Il primo approccio con l'agricoltura di precisione può essere disorientante. Oggi esistono sul mercato moltissime soluzioni tra cui spesso l'imprenditore agricolo fa fatica a scegliere. D'altronde, secondo i dati dell'Osservatorio Smart AgriFood, School of Management del Politecnico di Milano e Laboratorio Rise - Research & Innovation for Smart Enterprises dell'Università degli Studi di Brescia, negli ultimi anni il settore dell'Agricoltura 4.0 ha vissuto una vera esplosione, fino a raggiungere il valore di 1,6 miliardi di euro nel 2021.

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Per questo motivo è bene conoscere l'esperienza di chi la viticoltura di precisione l'ha vissuta fin dagli albori, avendo il tempo di provare e metabolizzare le varie soluzioni. "I primi approcci risalgono a più di dieci anni fa con dei voli aerei volti a mappare i vigneti dell'Azienda", spiega Maurizio Bogoni, direttore operativo di Tenute Ruffino, Azienda vitivinicola parte del Gruppo statunitense Constellation Brands, e oggetto di un case study proprio dell'Osservatorio Smart AgriFood.


"Dopo i voli aerei abbiamo proseguito con le mappature tramite immagini satellitari. Per un periodo abbiamo utilizzato i droni e sensori prossimali montati su mezzi di terra, ed infine siamo tornati alle immagini satellitari".

 

A che cosa servono le immagini scattate dai droni o dai satelliti?
"Montando camere multispettrali questi sistemi sono in grado di fornirci dei dati sempre più raffinati per la produzione di mappe di vigore. Sono in altre parole delle mappe dei vigneti in cui vengono evidenziate le aree a maggiore e minore vigorìa, quelle cioè in cui le piante sono più o meno rigogliose".
 
Qual è il significato di questo indice?
"Le mappe di vigorìa danno un'idea piuttosto precisa di qual è l'interazione tra genotipo e ambiente, ma devono poi essere completate attraverso dei sopralluoghi in campo per area omogenea. Da queste mappe Ndvi poi otteniamo carte tematiche di dettaglio e di utilizzo pratico".

 

In quale modo utilizzate queste mappe?

"L'applicazione più diretta, ma forse anche quella meno importante per la viticoltura collinare, è la concimazione a rateo variabile. Forniamo cioè più concime, quindi più energia, alle aree di campo che sono meno vigorose. In questo modo si vuole raggiungere l'obiettivo di rendere omogenea la vigorìa delle viti in ambienti collinari con suoli molto eterogenei".

 

Nella mappa viene messa in correlazione la vigorìa delle viti con il contenuto in antociani e grado Brix dell'uva

Nella mappa viene messa in correlazione la vigorìa delle viti con il contenuto in antociani e grado Brix dell'uva
(Fonte foto: Tenute Ruffino)

 

Perché è comunque importante come obiettivo?
"La concimazione a rateo variabile è finalizzata a dare sito specificità e quindi a indurre il vigneto a produrre uve della stessa qualità, sperabilmente elevata. Disporre di uve di più omogenea qualità ci porta poi ad avere una materia prima di maggiore qualità da lavorare in cantina per la produzione dei nostri vini".

 

All'inizio ci hai raccontato che avete iniziato con le immagini ottenute da voli aerei o da satellite, per poi passare ai droni ed infine ritornare al satellite. Come mai?
"Inizialmente le immagini da volo aereo o satellitari erano le informazioni più facilmente disponibili, anche se la qualità non era elevata. Per avere dati puntuali siamo passati al drone, che però ha dei costi di gestione e una complessità logistica elevati. Siamo tornati al satellite quando l'Agenzia Spaziale Europea ha migliorato i dati forniti. A quel punto il satellite risultava essere sia preciso, che economico e facilmente consultabile".

 

Torniamo alla concimazione rateo variabile. Come mai è un'applicazione poco interessante?
"Diciamo che è il livello base della viticoltura di precisione. Dal mio punto di vista l'impatto maggiore si ha con altre applicazioni, come ad esempio l'irrorazione dei prodotti fitosanitari a rateo variabile".

 

Ci puoi spiegare come funziona?
"Oggi noi utilizziamo in campo dosi standard di agrofarmaci applicati in maniera omogenea su tutta la coltura, senza tenere in considerazione la forma o la densità della chioma delle viti. Il principio dell'applicazione a rateo variabile, invece, suggerisce di modificare i volumi irrorati a seconda del bersaglio che la macchina ha davanti".
 

Come si fa a conoscere il profilo della chioma?
"Tenute Ruffino fa parte di un progetto Psr denominato Kattivo, che ha proprio lo scopo di mettere a punto un atomizzatore a rateo variabile dotato di sensori a bordo, in grado di modulare in tempo reale la portata degli ugelli, come anche l'apertura e la chiusura degli stessi, sulla base della parete vegetale che la macchina percorre. In caso di fallanze il sistema chiude gli ugelli, come è in grado di seguire l'altezza delle viti o di aumentare i volumi d'aria e di miscela in caso di maggiore numero di strati fogliari".

