I lavori hanno complessivamente riguardato:
- strategie per ridurre il potenziale di inoculo della ticchiolatura del melo e per prevedere l’andamento del volo delle ascospore (tre lavori);
- valutazione di soluzioni a basso impatto per il controllo di:
- ticchiolatura (tre lavori con acido borico, laminarina, bicarbonato di potassio e zolfo);
- oidio (un lavoro con bicarbonato di potassio e zolfo);
- butteratura amara (un lavoro con siero di latte);
- studio sul comportamento della "patina bianca" su mele in conservazione (un lavoro).
Strategie per ridurre il potenziale di inoculo della ticchiolatura del melo e per prevedere l’andamento del volo delle ascospore
La riduzione di prodotti fitosanitari disponibili e l'imitata possibilità di poter avere nuovi prodotti di sintesi nel breve periodo ha spinto il mondo della ricerca a studiare soluzioni per ottimizzare le strategie per la difesa del melo dalla ticchiolatura.Il Servizio fitosanitario della Regione Emilia Romagna e la Fondazione E. Mach di San Michele all’Adige hanno studiato e messo a punto una soluzione per ridurre l’inoculo delle infezioni primarie di ticchiolatura attraverso due prove di semi campo e di campo. Lo studio condotto si è basato sul principio secondo il quale le ascospore evase, che non trovano condizioni di bagnatura favorevoli alla loro germinazione, sono destinate ad estinguersi senza generare infezioni sulle colture.
Partendo da questo presupposto e sulla base delle previsioni del tempo, è stato indotto, attraverso irrigazioni sotto chioma, l’evasione delle ascospore in condizioni asciutte, non favorevoli allo sviluppo delle infezioni. Gli effetti di questi interventi irrigui (undici nella prova di San Michele all’Adige e dieci in quella del bolognese) sono stati valutati attraverso captaspore che hanno misurato il numero delle ascospore evase nelle aree oggetto delle "infezioni artificiali indotte con le irrigazioni" a confronto con le evasioni naturali registrate nella rimanente parte del frutteto.
Nella prova condotta in trentino l’irrigazione artificiale ha consentito di devitalizzare il 55% del numero complessivo delle ascospore evase in una stagione, mentre l’esperienza del bolognese ha consentito di devitalizzare l’80% delle ascospore stagionali. Non in tutti gli anni è possibile applicare efficacemente la strategia e molta attento deve essere il posizionamento degli interventi irrigui, ma l’esperienza presentata ha sicuramente aperto a nuove e interesse soluzioni da sviluppare nel contesto della difesa integrata del melo dalla ticchiolatura.
Il Centro Agricoltura e Ambiente di Crevalcore e il Servizio fitosanitario della Regione Emilia Romagna hanno valutato l’efficacia di interventi estintivi autunnali e invernali applicati per ridurre il potenziale di inoculo della ticchiolatura.
Nel 2017 e nel 2018, sono state eseguite due prove in cui sono stati saggiati un prodotto a base di ipoclorito di potassio (Verdenora), urea zootecnica e un formulato a base di Bacillus spp., applicati a caduta foglie e alla prima ripresa vegetativa.
L’efficacia delle applicazioni è stata valutata attraverso il livello delle infezioni rilevate sulle tesi trattate rispetto ad un testimone, dopo la completa evasione delle prime due infezioni stagionali. Gli autori ritengono che i risultati siano da considerare positivamente in quanto tutte le applicazioni hanno consentito una riduzione statisticamente significativa del potenziale di inoculo rispetto al testimone, con una particolare citazione per l’ipoclorito di potassio che in entrambe le annualità ha fornito le performance migliori.
Il terzo lavoro, realizzato dal Consorzio fitosanitario di Ravenna, da Horta di Piacenza e dal Servizio fitosanitario della Regione Emilia-Romagna, è stato finalizzato all'identificazione di una correlazione tra l’andamento meteorologico invernale e l’andamento dei voli di ascospore di V. inaequalis. Nella considerazione del fatto che la luce migliora la formazione dei pseudoteci e che l’umidità e le piogge, in particolare, favoriscono la crescita del micelio nella lamina fogliare e l’iniziazione dello stadio ascendente, sono state poste a confronto diversi parametri climatici (sommatoria dei mm di pioggia caduti durante l’inverno, numero di giorni piovosi, ore di bagnatura, sommatoria termina (>0°C) e sommatoria termica (>0°C) durante le piogge) con la sommatoria delle ascospore rilasciate durante le infezioni primarie rilevate nei cinque anni compresi tra il 2015 e il 2019. Tra tutti questi parametri è emersa una correlazione molto stretta tra il numero delle ascospore evase durante le infezioni primaverili e i mm di pioggia caduti durante l’inverno.
Tale circostanza è stata confermata nelle due annate più piovose 2015 (mm 418) e 2018 (mm 378), in cui è stato catturato il maggior numero di ascospore (2078 e 1201), in confronto con gli anni 2016 (mm 248) e 2019 (mm 238) con precipitazioni medie ed in cui è stato riscontrato un valore medio di ascospore (828 e 661) e ribadito nel 2017, in cui a un basso livello di precipitazioni (mm 184) ha corrisposto un basso numero di ascospore rilevate durante l’annata (175).
