Era il 5 marzo quando l'Antritrust spagnolo accertò il comportamento scorretto di alcune imprese del settore lattiero caseario, che a dispetto delle regole sulla concorrenza avevano fatto “cartello” per governare il prezzo del latte a loro vantaggio. Un comportamento che costò alle imprese coinvolte una multa di 88 milioni di euro. Ancor più pesante la multa che a distanza di pochi giorni si videro applicare le industrie francesi, a loro volta prese di mira dall'Antitrust d'Oltralpe. In quel caso le industrie condannate furono undici e si dovettero “dividere” una multa da ben 193 milioni di euro. La notizia rimbalzò su molti media, e fra questi Agronotizie, dove si evidenziò come alcune delle industrie colte in fallo in Spagna e in Francia operassero anche in Italia, dove però il problema non era stato sollevato. Almeno sino ad oggi.

Indagine in quattro mosse
Il recente decreto ministeriale per gli interventi urgenti in agricoltura (si veda Agronotizie di alcuni giorni fa) ha dedicato molta attenzione al mondo del latte e in particolare ai rapporti commerciali che lo regolano, minacciando l'intervento dell'Antitrust . Minaccia che si è presto trasformata in realtà con la decisione dell'Autorità garante della concorrenza di aprire un'indagine conoscitiva sulla filiera lattiero casearia. Quattro le finalità di questa indagine, a iniziare dalla verifica delle dinamiche contrattuali nell'acquisto e nella vendita del latte, sia all'origine sia al dettaglio. Si procederà poi con l'esame dei meccanismi di formazione del prezzo nei vari passaggi. A questo proposito è cosa nota da tempo che la distribuzione del valore sia a vantaggio delle fasi finali della filiera. Quando le indagini saranno concluse sapremo se questo squilibrio possa considerarsi giustificato o meno. Al terzo punto figura il controllo del rispetto dei dettati dell'articolo 62 (d.l. 1/2012), quello che impone tempi certi per i pagamenti (30 giorni nel caso del latte). Infine, al quarto punto, l'effettivo grado di concorrenza fra gli operatori nei diversi mercati nella filiera produttivo-distributiva.

Debolezza da scarsa aggregazione
Nel procedere con l'indagine l'Antitrust non dimentica di prendere in considerazione il basso livello di concentrazione della offerta di latte, che potrebbe essere motivo di squilibrio nelle relazioni commerciali, a svantaggio, ovviamente, dei produttori. Cosa che potrebbe favorire condotte commerciali sleali da parte della componente più “forte”. Un riequilibrio del potere negoziale fra le parti potrebbe trovare risposta nel “Pacchetto latte” che ha introdotto la possibilità per le Associazioni di produttori di effettuare accordi di prezzo, in deroga a quanto previsto dalle norme sulla concorrenza. Inutile ricordare che questa arma è spuntata se gli allevatori non si danno adeguate strutture rappresentative.

Il plauso delle organizzazioni
L'iniziativa dell'Antitrust ha raccolto il consenso di Coldiretti che in più occasioni ha denunciato la distanza fra il prezzo del latte alla stalla e quello praticato al consumo, con aumenti di oltre quattro volte e un ricarico del 317 percento. Agrinsieme invita l'Antitrust ha puntare l'attenzione sull'eventuale abuso di posizione dominante delle industrie del settore che proprio in questi giorni premono sugli allevatori per un ribasso del prezzo del latte, già sceso ad appena 36,5 centesimi al litro.

Sotto controllo
L'ultima parola spetterà ora all'Autorità garante per la concorrenza, che al termine delle sue indagini stabilirà se anche in Italia, come già accaduto in Spagna e in Francia, si siano verificati comportamenti non conformi alle regole del mercato. E nel caso saranno multe per le aziende del latte. Ma questo riguarda il passato. Per il futuro le stesse industrie sanno che le loro attività non passeranno inosservate. Forse i prezzi resteranno comunque bassi, il mercato non promette peraltro grandi balzi in avanti nel breve periodo. Ma almeno si avrà la certezza che il prezzo sarà frutto dell'incontro fra domanda e offerta, per quanto globale. E non altro.