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Focus sul progetto Kattivo

 

Qual è l'obiettivo di questo approccio?
"Direi che la viticoltura di precisione ha in generale come obiettivo quello di ottimizzare l'uso delle risorse e fornire alla pianta ciò di cui ha bisogno quando ne ha bisogno. In questo senso l'irrorazione a rateo variabile ci permette di ottimizzare l'impiego degli agrofarmaci, con ricadute positive sulla qualità delle uve prodotte, sul profilo residuale e anche ovviamente sulla sostenibilità ambientale. Anche in viticoltura biologica".

 

Tenute Ruffino è una delle poche aziende in Italia ad utilizzare una vendemmiatrice meccanica selettiva. Ci puoi spiegare come funziona?
"Come ho raccontato l'obiettivo di fondo è quello di rendere omogenea la qualità delle uve in campo, ma questo non è sempre possibile. Una vendemmiatrice meccanica selettiva permette di dividere in due tramogge differenti le uve vendemmiate appartenenti a classi qualitative disomogenee, quando per l'interazione tra andamento stagionale e tipologia di suolo determinano condizioni di alta disformità di maturazione e qualità potenziale dell'uva".

 

In altre parole grappoli di serie A e di serie B…
"Diciamo di . Separare le uve di qualità differente ci permette di avviare alla vinificazione i mosti con approcci diversi e specifici. Alla fine si possono ottenere vini di elevata qualità, superiore rispetto a quella che si sarebbe ottenuta vinificando tutto assieme".

 

Vendemmia selettiva

Vendemmia selettiva

(Fonte foto: Tenute Ruffino)

 

Come fa la vendemmiatrice a sapere quale grappolo mettere in una tramoggia o nell'altra?
"Anche in questo caso ci vengono in aiuto le mappe di vigore. Attraverso l'impiego dei satelliti siamo in grado di identificare le diverse classi di vigorìa di un appezzamento. Successivamente facciamo dei campionamenti in campo per verificare le reali caratteristiche dell'uva. A quel punto dividiamo il vigneto in due aree e carichiamo la mappa di raccolta così elaborata sulla vendemmiatrice. La macchina a quel punto non farà altro che inviare ad una tramoggia piuttosto che all'altra le uve che raccoglie, a seconda della posizione sulla mappa".

Le mappe di vigore hanno qualche altra applicazione?
"Certamente. Una molto interessante riguarda l'irrigazione a rateo variabile. Sappiamo infatti che l'acqua è un fattore chiave per la produttività del vigneto, soprattutto in queste stagioni particolarmente siccitose. In alcuni vigneti, come quelli di Gretole, abbiamo creato un impianto di irrigazione suddiviso in sezioni e gestito da elettrovalvole che ci permette di gestire in maniera differenziata le aree di campo a seconda della tessitura del terreno e degli indici di vigore".

Qual è l'obiettivo finale?
"Migliorare la produzione e risparmiare acqua. Se in un vigneto normale si possono dare 500-600 m3 ad ettaro, in certe aree, dove la disponibilità idrica è limitata, ne forniamo 400 di m3, ma in maniera differenziata nel campo e quindi senza avere ripercussioni sulla qualità delle uve".

La gestione di un tale impianto deve essere molto onerosa...
"Il costo sta nella realizzazione dell'impianto, ma oggi tutto viene poi gestito in maniera automatica da remoto, quindi i costi non sono elevati".

 

Irrigazione di precisione

Irrigazione di precisione

(Fonte foto: Tenute Ruffino)

 

In generale molti viticoltori temono che queste tecnologie non siano alla loro portata, sia a livello di costi che di difficoltà di gestione. È così?
"Credo che ogni azienda debba valutare l'opportunità di adottare queste soluzioni sulla base delle proprie esigenze. Applicazioni come la concimazione o l'irrigazione a rateo variabile sono piuttosto semplici da implementare e offrono buoni risultati, come anche l'irrorazione, rispetto alla quale nei prossimi anni vedremo arrivare sul mercato diverse attrezzature pronte all'uso. La vendemmia selettiva invece è sicuramente più complessa e costosa e a mio parere è adatta a quelle aziende che mirano sempre al massimo della qualità possibile".

 

Chi può guidare le aziende in questo percorso di innovazione?

"Di certo le aziende, anche medio piccole, devono dotarsi di un innovation provider, un consulente esperto di viticoltura di precisione che possa facilitare l'introduzione in azienda di queste tecnologie. Solo le aziende medio grandi possono dotarsi di un proprio gruppo di lavoro 4.0".

 

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