Lo scorso 20 e 21 febbraio si è svolta a Bologna la Biostimolanti Conference 2024, l'appuntamento annuale con il mondo della nutrizione delle piante, per fare il punto sulle innovazioni e le prospettive future del settore.
Biostimolanti e biofertilizzanti sono infatti al centro di un cambiamento nel modo di fare agricoltura, più sostenibile, con trattamenti preventivi per migliorare lo stato di salute delle colture e renderle pronte ad affrontare l'insorgere di eventuali fitopatologie o stress ambientali, con un minor impiego della chimica.
I biostimolanti sono considerati gli integratori delle piante, utili per colmare certi deficit. Possono essere di vario tipo: biostimolanti microbici a base di batteri Pgpr (Plant Growth Promoting Rizhobacteria) o funghi micorrizici arbuscolari, oppure biostimolanti non microbici a base di sostanze umiche, estratti di alghe o proteine idrolizzate.
L'evento è stato organizzato da Fruit Communication e Arptra, l'Associazione Regionale Pugliese dei Tecnici e Ricercatori in Agricoltura. Ha visto la partecipazione sia di ricercatori e professori universitari che di numerose aziende del settore nutrizione.
Hanno patrocinato l'evento la Soi, la Società Ortofrutticola Italiana, il Centro di Sperimentazione Laimburg, l'Accademia Nazionale di Agricoltura (Ana), l'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, l'Università degli Studi di Brescia, l'Università degli Studi di Napoli Federico II, l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, l'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, l'Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Bologna, l'Università Alexandru Ioan Cuza, il Collegio Nazionale dei Periti Agrari e dei Periti Agrari Laureati e il Collegio degli Agrotecnici e degli Agrotecnici Laureati di Bologna.
Fertilgest®, che fa parte del network di Image Line® come AgroNotizie®, è stata content partner dell'evento, mentre Uva da Tavola, Terra e Vita, L'Informatore Agrario, AgroNotizie®, Foglie Tv e Fruit Journal sono stati i media partner.
La Biostimolanti Conference è un'occasione d'incontro e scambio reciproco tra tecnici del settore, aziende, ricercatori e professori accademici e universitari. All'edizione di quest'anno hanno preso parte 19 relatori provenienti da centri di ricerca e università e 26 aziende del settore.
Tra queste, Agrifutur, Agriges, Algaenergy, Almagra, Diachem, Compo Expert, Corteva Agriscience, Daymsa, De Sangosse, Euro Tsa, FCP Cerea, FMC, Gowan, Greenhas Group, Hydro Fert, K-Adriatica, Rovensa Next, Scam, Syngenta Biologicals, TIMAC AGRO, Upl.
Prima sessione: stress abiotici, termotolleranza e nuovi formulati molto promettenti
La prima sessione si è svolta nella mattinata del 20 febbraio 2024 ed è stata moderata da Lorenzo Andreotti de L'informatore Agrario.
Uno degli studi presentati ha posto l'attenzione su un tema molto attuale: la necessità di aumentare la resilienza delle colture rispetto agli stress abiotici (stress idrico, termico, salino, da irraggiamento...).
In particolare ci si è concentrati sulla risposta delle piante allo stress da alte temperature, che non sussiste mai da solo ma comporta inesorabilmente anche quello osmotico e idrico.
Le piante sono capaci per natura di adattarsi e rispondere ai cambiamenti, ma quando questi cambiamenti sono repentini hanno difficoltà a sopravvivere, con conseguenze sulla germinazione, la crescita e la resa.
Infatti, per ogni aumento di 1 grado centigrado la resa può diminuire del 3-5%, a causa dello stress ossidativo e la diminuzione dell'efficienza fotosintetica.
È un'informazione importante da tenere presente in quanto l'area mediterranea è considerata un hot spot, cioè si prevede un aumento di circa 3 gradi centigradi nel Mediterraneo entro il 2100.
Le alte temperature (superiori a 37 gradi centigradi) e la siccità generano diverse risposte nelle piante, tra cui una minor capacità di germogliare, e quindi un aumento della dormienza dei semi, aumento della traspirazione anche in aree aride e quindi di fatto un'alterazione della capacità osmoregolatrice delle membrane cellulari. Questa condizione di stress genera l'insorgenza di proteine instabili dette Ros (Specie Reattive dell'Ossigeno). L'accumulo di queste proteine genera uno stress osmoregolativo che altera l'assunzione di acqua e dei nutrienti, bloccando così l'accrescimento e la sopravvivenza delle colture.
