Durante l’evento si è fatto il punto su cosa siano esattamente i biostimolanti, su quale sia lo stato dell’arte a livello legislativo e su come agiscano sulla fisiologia delle piante. Al convegno, moderato da Ivano Valmori, Ceo di Image Line, hanno partecipato ricercatori e aziende del settore. Erano presenti, fra i primi, Zeno Varanini dell’Università di Verona, Giuseppe Colla dell’Università degli Studi della Tuscia e Giancarlo Roccuzzo del Crea; fra i secondi, Leonardo Valenti, Ceo di Biolchim, Marco Civitareale, product manager Biostimolanti di Cifo e Valeria Contartese, responsabile Ricerca e Sviluppo di Green Has Italia.
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La pressione sulle aziende agricole per produrre di più e in maniera sostenibile e rispettosa dell’ambiente e la prospettiva di dover incrementare le rese (fra il 2000 e il 2030) del 50% porta inevitabilmente gli imprenditori a interessarsi. Secondo una stima di Ebic, l’European biostimulant industry council, a oggi circa il 10% degli agricoltori Ue utilizza biostimolanti. Sempre secondo l’associazione, nel 2019, le vendite in Europa dovrebbero toccare il miliardo di euro mentre, secondo un report recente della società di ricerche Allied Market, il mercato mondo valeva 1.8 miliardi di dollari nel 2016 e ne varrà circa 4 nel 2023, con un ritmo di crescita annuale del 12.6%.
L’interesse cresce, ma cosa sono esattamente?
“I tre claim – ha detto durante il convegno Giuseppe Natale, presidente di Ebic e Ceo di Valagro – sono migliorare l’efficienza dei fertilizzanti, aiutare le colture a superare gli stress abiotici e migliorare la qualità delle produzioni agricole”.
Proprio Natale ha illustrato a che punto sia la regolamentazione europea del settore e focalizzato sui risultati ottenuti da Ebic, l’associazione rappresenta al momento 54 aziende del settore.
“Per quanto riguarda la normativa europea – ha detto Natale – siamo a buon punto. Siamo nella fase in cui c’è il trilogo fra Commissione, Parlamento e Consiglio Europeo. Ci aspettiamo di avere la norma operativa fra il 2020 e il 2021. Molto lavoro deve ancora essere fatto però, vanno creati infatti, da qui al 2020, gli standard”.
Parola anche ai centri di saggio, durante l’evento. Fra i relatori infatti c’era Daniele Villa di Fisssa, la Federazione italiana delle società di sperimentazione in agricoltura, che ha sottolineato quanto sia importante per chi lavori a nuovi biostimolanti appoggiarsi a centri di saggio.
“A oggi - ha detto proprio Villa - non ci sono linee guida ufficiali per una valutazione dell’efficacia di questi prodotti. Il tutto è molto complicato ma un centro di saggio, in attesa di una legislazione più chiara, dà garanzie perché si avvale di un metodo scientifico che restituisce dati consistenti ed esperimenti riproducibili”.
“Se inizialmente i biostimolanti sono stati utilizzati principalmente nell’agricoltura biologica e per le colture orticole e frutticole a più alto valore aggiunto, oggi rivestono un ruolo sempre più importante anche nell’agricoltura tradizionale, come complemento ai fertilizzanti e agli agrofarmaci nonché alle pratiche agronomiche in generale. Essi sono infatti in linea con le più avanzate tecniche di coltivazione che caratterizzano la gestione integrata delle colture, pilastro dell’agricoltura sostenibile”, ha detto, in conclusione, Ivano Valmori.