Dopo 19 anni di blocco si riaprono le frontiere canadesi alla carne bovina proveniente dalla Ue, anche se solo da 19 dei 28 Paesi del sodalizio europeo. Lo stop canadese, scattato nel 1996, era una conseguenza dell'emergenza vacca pazza ed era mirato ad evitare l'ingresso negli allevamenti canadesi del prione responsabile della malattia. Da allora le autorità sanitarie della Ue hanno portato avanti un severo programma di controllo della malattia, che in molti paesi, e l'Italia è fra questi, ha dato risultati eccellenti. Ne è conferma la recente riammissione al consumo di alcuni prodotti, come budelli e intestini, notizia anticipata in luglio anche da AgroNotizie. Ora questi risultati sono stati riconosciuti dalle autorità sanitarie canadesi che dopo aver constatato i risultati raggiunti e aver condotto verifiche sul campo in quattro Paesi europei, hanno deciso la riapertura delle importazioni.

I 19 Paesi
Oltre alla carne bovina italiana, le frontiere canadesi si sono riaperte per Austria, Belgio, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda , Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito. Gli stessi Paesi con i quali il Canada aveva accordi di scambio prima del 1996. Ora la Commissione europea è al lavoro con gli stati membri interessati per riallacciare i legami con il mercato canadese. Vedremo se la contropartita sarà l'apertura delle frontiere europee alla carne canadese, che la Ue ha rifiutato in passato. Tutta colpa degli ormoni, utilizzati in Canada, ma vietati, come noto, negli allevamenti europei.

Le ripercussioni
Importanti i riflessi di carattere economico, in un mercato che conta esportazioni per oltre 200mila tonnellate di carne bovina, cui si aggiunge un flusso di circa 120mila tonnellate di bovini vivi. Per di più la Ue si trova a fare i conti con le conseguenze dell'embargo russo, che assorbiva una fetta importante delle esportazioni europee. Inevitabili le forti ripercussioni sui prezzi, specie in un mercato, come quello europeo, dove la produzione di carne bovina raggiunge l'autosufficienza. Ora la riapertura delle frontiere canadesi potrà ridare un po' di ossigeno al settore, ma la sua valenza va oltre gli aspetti economici immediati. Si conferma infatti la sicurezza della carne europea, un segnale importante per i partner commerciali della Ue. Un vantaggio del quale anche l'Italia deve fare tesoro perché conferma sia l'efficienza dei sistemi di controllo, sia la qualità della nostra carne bovina. Sarebbe allora opportuno, come sostiene in un suo documento Confagricoltura, che le istituzioni intervengano con incentivi al credito per i produttori e attività di promozione sui consumatori per restituire al settore delle carni bovine quei margini di redditività persi in questi anni.