Uno dei meccanismi che le piante mettono in atto per combattere lo stress termico (con temperature inferiore ai 37 gradi centigradi) è una strategia di termotolleranza, grazie alla quale producono proteine da shock termico (Hsp) in grado di sostituire le proteine danneggiate dalle alte temperature per restituire una funzionalità ottimale dei sistemi di trasporto, delle membrane e delle cellule vegetali.
La svolta per combattere l'aumento delle temperature in questa era dei cambiamenti climatici potrebbe essere quella di sviluppare un biostimolante in grado di attivare il meccanismo di termotolleranza prima che avvenga lo stress termico, ad esempio con una pre esposizione a temperatura inferiore ai 37 gradi centigradi.
I biostimolanti possono rivelarsi strategici anche per quanto riguarda l'aumento della resa e della qualità delle produzioni sotto diversi punti di vista. La ricerca e l'innovazione in questa direzione è concreta, pratica e sta producendo degli ottimi risultati.
Lo studio presentato nell'ambito del progetto "Biostimolanti in campo 2023" ha permesso di testare e quantificare gli effetti che l'impiego di biostimolanti ha avuto sulle rese di alcune colture, quali pomodoro da industria, zucchino e melone.
In particolare, interessanti i risultati ottenuti sulla prima coltura hanno visto un aumento dal 5 al 35% nelle tesi biostimolate rispetto alla tesi di controllo. Alcuni prodotti hanno anche accelerato la maturazione dei frutti, fornendo una produzione con un numero maggiore di frutti maturi al momento della raccolta.
Ci sono poi prodotti biostimolanti non ancora in commercio che però mostrano già risultati promettenti in termini di qualità e quantità dei frutti. È il caso di un prodotto biostimolante a base di polialcoli. Le prime prove sperimentali effettuate su vite (varietà Trebbiano Toscano) hanno visto un incremento delle gemme aperte fruttifere del 94% rispetto al 72% della tesi controllo non trattata.
La prova è stata ripetuta anche su uva da tavola Victoria in serra alle dosi di 1 e 1,5 chili ad ettaro di prodotto applicato. I risultati sono stati molto positivi con aumenti significativi della resa e della grandezza degli acini dei grappoli.
Inoltre, dalle prime analisi effettuate, il trattamento con questo prodotto sperimentale non presenta rischi né per l'operatore in fase di distribuzione né residui sui frutti né rischi per insetti pronubi e organismi acquatici.
I risultati sono davvero promettenti anche se non è ancora noto quando il prodotto sarà disponibile in commercio.
Seconda sessione: i corroboranti per la protezione delle piante e l'impiego di biostimolanti su ornamentali in serra
L'evento è proseguito al pomeriggio con la seconda sessione moderata da Tommaso Cinquemani di AgroNotizie®.
Al centro degli interventi ci sono stati lo stress da caldo e in che modo i biostimolanti di varia natura possano potenziare o proteggere le piante.
Certamente la corretta applicazione del biostimolante, nel momento giusto e alle dosi corrette, è fondamentale per la sua efficacia nel mitigare gli effetti negativi da stress per alte temperature nelle colture agrarie, ma non è l'unica strategia.
Ci sono anche sostanze corroboranti a base di zeoliti che se applicate sulle foglie funzionano da schermo protettivo, senza ripercussioni sull'attività respiratoria e fotosintetica. Si tratta di geomateriali naturali (ma anche sintetizzabili) detti tufi zeotilizzati o anche zeolititi, che contengono di base almeno il 50% di zeolite, ma anche altri minerali. Sono materiali rocciosi formati da alluminosilicati di magnesio, calcio, potassio e sodio, che possono essere distribuiti come ammendanti, grazie alla loro capacità di scambio cationico.
Non presentano pericoli, ad oggi noti, per l'uomo.
Alle zeoliti si attribuisce la capacità di allontanare gli insetti dannosi, oltre ad aumentare la capacità termoregolativa della pianta grazie al controllo dell'umidità; sono serbatoi che hanno una certa capacità di trattenere e rilasciare acqua.
I materiali minerali sono a tutti gli effetti biostimolanti in grado di proteggere le piante, anche se i meccanismi sono ancora da studiare in maniera chiara. L'Italia è stata la prima ad attribuire un valore legale alle zeoliti: le più utilizzate in agricoltura sono la chabazite (o chabasite, anche detta l'italiana), la phillipsite e la clinoptilolite (anche detta la cubana).
In base alla maggiore presenza dell'una o dell'altra specie all'interno di un prodotto a base di zeoliti si avranno proprietà diverse (catione di scambio, capacità di ritenzione idrica, forma, ecc.).
Ancora da approfondire è l'applicazione di prodotti biostimolanti su talee.
