In Italia sono allevati oltre 8 milioni di suini (8,441 milioni, per l'esattezza). Di questi, oltre quattro milioni, dunque il 50% dell'intero patrimonio suinicolo italiano, è concentrato in Lombardia che pertanto è la Regione più importante per questo settore, seguita a grande distanza da Piemonte (1,266 milioni di capi) ed Emilia Romagna (1,024 milioni di capi).
Questi i "numeri" del settore riportati dalla Banca Dati dell'Anagrafe Zootecnica del Ministero della Salute.
Sotto il profilo economico il settore suinicolo, nella sola fase di allevamento, genera un valore stimato in oltre 3 miliardi di euro, il 5,7% dell'intera produzione agricola.
È quanto producono quasi 30mila allevamenti, che danno lavoro ad almeno 70mila addetti.
Poi ci sono le industrie di trasformazione, che tra salumi e prosciutti generano un valore di oltre 8 miliardi di euro.
Patrimonio da difendere
Un patrimonio economico, sociale e culturale che rischia di essere spazzato via dalla peste suina africana, che ora si è presentata anche in Lombardia, con il rinvenimento di un cinghiale infetto a Torre Bagnaria, in provincia di Pavia.
Dopo Liguria e Piemonte e poi il Lazio e più di recente la Campania e la Calabria, il focolaio confermato in Lombardia porta a 6 le Regioni italiane coinvolte da questo virus.
Numero che sale a 7 considerando anche la Sardegna, dove la peste suina africana è presente da oltre 40 anni e ancora non può dirsi del tutto debellata.
La storia della Sardegna, seppure particolare per l'elevato numero di allevamenti bradi, insegna quanto sia difficile estirpare questo virus una volta entrato in un allevamento di suini.
Il virus a Pavia
Ora la presenza di un cinghiale infetto anche in Lombardia, con la sua forte concentrazione di allevamenti suini, dovrebbe indurre il commissario straordinario per la peste suina africana, Vincenzo Caputo (Zooprofilattico dell'Umbria e delle Marche), ad accelerare gli interventi per il contenimento dell'infezione.
Certo, i livelli di biosicurezza adottati dagli allevamenti sono un valido baluardo, ma potrebbero non bastare.
Nella malaugurata ipotesi di un contagio in uno o più allevamenti le conseguenze sarebbero catastrofiche, con ripercussioni sui mercati internazionali, già oggi in difficoltà per la sola presenza del virus nei cinghiali.
Troppi cinghiali
Una riduzione del numero di cinghiali appare ogni giorno più urgente.
Gli appelli del mondo produttivo si fanno pressanti e invocano, come ha fatto Cia Lombardia, di intensificare con rapidità gli abbattimenti.
La Liguria, una fra le prime Regioni alle prese con la peste suina africana nei cinghiali, ha recentemente riorganizzato le attività di "depopolamento" degli ungulati coinvolgendo gli "Ambiti territoriali di caccia", strutture associative incaricate di programmare le attività venatorie.
Il tutto sulla base di una proposta del vicepresidente della Regione, Alessandro Piana, che vanta anche la delega alla caccia.
Le attività riguarderanno in particolare le zone soggette a restrizione, ma potranno estendersi oltre se ne sarà ravvisata la necessità.
In ogni caso tutte le attività saranno calibrate e rendicontate alla stessa Regione Liguria.
Un modello che potrebbe essere replicato nelle altre regioni interessate.