Quando hai oltre mille vacche in lattazione la tecnologia è uno strumento indispensabile per gestire al meglio la stalla al fine di garantire la sostenibilità economica dell'azienda. Oggi gli strumenti digitali a supporto dell'allevatore sono innumerevoli, così come le soluzioni per l'automazione, a partire dai robot di mungitura fino ad arrivare alle cucine e ai sistemi di diagnostica della salute delle bovine.

 

Per toccare con mano come lavora una grande azienda siamo stati a Carpi, in provincia di Modena, presso l'azienda Albalat, cooperativa facente parte di GranTerre, un player di primo piano dell'agroalimentare italiano che possiede marchi come Parmareggio e CasaModena. L'occasione è stata un incontro organizzato nell'ambito dell'undicesima Conferenza Internazionale sul Precision Livestock Farming organizzata dall'Università di Bologna.

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Albalat è una cooperativa con 221 soci agricoltori che conferiscono all'azienda le materie prime utili all'alimentazione delle circa 2.300 bovine in lattazione (nel complesso, non solo presso l'allevamento La Corte, che abbiamo visitato). Albalat produce ogni anno 244mila tonnellate di latte, con una produzione a vacca in media di 10.300 chilogrammi l'anno.

 

Dall'alimentazione alla riproduzione, passando per la mungitura, l'azienda ha implementato alcune delle tecnologie smart oggi disponibili, guardando sempre con molta attenzione all'impatto che tali innovazioni hanno sulla sostenibilità economica dell'impresa, che rimane l'obiettivo primario di ogni agricoltore.

 

Vacche in attesa della mungitura

Vacche in attesa della mungitura

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

L'importanza di una nutrizione attenta

Nel settore delle bovine da latte l'alimentazione ricopre un ruolo fondamentale per produrre una materia prima che raggiunga gli standard qualitativi desiderati, come quelli richiesti dal Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano, a cui Albalat aderisce. A fornire una parte degli alimenti e ad assistere tecnicamente Albalat ci pensa Progeo, un'altra cooperativa che ha messo a punto negli anni prodotti per la nutrizione delle bovine e un software per gestire l'alimentazione.

 

Come ci racconta Fausto Toni, responsabile tecnico Ricerca e Sviluppo di Progeo, tutti gli alimenti che entrano in Albalat sono analizzati per misurare i principali parametri di interesse, come ad esempio la percentuale proteica, l'umidità, la sostanza secca e quella grassa, eccetera. Gli agricoltori vengono così remunerati sulla base della qualità del prodotto conferito e non solo sulla quantità.

 

Oltre al fieno e all'erba medica, la razione delle bovine comprende mais, sorgo, orzo (principalmente comprati sul mercato) e concentrati forniti da Progeo, come ad esempio Vigor Plus. È compito del nutrizionista definire la dieta dei diversi gruppi di bovine al fine di raggiungere gli obiettivi aziendali. Presso Albalat la mandria, composta da Pezzate Rosse, Viking Red e Montbeliarde, è divisa in sei gruppi, formati ad esempio dalle vacche all'inizio della lattazione e a fine lattazione, da quelle in asciutta, dalle primipare, eccetera.

 

La media di parti in azienda è di circa 2,5

La media di parti in azienda è di circa 2,5

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

Ogni vacca possiede uno smart collar, un collare intelligente che le identifica e che raccoglie informazioni sul comportamento. I dati sulle vacche, come la produzione di latte e la sua qualità, il numero di parti, il sussistere di patologie, eccetera, vengono gestiti dalla piattaforma di Progeo insieme a quelli che riguardano l'analisi degli alimenti, per suggerire aggiustamenti della dieta degli animali, considerando sempre i costi dell'alimentazione. Le differenti ricette vengono poi inviate al carro miscelatore, in modo che l'operatore possa preparare la razione senza incertezze.

 

Inoltre, la piattaforma suggerisce gli spostamenti delle vacche tra i diversi gruppi, in modo da ottimizzare l'alimentazione. Se ad esempio una vacca ha un calo di produzione, il software, valutati vari parametri, può suggerire di spostarla in un gruppo con un'alimentazione meno costosa, in quanto l'animale non deve produrre quantità elevate di latte. In questo modo si risparmia, ma al contempo si continua ad avere un prodotto di qualità.

