La crisi climatica sta facendo emergere sempre più l'esigenza di riorganizzare l'attività vitivinicola ed enologica nei paesi del Mediterraneo. Per mitigare i danni l'Unione Europea sta operando da tempo per raggiungere la sostenibilità ambientale, economica e sociale dell'intera produzione agroalimentare.

 

Per raggiungere tale obiettivo, ovvero una sostenibilità a 360 gradi, il miglioramento genetico ad oggi rappresenta tra le strategie più promettenti. Basti pensare che con il breeding tradizionale è stato possibile ottenere nuove varietà di vite (Vitis vinifera) resistenti alle principali fitopatie: oidio, peronospora e botrite. Con uve, inoltre, qualitativamente simili al vitigno europeo di partenza.

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Questo trend di ricerca ha portato nel 2017 in Emilia Romagna alla nascita del Consorzio Vitires, costituito dalle cantine cooperative Caviro, cantine Riunite & Civ, cantina sociale di San Martino in Rio, Terre Cevico, in collaborazione con il Centro Ricerche RiNova. Con l'obiettivo di consentire la brevettazione, la registrazione al Registro Nazionale della Varietà di Vite Da Vino e la coltivazione sul territorio regionale di nuove varietà di vite resistenti ai patogeni fungini (oidio e peronospora) locali ed autoctone.

 

AgroNotizie® ha intervistato Marco Nannetti e Giovanni Nigro, rispettivamente il presidente e il coordinatore del comitato tecnico scientifico di Vitires, per sapere come sono state create queste nuove varietà resistenti locali e autoctone e quali saranno i futuri passi di questo progetto.

 

"L'iscrizione e la coltivazione di alcune varietà resistenti anche sul territorio regionale sta determinando grande interesse, e ha dato inizio a un processo rivoluzionario per il settore" spiega Marco Nannetti, presidente del Consorzio Vitires.

 

Come sono nate queste nuove varietà?

L'attività di ricerca è costituita da due programmi di miglioramento genetico, che utilizza l'incrocio tradizionale affiancato dalla Selezione Assistita da Marcatori Molecolari (Mas), che come dicevamo all'inizio hanno consentito di trovare varietà resistenti ai patogeni fungini, principalmente oidio e peronospora.

 

La Mas è una tecnica di selezione genetica che permette di migliorare alcuni caratteri di interesse come produttività, resistenze e/o tolleranze agli stress biotici ed abiotici utilizzando diversi tipi di marcatori (morfologici, genetici, chimici). La tecnica non modifica il genoma target inserendo geni estranei, ma si limita ad analizzare la presenza di determinati geni per valutarne le caratteristiche ancora prima che la pianta entri in fase di crescita e maturazione.

 

Il primo programma di miglioramento genetico si concentra su otto varietà locali più rappresentative del territorio, in particolare ha riguardato i seguenti vitigni: Trebbiano Romagnolo, Sangiovese, Albana, Grechetto Gentile, Lambrusco Grasparossa, Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Salamino e Ancellotta.

 

Dal 2017 al 2021 sono stati ottenuti 70mila semenzali sui quali sono state eseguite analisi fenotipiche e molecolari per verificare l'acquisizione delle resistenze alle malattie fungine. Alla fine della selezione sul totale dei semenzali 700 piante hanno superato la doppia verifica.

 

"Ad oggi dopo i primi due anni produttivi (2022 e 2023), sulla base delle valutazioni agronomiche ed enologiche condotte, sono stati individuati per ciascuna varietà diversi genotipi resistenti con ottime performance agronomiche ed enologiche" spiega Giovanni Nigro, coordinatore del comitato scientifico del Consorzio.

 

Mentre il secondo programma di miglioramento si concentra su otto varietà autoctone ed è iniziato nel 2021. Nello specifico questo ha riguardato i seguenti vitigni: Bombino Bianco, Famoso, Malvasia di Candia Aromatica, Trebbiano Modenese, Terrano, Lambrusco Maestri, Lambrusco Marani e Lambrusco Oliva.

 

Per questi vitigni gli incroci sono stati effettuati nel 2021 ed attualmente si sta procedendo alla verifica dell'acquisizione delle resistenze su oltre 40mila semenzali: "Il lavoro, ovviamente, per questo secondo programma è ancora in corso. L'allestimento del nuovo vigneto, per la loro valutazione agronomica ed enologica, è previsto per la primavera del 2025" continua Nigro.

 

Come sono stati svolti gli incroci?

Inizialmente sono state scelte le varietà e/o i cloni di partenza da impollinare e i vitigni di riferimento del territorio emiliano romagnolo. Dopodiché il team di lavoro, costituito dai ricercatori della Fondazione Edmund Mach con il supporto dei ricercatori di RiNova, ha svolto l'attività di incrocio.

 

Sono state impollinate 16 varietà locali e autoctone con un "super genitore", ottenuto dai breeder della Fondazione Edmund Mach. Questo "super genitore" possiede nel proprio Dna 4 geni di resistenza alla peronospora e 4 geni di resistenza all'oidio.

 

Quali differenze ci sono fra questi nuovi genotipi e quelli classici attualmente coltivati?

"I genotipi che oggi sono già in fase avanzata di valutazione esprimono sia dal punto di vista agronomico (produttività, resistenza, rusticità, epoca di maturazione), sia dal punto di vista enologico (tipicità, sentori floreali fruttati, tannini morbidi, colore) al meglio la coniugazione tra la tradizione proveniente dal genitore di Vitis vinifera e l'innovazione ereditata dal genitore resistente" conclude Nigro.

 

Quando saranno disponibili le varietà?

Le prime barbatelle saranno presumibilmente disponibili a partire dal 2028, come spiega Nannetti: "Tale tempistica è dovuta principalmente alla necessità di ottemperare alla normativa vigente per la concessione della privativa per varietà vegetale comunitaria, ovvero la brevettazione. La quale prevede la valutazione delle nuove varietà, per un periodo non inferiore a 4 anni, presso una stazione sperimentale indicata dall'Ufficio Comunitario delle Varietà Vegetali".

 

In che modo influenzeranno i viticoltori?

I viticoltori potranno ottenere uve di qualità con un minore impiego di prodotti fitosanitari, consentendo così una maggiore sicurezza lavorativa, ambientale e alimentare.

 

Ne conseguirà inoltre un minore impiego delle macchine trattrici ed irroratrici in vigneto con una riduzione dell'effetto di compattamento del terreno, a beneficio della capacità del suolo di immagazzinare acqua, e una minore emissione di CO2 in atmosfera. Inoltre, secondo il Consorzio si consentirebbe un abbattimento del costo sulla difesa pari al 70%.

 

Un altro vantaggio potrebbe essere quello di espansione del mercato della viticoltura biologica e una maggiore offerta di vini con profili aromatici nuovi e innovativi.

 

Quali sono i futuri passi del Consorzio?

A partire dal 2024 saranno organizzate giornate di condivisione dei primi risultati disponibili della ricerca, con lo scopo di coinvolgere i produttori nella condivisione di scelte mirate che consentano di reagire ai rischi dei mutamenti climatici e nel contempo, di fornire prospettive di redditività, anche attraverso percorsi di valorizzazione e distintività dei prodotti.

 

"La missione del Consorzio è quello di garantire un'oculata gestione delle nuove varietà resistenti autoctone e locali emiliano romagnole che si andranno ad ottenere, nonché la loro promozione, tutela e valorizzazione, affinché i rischi e gli importanti investimenti effettuati possano andare a vantaggio esclusivo degli associati delle cantine cooperative aderenti a Vitires" conclude Nannetti.

 

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