Mentre i prezzi dei concimi continuano ad aumentare e la fine delle tensioni commerciali non sembra essere vicina (almeno fino a tutto gennaio i fondamentali non cambiano), questa volta vogliamo dedicarci a un aspetto del mercato solitamente poco considerato. Parliamo dell'innovazione in quanto la rapidità con cui nuovi fertilizzanti appaiono sul mercato è direttamente proporzionale all'aumento dell'offerta, a una maggiore concorrenza, all'incentivazione di ricerca e sviluppo, insomma tutti elementi che incidono direttamente e indirettamente sul mercato e sui prezzi.
La necessità che i prodotti innovativi trovino immediato sbocco sul mercato è contemplata anche nel Regolamento Ue sui prodotti fertilizzanti (2019/1009) che si applicherà dal prossimo luglio. Quando, invece, volgiamo lo sguardo alla situazione nazionale, il quadro è, a dir poco, deprimente. Ricerca e sviluppo avrebbero bisogno di essere adeguatamente supportati dal punto di vista normativo, ci dovrebbero essere regole oggettive e immediatamente applicabili una volta verificati i parametri non solo agronomici ma anche (e soprattutto) quelli legati alla salvaguardia dell'uomo e dell'ambiente.
In Italia esiste una procedura, disciplinata dal D.Lgs. 75/2010, che consente a un produttore di creare una nuova tipologia di fertilizzante previa approvazione da parte del Mipaaf, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. La settimana scorsa, ad esempio, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Ministeriale 21/6/21 che introduce un nuovo concime organico azotato fluido (idrolizzato proteico da lana) che arricchisce l'offerta nazionale di prodotti derivanti da una gestione sostenibile e virtuosa di quello che sarebbe destinato a rifiuto. La domanda per l'inserimento di tale concime era stata presentata nell'aprile del 2017, qualcuno potrebbe pensare che la colpa del ritardo sia legata alla pandemia ma basta tornare indietro al penultimo Decreto Ministeriale Mipaaf 19/11/18 per verificare che la richiesta risaliva all'inizio del 2016.
Di questo passo non è che si vada molto lontano se si pensa che sono almeno 6 i decreti ministeriali le cui bozze sono state inviate alla Commissione Ue (in forza della direttiva Ue 2015/1535) dal 2019 ad oggi e dei quali non si hanno notizie. Ancor più drammatica è la situazione se si contano (circa 25) le domande inviate dal 2015 ad oggi e non ancora "tradotte" in bozze di decreti ministeriali applicativi.
Il mercato non ha da essere contento anche perché, nonostante i buoni propositi iniziali, sarà difficile che a luglio 2022 trovi immediata applicazione il nuovo Regolamento (Ue) 2019/1009: molti sottoprodotti sono ancora esclusi, sono vuote le liste dei derivati animali utilizzabili per la produzione di fertilizzanti, non esistono ancora le specifiche tecniche necessarie alla valutazione dei nuovi prodotti ed è operativo, in tutta la Ue, un solo organismo di certificazione ungherese.
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Fonte: SILC Fertilizzanti