Uno studio realizzato su ornamentali in vivaio ha mostrato come l'impiego di biostimolanti può avere effetti positivi sull'apparato radicale, in termini di estensione e numero delle radici.
Terza sessione: novità normative, stress da salinità e microrganismi biostimolanti
La seconda giornata della Biostimolanti Conference 2024 si è aperta con un riepilogo di quelle che sono ad oggi le novità normative in materia di biostimolanti. La sessione è stata moderata da Ilaria De Marinis di Fruit Communication.
Ciò che è emerso è la discrepanza tra la Norma Ue 2019/1009 sui biostimolanti, che è facoltativa, e la Norma Nazionale D. Lgs 75/2010, che non ammette miscele di biostimolanti e fertilizzanti.
La Norma Nazionale prevede 12 denominazioni del tipo, con l'obbligo di indicare in etichetta la dose e le modalità di impiego; le ultime entrate in elenco sono AATC (acido nacetiltiazolidin-4-carbossilico) + ATC (acido tiazolidincarbossilico) e l'idrolizzato fluido a base di epitelio animale e di alghe brune.
L'attività biostimolante non deve derivare da sostanze ad azione fitormonale.
Per garantire un'armonizzazione dei prodotti biostimolanti registrati secondo la Norma Nazionale e quelli con marchio Ce sono stati individuati 33 standard definitivi che determinano le modalità di valutazione dei prodotti biostimolanti.
L'implementazione del Regolamento Europeo ha previsto bandi pubblici della Commissione Europea per valutare l'inclusione di nuovi microrganismi e materiali, tra cui l'efficacia agronomica dei Sottoprodotti di Origine Animale (Soa).
Infatti, allo stato attuale del Regolamento Europeo, per la produzione di un biostimolante microbico a marchio Ce possono ad oggi essere utilizzati solamente 4 microrganismi elencati nella lista delle Categorie di Materiali Costituenti (Cmc 7); la proposta è quella di estendere l'ammissibilità in lista a 56 nuovi microrganismi.
La bassa applicabilità del Regolamento Ue ha spinto numerose aziende ad optare per il mutuo riconoscimento, per poter commercializzare il prodotto all'interno del territorio europeo.
Invece, per poter immettere sul mercato italiano un prodotto fertilizzante legalmente commercializzato in un altro stato membro, ma non conforme al D.Lgs. 75/2010, si deve presentare una richiesta ufficiale al Masaf.
È necessaria sicuramente, prima di tutto, un'armonizzazione tra Regolamento europeo e Normativa nazionale affinché tutte le parti interessate agiscano all'unisono per garantire la piena applicabilità del Regolamento Ue 2019/1009.
Questa armonizzazione è necessaria anche per sanare la mancanza di diverse materie prime e di una lista rappresentativa di microrganismi che frena lo sviluppo di nuovi biostimolanti.
Si è poi continuato a parlare dell'efficacia e l'importanza dei trattamenti biostimolanti per contrastare stress abiotici, come lo stress da alte temperature e lo stress da salinità.
In particolare, è stata presentata un'analisi dell'Università di Napoli Federico II. A livello globale, quasi il 70% delle perdite di resa sono dovute a danni da stress abiotici, mentre solo un 10% deriva da fattori biotici.
Dai lavori presi in esami si afferma l'efficacia dei biostimolanti nell'aumentare la resistenza delle colture ai fenomeni di stress, aumentando la qualità e la quantità dei frutti. Inoltre, i biostimolanti hanno un grande potenziale rispetto ad altre tecnologie perché utilizzano componenti a basso impatto ambientale, per realizzare un'agricoltura più sostenibile anche dal punto di vista ambientale.
Se da un lato i benefici forniti dai biostimolanti sono ormai affermati, dall'altro si sta valutando la qualità dei biostimolanti microbici.
Uno studio della Scuola Superiore Sant'Anna Pisa ha analizzato i formulati presenti in commercio e ha confrontato i risultati con quanto dichiarato sulla composizione in etichetta. Ciò che è emerso è una discrepanza tra i bioinoculanti presenti nei risultati delle analisi fatte dall'Università e quelli dichiarati nell'etichetta commerciale del prodotto.
Questo solleva la necessità di linee guida e standard di settore migliori per garantire la tutela dei consumatori nel mercato dei biostimolanti microbici, potenzialmente includendo la verifica post produzione.
Quarta sessione: il meteo che cambia e il silicio come biofortificante delle piante e non solo
L'ultima sessione pomeridiana dell'evento è stata moderata da Alessandro Piscopiello di Terra e Vita.
I biostimolanti possono essere una risorsa per l'agricoltura nell'epoca dei cambiamenti climatici?
Valerio Bucci di Terremerse ha provato a dare una risposta a questo quesito.
