Periodicamente rimbalzano su web notizie e inchieste di stampo più o meno allarmista. Ieri contro i residui di agrofarmaci negli alimenti di origine vegetale, domani per gli stessi agrofarmaci, ma nelle acque. Oggi contro i farmaci impiegati nella cura degli animali da allevamento

 

Fatto salvo che talvolta si sono generati (e in parte continuino a generarsi) abusi in tal senso, il comparto zootecnico sta sopportando sforzi e investimenti importanti affinché tali abusi diminuiscano e poi spariscano nel tempo. Un processo non facile, poiché tenere una mandria come il Cielo comanda è più difficile che risolvere tutto con un'iniezione.

 

Ciò non di meno, a permettere di cambiare rotta al comparto sono giunte nuove regole europee per il benessere animale, ma anche la ricetta elettronica e le migliorate conoscenze sulla corretta gestione del bestiame e della sua salute. A partire dalla prevenzione delle malattie, anziché puntare tutto sulle cure a posteriori. 

 

Purtroppo, il web è un serbatoio infinito di contributi che presentano tali scenari in modo molto diverso da ciò che sono in realtà, continuando a paventare dubbi, sospetti e quindi paure nei cittadini. Paure per lo più immotivate.  Contributi che non è detto debbano essere recenti, visto che i social danno la possibilità di rilanciarli anche a distanza di tempo. 

 

A generare il bisogno di un approfondimento su allevamenti e farmaci, nello specifico antibiotici, sono stati infatti due servizi del "Il Salvagente" e di "Indovina chi viene a cena". Il primo del 2020, il secondo del 2021, a ulteriore rilancio del medesimo. Il nodo della questione sarebbero i farmaci a uso zootecnico rinvenuti in alcuni campioni di latte, ovvero desametasone, meloxicam e amoxicillina. Tutti nei limiti di Legge, ovviamente, ma la cui semplice presenza ha permesso di avanzare preoccupazioni sulla salute dei consumatori, sull'antibiotico resistenza e sugli effetti a carico del microbioma intestinale. 

 

Di conseguenza, si è reso necessario realizzare uno specifico documento sul tema, riassumendo i capisaldi dell'antibiotico resistenza, come pure i trend in calo degli antibiotici negli allevamenti, senza tralasciare una disamina dei possibili effetti di quelle tracce di amoxicillina sul microbioma intestinale umano. 

 

Per chi ha fretta

 

  • Quei campioni di latte erano perfettamente regolari agli occhi della normativa europea.
  • I residui di amoxicillina sono stati rinvenuti solo in 3 campioni su 21.
  • Le tracce di amoxicillina sono fra i quattro e i sei milioni di volte inferiori alle dosi terapeutiche dell'antibiotico a uso umano.
  • Le tracce di amoxicillina sono circa mille volte inferiori alla minima concentrazione di inibizione (MIC) verso una molteplicità di batteri, patogeni o benefici che siano.
  • I livelli riscontrati non sono in grado di selezionare ceppi resistenti.
  • I livelli riscontrati non sono in grado di alterare il microbioma intestinale. 

 

Per chi vuole approfondire

Dati, fonti e disamine specifiche sono state raccolte in un dossier di 8 pagine, scaricabile in formato pdf