Che di quote latte si sarebbe ancora parlato nessuno aveva dubbi, a dispetto della fine di questo regime, avvenuta il primo aprile, sei mesi fa. A riprendere in mano la vicenda è questa volta Federscudo, frutto dell'unione fra Federcontribuenti e Scudo Carabinieri, sindacato, quest'ultimo, fra persone che in passato hanno indossato una “divisa”. Il dubbio ora sollevato è che dietro all'annosa e complicata vicenda delle quote possa celarsi un giro di soldi dal quale si è generata una “maxi tangente agricola”. Tutta colpa della complessa rete di banche dati che a detta di Federscudo sarebbe priva di certificazioni, rendendo così possibile modificare o cancellare le informazioni a piacimento. Nel “giro” sarebbero coinvolte non solo le quote latte, ma tutti i prodotti agricoli, con responsabilità che coinvolgerebbero tutto il comparto agricolo, dunque amministrazione pubblica e associazioni di categoria. Accuse pesanti, poi da dimostrare, sulla base delle quali Federscudo ha formulato un'interrogazione al Parlamento con richiesta di risposta scritta e orale, inviando al contempo una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per metterlo al corrente di questo che è stato definito un “sistema criminale”.
Alle “origini”
Le basi dalle quali prendono le mosse queste accuse si trovano nella relazione dei Carabinieri che nel 2010 mise in discussione i dati sulla produzione di latte in Italia e sulla regolarità nella attribuzione delle quote latte. Relazione, si sostiene ora, il cui contenuto si cercò di tenere nascosto o di sminuirne la portata. Il risultato, si legge nel documento diffuso da Federcontribuenti, è che “molti imprenditori agricoli si sono rivolti a noi perché traditi dalle proprie associazioni di categoria. 12 mila oneste aziende fallite perché non allineati con il sistema criminoso, fatti oggetto di pignoramento da parte di Equitalia, per le multe sulle quote latte.”
Déjà vu
Non è la prima volta che tesi analoghe vengono sollevate a proposito della applicazione delle quote latte. Persino da Bruxelles, non molto tempo fa, fummo “rimproverati” per i ritardi e per le lacune nella gestione di questa materia. Gli stessi “Cobas” del latte (definizione impropria, ma efficace) di questa mala gestione ne hanno fatto il loro cavallo di battaglia, chiedendo a gran voce che si facesse luce sui numeri e giustizia su multe non dovute. E se ancora restano i dubbi, è mancata a quanto pare un'inconfutabile “prova definitiva”. Nel frattempo gli allevatori, la maggior parte di loro, le multe le hanno pagate e le stalle, in troppi casi, sono state costrette alla chiusura. Ora si ricomincia, con quali esiti è presto per dirlo. Ma che la partita possa riaprirsi è difficile immaginarlo.
02 ottobre 2015 Zootecnia