’enogastronomia territoriale delle regioni sulla vendita diretta in campagna hanno permesso di individuare in Italia, alla fine del 2005, la presenza di 48.637 aziende agricole. L’incidenza delle aziende con vendita diretta sul totale per area geografica è maggiore nel Nord-Ovest (8%) e al Centro (circa 6%), mentre nel Nord-Est e al Sud le aziende con vendita diretta si attestano attorno al 4%. L’articolo "Dalla fattoria alla tavola" è su Largo Consumo 04/07. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorso di lettura correlato: Le politiche di valorizzazione e tutela dei prodotti alimentari tipici. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo o visualizza gli Elementi a corredo: Tab1, Tab2, Tab3.
Olio di oliva: Gode ormai della celebrazione mediatica in Italia e all’estero, ma un’indagine Astra mette a nudo alcuni luoghi comuni dei consumatori
Da una ricerca realizzata da Astra Ricerche per conto dell’Osservatorio Bertolli “Il gusto del benessere" del giugno 2006 emerge che la maggioranza degli italiani appare poco informata sugli oli di oliva, dimostrando di non riuscire a superare alcune errate convinzioni, frutto di pregiudizi e luoghi comuni. Il quadro generale, è giusto ribadirlo, non è a tinte fosche. Dai risultati emersi solo il 13% degli abitanti, dai 15 anni in su, sarebbe promosso a pieni voti, il 35% passerebbe con sufficiente, mentre il 46% sarebbe rimandato e il 7% verrebbe addirittura implacabilmente bocciato perché non in grado di fornire risposte esatte. La questione è la seguente: esiste una vera cultura dell’olio in Italia? La risposta è scontata: non esiste; forse in futuro qualcosa potrà migliorare, ma con ogni probabilità non ci si può attendere una conoscenza piena e completa nemmeno su altri alimenti. Secondo Enrico Finzi, presidente di Astra Ricerche, l’olio extravergine di oliva è conosciuto senza incertezze dall’88% degli ultra 14enni. L’articolo "Quando il vergine è troppo extra" è su Largo Consumo 04/07. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorso di lettura correlato: Olio di oliva. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo o visualizza gli Elementi a corredo: Gra1, Gra2, Gra3.
Risparmio energetico: È una proprietà per le imprese del commercio, sia a causa della legge, sia per la disponibilità di programma di incentivazione
Il risparmio energetico nella grande distribuzione e nel settore del largo consumo è una priorità. Oltre a esserci una normativa regionale, nazionale e europea a cui attenersi, ci sono anche dei programmi di incentivazione per l’individuazione e l’applicazione di misure atte a implementare sistemi di risparmio energetico all’interno di strutture della gdo. Sono già in atto anche progetti pilota in Italia in realtà anche locali. Per esempio “Le linee guida per la gestione ambientale e responsabile di strutture commerciali e di distribuzione di media e grande dimensione" che favoriscono politiche volte ad individuare e incentivare interventi di gestione sostenibile e di risparmio energetico nel settore edilizio e nelle strutture della grande distribuzione; il progetto Prep (Piano per il risparmio energetico di Pavia) che ha analizzato il settore della grande distribuzione, prevede degli audit energetici, delle linee guida volte all’uso razionale dell’energia e all’incentivazione di azioni strategiche possibili, di studi di fattibilità per individuare possibili azioni correttive nei confronti dello sviluppo dei consumi energetici. L’articolo "Grandi superfici ad alta efficienza" è su Largo Consumo 04/07. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorsi di lettura correlati: Etica e Imprese nel largo consumo: Il comportamento socialmente responsabile delle imprese del largo consumo, Energia: fonti, consumo ed effetti ambientali. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo.
Le notizie riportate sono pubblicate da Largo Consumo - Rivista di Economia e Marketing sulla filiera dei beni di consumo
Per approfondimenti: Largo Consumo - 04/2007 www.largoconsumo.info
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Fonte: Largo Consumo