C'è l'actinidia, c'è la botrite. Insieme alle batteriosi la muffa grigia è infatti la patologia che più preoccupa i produttori di kiwi, necessitando un attento e tempestivo controllo. In tal senso, per la stagione 2022 uno strumento in più si schiera al fianco dei produttori: Karma® 85 ha infatti ottenuto l'autorizzazione all'impiego per emergenza fitosanitaria per il controllo della botrite in fioritura. La finestra di impiego spazia dal 10 marzo al 7 luglio, coprendo in tal modo le fasi più sensibili per la coltura.
Tre sono infatti i trattamenti ammessi nel corso della stagione, da effettuarsi a intervalli di 7-10 giorni. Circa il posizionamento, Karma® 85 va applicato in chiave preventiva alla dose di 5 chilogrammi per ettaro, mentre i volumi di acqua da impiegare variano da 500 a 1.500 litri per ettaro in funzione sia dello sviluppo delle chiome, sia delle attrezzature impiegate, assicurando comunque la corretta bagnatura delle superfici interessate.
Karma® 85, a base di bicarbonato di potassio, conta su una speciale formulazione hi tech che ne esalta l'adesività e la persistenza sulle superfici trattate, rivelandosi altamente efficace nel controllo della botrite del kiwi quando applicato durante la fioritura. Contro questo patogeno Karma® 85 espleta una significativa azione di tipo preventivo, sebbene si sia mostrato in grado di offrire anche un'apprezzabile azione stoppante. Il suo meccanismo d'azione è infatti di carattere multisito, agendo fisicamente per contatto contro il patogeno e rivelandosi in tal senso indispensabile anche nella gestione di eventuali resistenze: Karma® 85 agisce sottraendo acqua alle ife fungine, alterandone la pressione osmotica e generando al contempo un aumento di pH sulla superficie vegetale che rende alquanto sfavorevoli le condizioni per lo sviluppo del patogeno.
Autorizzato anche in agricoltura biologica, Karma® 85 si evidenzia anche per la perfetta selettività nei confronti della coltura e per la totale assenza di residui nei frutti, non prevedendo in tal senso alcun Lmr di Legge.
La botrite dell'actinidia
La coltivazione di actinidia in Italia iniziò negli anni '70 e per molti anni la coltura, tipica della Nuova Zelanda, non patì di particolari parassiti e patogeni. Dopo anni di presenza sul territorio nazionale, però, anche questa coltura ha iniziato a essere attaccata da insetti e malattie, una su tutte la botrite, o muffa grigia.
Botrytis cinerea è infatti un patogeno ubiquitario che affligge numerose colture anche botanicamente molto differenti fra loro e su actinidia causa gravi alterazioni tissutali non solo su foglie e germogli, bensì anche su fiori e frutti, causando gravi perdite alla produzione.
Fattori predisponenti le infezioni sono l'alto tasso di umidità, specie se prolungato per molte ore, come pure temperature comprese tra un minimo di 16°C e un massimo di 25°, cioè il range nel quale il patogeno trova le proprie condizioni ottimali, sebbene riesca a svilupparsi anche a temperature inferiori a 10°C. Per tali ragioni la difesa deve partire a inizio fioritura, intervenendo tempestivamente soprattutto se si sono verificate precipitazioni significative subito a ridosso di tale fase.
Actinidia: una ricchezza da proteggere
L'actinidia rappresenta oggi una vera e propria eccellenza italiana, essendosi distinta sui panorami frutticoli nazionali nel corso di oltre 40 anni di costante impegno da parte degli imprenditori che hanno saputo cogliere la preziosa opportunità offerta loro.
Sviluppatasi inizialmente nel Lazio, si è poi espansa nelle differenti aree vocate del Nord e del Sud Italia, superando oggi i 25mila ettari. Questi sono distribuiti prevalentemente nella provincia di Latina, con più del 30% dell'intera superficie coltivata in Italia, seguita da Piemonte, Emilia Romagna, Calabria e Veneto, affacciandosi di recente anche su alcune nuove realtà in Basilicata e Lombardia.
Grazie a tale espansione, oggi l'Italia si posiziona secondo produttore mondiale di kiwi dopo la Cina, con circa 500mila tonnellate annue di cui oltre 285mila destinate all'esportazione. Tale risultato deriva anche dalla capacità di differenziarne la produzione, affiancando alle tradizionali varietà a polpa verde (Actinidia deliciosa) nuove proposte a polpa gialla (Actinidia chinensis) e a polpa rossa, le quali hanno entrambe riscosso alto interesse da parte dei consumatori. A conferma, Le varietà a polpa gialla coprono ormai oltre un quinto della superficie nazionale per una produzione annua di circa 70mila tonnellate.
Date queste premesse, risulta ancor più indispensabile proteggere la coltura dalle avversità che la minacciano, in special modo la botrite.
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Certis Europe