Coltivare varietà che resistono “naturalmente” alle malattie quali peronospora e oidio, evitando l’utilizzo di fungicidi o altre sostanze chimiche.
Dell’argomento si è parlato all’Istituto agrario di San Michele all’Adige, nell’ambito di un incontro tecnico che ha visto la partecipazione di Volker Jörger, professore dell’Istituto statale per la viticoltura di Friburgo.

Dopo l’esperienza degli ibridi produttori diretti ben nota anche in Trentino all’inizio degli anni Sessanta – ottenuti dall’unione di varietà di Vitis vinifera con specie americane - ed alla luce delle nuove tendenze per ridurre gli interventi fitosanitari con prodotti chimici, l’orientamento prevalente risulta ridurre l’impatto ambientale anche attraverso la coltivazione di vitigni che tollerano gli attacchi dei parassiti. Finora questa soluzione non si è diffusa in quanto le varietà resistenti non portavano una grande qualità ma soprattutto perché la legislazione attuale ne vieta la coltivazione, anche se tuttavia sono in corso modifiche normative.

“Le moderne selezioni ottenute a Friburgo
– spiega Enzo Mescalchin, direttore dell’Unità agricoltura sostenibile e sperimentazione agraria del Centro trasferimento tecnologico di San Michele - aprono prospettive nuove sulle possibilità di utilizzo, consentendo di ottenere prodotti di buona qualità. Questo è dovuto ai continui reincroci con la Vitis vinifera che progressivamente fanno perdere a tali vitigni le caratteristiche tipiche degli ibridi per farli assomigliare sempre più alle varietà attualmente coltivate, senza perdere il vantaggio della resistenza ad odio e peronospora”.

Sicuramente le varietà resistenti non sono destinate a soppiantare le cultivar tradizionalmente allevate in zona, ma la loro coltivazione potrebbe essere interessante laddove i trattamenti fitosanitari possono costituire un problema: si pensi ai vigneti situati in prossimità delle abitazioni, agli agriturismi o dove le possibilità di meccanizzazione della coltura sono scarse.

Dopo l’incontro è seguito una degustazione di otto vini ottenuti dalle selezioni resistenti tedesche, la cui qualità è stata giudicata “buona” dagli enologi presenti all’incontro.