 

Il software fornisce poi alcuni dati sul fronte della sostenibilità della produzione, come ad esempio una stima delle emissioni di metano dei ruminanti. Si tratta di un'area di attività agli albori, che tuttavia è destinata ad assumere un'importanza sempre maggiore visto l'interesse espresso dalla Gdo sul tema della sostenibilità ambientale, e visti i provvedimenti legislativi, come quello danese che prevede la tassazione delle emissioni degli allevamenti.

 

Latte, quantità ma soprattutto qualità

Se l'analisi degli alimenti è importante per modulare la razione, altrettanto fondamentale è l'analisi del latte prodotto dalle vacche, che deve rispettare stringenti parametri (ad esempio, per quanto riguarda la sostanza grassa o la caseina) per rientrare nei parametri definiti dal disciplinare di produzione del Parmigiano Reggiano. Per realizzare la sala di mungitura Albalat si è affidata a DeLaval, che ha da poco installato una nuova giostra di mungitura, il modello E300.

 

Le vacche vengono munte due volte al giorno e il latte viene analizzato per stabilirne la qualità, ma anche per identificare eventuali problemi di salute delle bovine, ad esempio attraverso la conta delle cellule somatiche. A settembre 2024 le bovine avevano una produzione media di 29,7 chilogrammi/capo, con il 3,83% di grasso e il 2,81% di caseina.

 

Dal display in stalla l'operatore è in grado di monitorare l'andamento della mungitura

Dal display in stalla l'operatore è in grado di monitorare l'andamento della mungitura

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

Il processo di mungitura è veloce e rispettoso del benessere animale e, potenzialmente, gestibile da un solo operatore. Le vacche, dotate di collare identificativo, entrano nella giostra dove gli addetti dapprima igienizzano il capezzolo e successivamente attaccano il gruppo di mungitura. Il sistema Flow-Responsive modula la pressione sul capezzolo a seconda delle differenti fasi di mungitura e si stacca automaticamente quando questa è completata. Successivamente, l'operatore protegge il capezzolo con un gel e l'animale è libero di tornare in stalla. Nella giostra sono presenti sessanta postazioni e in meno di 14 minuti viene completato un ciclo di mungitura.

 

Tutti i dati relativi alla mungitura, come la quantità di latte prodotto, le caratteristiche qualitative dello stesso e la conta delle cellule somatiche, vengono caricati sulla piattaforma software di DeLaval e importati nella piattaforma di Progeo in modo da essere analizzati per studiare la dieta più appropriata.

 

Innovazione sì, ma con i piedi per terra

Nella stalla di Albalat sono presenti anche altre piccole innovazioni, come ad esempio Juno, il robot di Lely che in maniera autonoma avvicina l'unifeed alla trincea. Oppure le spazzole automatiche per il benessere animale. Mentre durante l'estate si cerca di mantenere al fresco le vacche attraverso ventilatori a soffitto e spruzzatori d'acqua.

 

Il robot Juno di Lely avvicina l'unifeed alla trincea in modo che le vacche abbiano sempre la razione a disposizione

Il robot Juno di Lely avvicina l'unifeed alla trincea in modo che le vacche abbiano sempre la razione a disposizione

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

La riflessione emersa dal confronto con i tecnici che lavorano in stalla è che la tecnologia ha senso quando ha un impatto concreto sull'allevamento, quando cioè è in grado di fornire informazioni di valore al tecnico al fine di prendere decisioni più informate o gestire al meglio la mandria. Avere troppi sensori, che misurano parametri non strettamente interessanti per la gestione della stalla, oppure avere dati non puntuali, diventa poco interessante se non addirittura controproducente. Insomma, meglio avere pochi dati significativi, piuttosto che tanti dati che non fanno la differenza.

 

Ecco perché delle tante innovazioni che ogni anno escono dagli atenei, dai centri di ricerca o dalle startup, solo alcune raggiungono la stalla e sono quelle che davvero fanno la differenza per l'allevatore.