L'ossessione moderna dei "pesticidi nelle acque" ha già richiesto in passato diversi approfondimenti su AgroNotizie. L'ultimo della serie riportava le analisi compiute da Arpa Lombardia sulle acque superficiali lombarde, rivelando come vi fosse una ricca messe di inquinanti di origine non agricola, spesso a concentrazioni superiori a quelle dei pochi agrofarmaci rinvenuti.
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Ora dalla Francia giunge conferma di quanto già si sapeva qui in Italia: nelle acque finiscono molteplici contaminanti da usi non agricoli della chimica. In special modo, sarebbe la chimica farmaceutica a contribuire maggiormente.
Il monitoraggio delle acque, i cui campionamenti sono stati effettuali il 24 novembre 2021 e il 28 febbraio 2022, è stato voluto dagli agricoltori del Coordinamento rurale, sindacato agricolo nato nel 1991. Alcuni tecnici hanno proceduto a raccogliere diversi campioni di acqua provenienti da cinque differenti siti. Ciò in presenza di un ufficiale giudiziario a garanzia della trasparenza dell'operazione.
Tre i siti di campionamento "urbani" nell'area della Charente, dipartimento francese della regione Nuova Aquitania: Angoulême, Cognac e Barbezieux. Queste tre cittadine compongono i vertici di un triangolo da circa 30 chilometri di lato. Due invece i campionamenti all'uscita di bacini idrologici prettamente agricoli.
Osservazioni sui campionamenti: pochi e mal posizionati
Nei siti urbani le acque sono state campionate il 24 novembre 2021, all'uscita degli impianti di trattamento delle acque reflue delle città. Il 28 febbraio 2022, invece, sono stati campionati gli sbocchi di due bacini collinari nel sud della Charente, alimentati esclusivamente dal deflusso dei campi circostanti.
Bene dire da subito che un monitoraggio razionale dell'apporto agricolo alle acque superficiali andrebbe sviluppato su più mesi dell'anno. Andare a campionare a fine febbraio, a campagne praticamente ferme da mesi, non è quindi sufficiente. Meglio sarebbe stato replicare le analisi, per esempio, a fine aprile, fine luglio e fine ottobre, in modo da coprire un lasso temporale molto maggiore.
La scelta di svolgere le analisi a fine febbraio può infatti aprire la strada al sospetto che fin dal principio il sindacato francese intendesse vincere facile, campionando in un momento in cui le concentrazioni di agrofarmaci nei corsi d'acqua sono prevedibilmente minimi. Comprensibile il bisogno di contenere i costi, ma se alla fine il risultato mostra il fianco a facili polemiche, meglio pensarci due volte.
Nulla da obiettare invece sul campionamento nelle tre cittadine, poiché certi apporti alle acque di chimica non agricola avvengono pressoché tutto l'anno. Ciò non di meno, anche in tal caso sarebbe stata buona cosa fare coincidere sempre le analisi di tutti e cinque i punti di campionamento.
Risultati delle analisi: Ampa viene anche dalle città
Le analisi dei campioni sono state affidate a un laboratorio di Nantes, accreditato Cofrac (Comitato Francese di Certificazione), alla ricerca di 120 prodotti chimici e/o contaminanti biologici, come Escherichia coli per esempio. Circa quest'ultimo, le acque cittadine ne contenevano fino a 5.500 volte in più di quelle "rurali". A fronte di un valore <38 unità per 100 millilitri, si sono infatti riscontrati valori di 58.240 a Barbezieux, di 145.880 a Angoulême e di 210.060 a Cognac.
Il ricercato numero uno, glifosate, nelle acque delle tre cittadine è stato rinvenuto a concentrazioni di 1, di 0,38 e di 0,44 µg/L rispettivamente, contro lo 0,091 e lo 0,028 µg/L delle due aree rurali. Come detto, meglio sarebbe stato prevedere più momenti di campionamento, poiché quello a fine febbraio non è certo fra i più significativi in tal senso.
Al contrario Ampa, suo metabolita, ha confermato le proprie origini miste agricole e urbane, dovute queste ultime soprattutto ai detersivi. Nelle tre aree urbane Ampa è stato infatti rinvenuto rispettivamente a concentrazioni di 3,4, 2,1 e 2,5 µg/L, contro valori di <0,010 e di 0,015 µg/L delle due aree rurali. Un dato che dovrebbe essere tenuto maggiormente in considerazione quando si parli della diffusione di glifosate nell'ambiente acquatico, anche tramite il suo metabolita.
Tanti, troppi farmaci nelle acque
Farmaci e agrofarmaci devono superare lunghi iter registrativi prima di essere immessi in commercio. I prodotti fitosanitari, al contrario dei farmaci, devono però essere corredati anche di pesanti dossier di carattere ambientale. Essendo applicati in aperta campagna, in effetti, si sa che una loro diffusione è del tutto normale. Il punto è valutare i rischi di tali diffusioni per gli organismi non target.
Ecco perché di ogni sostanza a uso fitosanitario si conoscono molteplici parametri tossicologi su api, lombrichi, pesci (diverse specie), crostacei acquatici, alghe, anfibi, uccelli e mammiferi. Per i medicinali ciò non è richiesto, non prevedendo il contatto fra questi ed eventuali organismi non bersaglio. In altre parole, se li si trova nelle acque non è possibile stabilire soglie di rischio per gli organismi acquatici come si può invece fare per gli agrofarmaci. Un problema tutt'altro che trascurabile, viste le concentrazioni di alcuni di essi rinvenute dalle analisi francesi.
Nella tabella che segue sono riportati i valori riscontrati nelle sole acque urbane, poiché in quelle in uscita dai bacini agricoli le concentrazioni iniziavano dalla seconda cifra decimale.
Come si nota, vi sono diverse categorie farmacologiche. Le patologie di cui patisce parte della popolazione sono infatti molteplici, quindi è normale che dopo l'assunzione dei medicinali parte di questi finisca nelle urine e poi nelle acque tramite la normale minzione giornaliera.
Due le cose da notare:
- la prima è che le concentrazioni mostrate dai farmaci nelle acque francesi sono spesso simili e spesso superiori a quelle già viste molte volte per gli agrofarmaci in Italia. Di questi ultimi però, come detto, si sa molto su ciò che possono o non possono fare agli organismi acquatici. La domanda da porsi, quindi, è su cosa fanno o non fanno ai medesimi organismi quelle concentrazioni di farmaci.
- La seconda annotazione riguarda la tipologia di farmaci: quasi tutti sviluppati per curare patologie come infiammazioni, ipertensione, depressione, iperlipidemia (trigliceridi e colesterolo), diuretici e beta bloccanti. Molti di questi sono farmaci da "mondo moderno", in cui gli stili di vita e alimentari sono spesso loro stessi nocivi per la salute. Quasi che il benessere prodotto dall'aumento della disponibilità di cibo e delle condizioni igienico-sanitarie abbia avuto come effetto collaterale la crescita di patologie che forse un tempo erano molto meno presenti.
Conclusioni
Sarà quindi bene iniziare ad ampliare l'orizzonte dell'indagine ambientale e della sua comunicazione tramite i media, poiché puntare i riflettori sempre e solo sugli agrofarmaci appare non solo azione inutile, bensì dannosa.
Di fatto, l'ossessione contro la chimica agraria impedisce di sviluppare la corretta percezione dei molteplici impatti antropici sull'ambiente, eleggendo a unici colpevoli gli agricoltori. Forse perché sono rimasti così pochi che, mediaticamente e politicamente, contano ormai come il due di picche quando la briscola è cuori.