Ormai è certo: il clima è cambiato e gli agricoltori si trovano a fare i conti con stagioni incerte.
L'inverno è arido, con scarse precipitazione e pochi giorni di gelo, così come l'estate è estremamente siccitosa, mentre si verificano piogge torrenziali a maggio e novembre.
Sicuramente l'agricoltura si trova in un momento difficile, dove i ricavi sono incerti a causa anche del meteo. I biostimolanti giocano un ruolo fondamentali in questo panorama, in quanto sono in grado di supportare le colture in tutte le diverse fasi di avversità climatiche durante l'anno produttivo: stimolando l'accestimento, lo sviluppo radicale, aumentando la resistenza alla scarsa ossigenazione radicale in concomitanza con piogge abbondanti, supportando la riduzione della traspirazione in condizioni di stress idrico.
Un altro elemento minerale che funziona come biostimolante è il silicio. Si tratta di una sostanza corroborante in grado di agire come bioprotettore.
Infatti, da alcuni studi emerge la sua efficacia nell'indurre resistenza contro l'oidio su alcune specie, come fragola e vite.
In vigneto il silicio (da acido ortosilicico) è anche efficace per ridurre del 60-70% l'impiego dello zolfo nella difesa contro il mal bianco. Lo zolfo è spesso responsabile della riduzione della biodiversità in vigneto, in particolare della popolazione dei fitoseidi che svolge un ruolo di contenimento biologico contro le infestazioni da acari; inoltre, la sua distribuzione in polvere durante i trattamenti contro l'oidio genera forti disagi agli operatori.
In generale, dalle analisi effettuate emerge l'attività positiva del silicio sulle rese dei frutti e su una maggiore capacità di resistenza delle colture all'oidio.
Tuttavia, non tutte le piante reagiscono al silicio, nonostante i diversi formulati testati, poiché hanno una diversa reattività a questo minerale. Infatti, dalle misurazioni effettuate della concentrazione di silicio nei tessuti fogliari di varie specie, è risultato che alcune di queste non ne hanno incrementato il contenuto dopo l'applicazione per via fogliare.
Un'altra proprietà derivante da questo corroborante è l'importanza del silicio nella dieta alimentare quotidiana, soprattutto per donne e anziani. La coltivazione di ortaggi biofortificati, cioè arricchiti, in silicio potrebbe sanare le carenza di questo elemento nelle diete moderne affinché se ne assuma di più, anche per la prevenzione contro malattie osteoarticolari abbastanza comuni, come l'osteoporosi.
Tutto il materiale presentato nelle due giornate dai vari relatori e le registrazioni delle quattro sessioni sono scaricabili sul sito di Uva da tavola.
Le relazioni delle aziende
Rovensa Next Italia con "La ricerca Rovensa Next presenta Coloreo, innovativo biostimolante in grado di promuovere la colorazione dei frutti"
Compo Expert con "Giwit®, la nuova frontiera di Compo Expert per produzioni sane e di qualità"
Agriges con "Ryzoclean: rigenerare il suolo per migliorare la qualità delle colture"
Diachem con "Nuovo formulato Diachem per lo sviluppo radicale"
Timac Agro con "L'Innovazione 4.0 di Timac Agro Italia: le tecnologie nel mondo della nutrizione"
Corteva con "Corteva Biologicals: abbraccia un futuro bilanciato"
Euro Tsa con "Linea Biostimolanti di Euro Tsa"
De Sangosse con "3Up-Leaf: la nuova frontiera dei biostimolanti microbici"
Greenhas Group con "Siberio, molto più del freddo"
Hydro Fert con "Vigor L Rapido: vigore vegetativo ed effetto antistress"
Syngenta Biologicals con "Talete: la soluzione frutto della piattaforma tecnologica GeaPower in grado di aumentare la produttività dell'acqua"
Gowan Italia con "Tamarack, l'affidabilità nel panorama dei Biostimolanti"
Almagra con "Eccessivo irraggiamento: strategie Almagra per prevenire le scottature solari"
FCP Cerea con "StimUp: bioattivatore della crescita ad alta efficienza ottenuto da acidi umici e fulvici a bassissimo peso molecolare"
K-Adriatica con "Estratti di alghe: sono tutti uguali?"
Algaenergy con "Microalghe e fitoplancton modi di azione per massimizzare il potenziale genetico"
Agrifutur con "I rizobi come pilastri dei biostimolanti"
FMC con "Seamac®Or: nuovo biostimolante a base di estratto liquido di alghe rosse (Kappaphycus alvarezii)"
Daymsa con "Biosoluzioni Daymsa per massimizzare la qualità della frutta"
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