L'espansione dell'agricoltura biologica è una delle priorità che si è data l'attuale Commissione Europea, sostenuta anche dalle statistiche sull'aumento dei consumatori che optano per questo metodo di produzione. Se l'Italia conta oltre 82mila aziende agricole attive nel comparto, posizionandosi al primo posto in Europa come percentuale di Superficie Agricola Utilizzata (Sau) biologica, gli agricoltori hanno a che fare con non pochi problemi relativi alla gestione di mezzi tecnici autorizzati in agricoltura biologica.

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Di questo si è discusso durante una tavola rotonda, dal titolo "L'impiego dei mezzi tecnici in agricoltura bio. Le proposte dei produttori, degli utilizzatori e dei controllori" dello scorso 8 settembre presso l'arena SanaTech del Sana 2023, che ha visto coinvolti Giovanna Rivieccio (Masaf - Dg Promozione della Qualità Agroalimentare), Lorenzo Gallo (Federchimica - Assofertilizzanti), Paolo Tassani (Federchimica - Agrofarma), Pierluigi Graziano (Aif, Associazione Italiana Fertilizzanti), Davide Mosconi (Ibma), Daniele Fichera (FederBio Servizi, Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica), Riccardo Cozzo (Ass.O.Cert.Bio, Associazione degli Organismi di Certificazione del Biologico Italiani) e Marco Borroni (Bdf).


Uno dei temi che ha animato maggiormente la tavola rotonda ha riguardato i fertilizzanti ammessi in biologico. Dopo la riforma entrata in vigore lo scorso luglio, infatti, sul mercato italiano i fertilizzanti possono arrivare attraverso tre strade: registrandosi grazie alla normativa italiana (D.Lgs 75/2010). Attraverso il Regolamento Ue 1009/2019, che consente di ottenere il marchio CE. Oppure attraverso il mutuo riconoscimento (Reg. 2019/515). In quest'ultimo caso un'azienda che abbia registrato il proprio fertilizzante biologico all'interno di uno Stato membro dell'Unione Europea può vederlo riconosciuto automaticamente anche in Italia.


Questa situazione provoca una certa confusione tra gli agricoltori e gli enti certificatori, in quanto non vi è un elenco univoco di prodotti ammessi in agricoltura biologica al quale fare riferimento.

 

Infatti, i prodotti registrati secondo la normativa nazionale (D.Lgs 75/2010) sono elencati nella banca dati presso il Sian (il famoso Allegato 13). Mentre quelli con il marchio CE o autorizzati attraverso il meccanismo del mutuo riconoscimento sono elencati su altre piattaforme. Una mancanza di chiarezza che, sottolineano tutti gli stakeholder presenti all'evento, può portare ad errori e a conseguenze anche pesanti.


Per sopperire a questa situazione FederBio ha aderito all'Italian Input List, un'iniziativa promossa da FiBL (Associazione di ricerca svizzera attiva storicamente nel mondo del biologico), che ha lo scopo di creare delle liste nazionali all'interno delle quali siano elencati i mezzi tecnici disponibili in agricoltura biologica, come agrofarmaci e fertilizzanti.

 

Le aziende produttrici che intendono aderire devono inviare dei campioni dei propri prodotti presso i laboratori di analisi accreditati, dove vengono effettuati dei test, superati i quali l'azienda vede iscritti presso le liste nazionali i propri prodotti. In questo modo un agricoltore che vuole essere sicuro di utilizzare un prodotto autorizzato in biologico, scegliendo dalla lista, può dormire sonni tranquilli.

 

I prodotti dell'Italian Input List si trovano anche nel portale MezziTecnici.Bio, dove è possibile fare una ricerca per tipologia, coltura, bersaglio, eccetera. Una banca dati di facile utilizzo che semplifica la vita all'agricoltore biologico.

 

Anche perché un altro problema molto sentito dagli operatori biologici riguarda le contaminazioni accidentali. Può accadere infatti che un agricoltore utilizzi in buona fede un prodotto autorizzato in biologico che però contiene tracce di sostanze vietate (come ad esempio la matrina o i fosfonati). Le analisi effettuate dagli enti di certificazione sui residui, individuando tali contaminazioni, non solo possono declassare la produzione agricola da biologica a convenzionale, ma possono anche portare l'uscita dell'azienda dalla certificazione.

 

L'Advisory Board dell'Italian Input List, che è composto da rappresentanti di istituti di ricerca (Ibe-Cnr, Crea, Fondazione Edmund Mach, Iamb, Università degli Studi di Cagliari, Centro di Sperimentazione Laimburg, Bioland, QCertificazioni), ha poi posto un'altra serie di limiti. Come ad esempio un tetto alla presenza di rame e zolfo nei concimi fogliari, che talvolta vengono usati dalle aziende agricole per aggirare le limitazioni imposte all'impiego di questi prodotti nella difesa.

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