Valutazione di prodotti a basso impatto (acido borico, laminarina, bicarbonato di potassio e zolfo) per il controllo della ticchiolatura
Il Centro di saggio di Terremerse di Bagnacavallo ha presentato una prova in cui ha verificato l’efficacia di zolfo e bicarbonato di potassio per il controllo preventivo e curativo delle infezioni primarie e secondarie di ticchiolatura. Sono state presentate prove condotte in semi campo nel triennio 2017 – 2019 con applicazioni preventive e con applicazioni post infezione con bicarbonato di potassio (Karma e Vitikappa), con zolfo (Heliosoufre S e Thiopron), da soli o in miscela fra loro, a confronto con lo standard difenoconazolo (Score 25EC). I risultati sono stati positivi per tutti i prodotti impiegati, sia in via preventiva che in una fase successiva all’inizio delle infezioni (fino a 44 ore dall’inizio dell’infezione).I risultati migliori, che però non si differenziano significativamente dagli altri prodotti, sono stati conseguiti dalla miscela tra bicarbonato di potassio e zolfo. Gli autori ritengono quindi che il bicarbonato di potassio possa rappresentare uno strumento ad integrazione o in alternativa al difenoconazolo anche al fine di alleggerire la pressione selettiva di quest’ultimo nei confronti del patogeno.
Il Servizio fitosanitario della Regione Emilia Romagna, Astra Innovazione di Faenza e il Centro di Saggio di Terremerse di Bagnacavallo hanno presentato una serie di esperienze per valutare l’attività dell’acido borico nei confronti della ticchiolatura. L’acido borico è stato saggiato nel 2017 e nel 2019 in tre prove di semi campo, ponendolo a confronto con il difenoconazolo, con applicazioni preventive e con applicazioni post infezioni a 12, 16, 33 e 62 ore dall’inizio delle infezioni. In tutte le prove l’acido borico, impiegato allo 0,2%, ha fornito dati significativamente differenti dal testimone e in linea con il difenoconazolo che solo nell’applicazione a 62 ore dall’inizio delle infezioni, si è numericamente, ma non significativamente, differenziato.
Sulla base di queste esperienze, nel 2019 è stata svolta una prova di campo, a turni fissi di sette giorni con 10 trattamenti, con acido borico a confronto con il dithianon. Anche in questo caso, in tutte le tesi l’acido borico, impiegato allo 0,2% (2 x 1000), ha fornito dati significativamente differenti dal testimone e in linea con il dithianon che si è numericamente, ma non significativamente, differenziato, solo su foglie e in misura minore sui frutti (grado d’azione dell’88% del dithianon, rispetto al 72% dell’acido borico).
Upl Italia ha presentato un lavoro su una serie di prove sperimentali condotte sulla verifica dell’attività della laminarina (biostimolante formulato Vacciplant) nella difesa del melo dalla ticchiolatura, due anni di esperienze con complessive tre prove sperimentali. Nel 2018 la laminarina è stata posta a confronto con il dithianon e con una miscela tra le due sostanze attive. Su foglie solo il dithianon ha limitato la diffusione della ticchiolatura (9,5% di foglie colpite), mentre la laminarina (32,8%) non si è differenziata dal testimone; i risultati migliori si sono invece conseguiti con la miscela tra laminarina e ditianon. Sui frutti tra dithianon e laminarina non si sono riscontrate differenze, mentre ancora una volta, le performance migliori, significative anche da un punto di vista statistico, si sono avute con la miscela di dithianon+laminarina.
Nel 2019, in due campi sperimentali, laminarina e fosfonato di potassio sono state inserite in miscela con i prodotti normalmente impiegate nelle strategie aziendali; complessivamente gli interventi con queste miscele sono stati 13 in una prova e 16 nell’altra. In entrambe le prove l’impiego dell’aggiunta nelle miscele della laminarina e del fosfonato di potassio (Century Pro) hanno consentito di ottenere un grado di azione, rispetto a testimoni non trattati, tra il 98 e il 99%, sia su frutto che su foglie.
Valutazione di prodotti a basso impatto (bicarbonato di potassio e zolfo) per il controllo dell’oidio
Il Servizio ftosanitario della Regione Emilia Romagna e il Centro agricoltura e ambiente di Crevalcore hanno presentato una prova in cui hanno verificato l’efficacia di zolfo e bicarbonato di potassio per la eradicazione dell’oidio del melo.Sono state presentate due prove condotte nel 2017 e 2018 nel bolognese. In entrambe le annate sono stati eseguiti interventi con zolfo, bicarbonato di potassio e bupirimate, applicati su infezioni di oidio che erano in atto e che non erano state contenute completamente con gli interventi precedenti. In entrambe le annate il riscontro delle sostanze impiegate è stato significativamente positivo, senza differenze sostanziali tra le diverse sostanze impiegate. Da un punto di vista numerico, in un anno, il bupirimate ha conseguito risultati numericamente, ma non significativamente, superiori agli altri prodotti in prova.
Valutazione di soluzioni a basso impatto (siero di latte) per il controllo della butteratura amara del melo
La Fondazione E. Mach di San Michele all’Adige ha presentato un lavoro sull’utilizzo del siero di latte per il controllo della butteratura amara. Il siero di latte è stato impiegato in campo da solo (a 3 e a 6%) e in miscela, (3% di siero) con rame, in quattro interventi applicati ogni 14 giorni durante la fase di maturazione, a confronto con un testimone e una tesi trattata con una concimazione calcica (Calcypit).Pur senza evidenziare differenze statisticamente significative nel contenimento della butteratura, le tesi con le 4 applicazioni di siero di latte al 6% sono quelle che hanno complessivamente fornito i migliori risultati nel 2018 e risultati molto vicini ai risultati conseguiti dalla concimazione calcica nel 2019.
Studio sul comportamento della "patina bianca" su mele in conservazione
La Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige ha presentato un lavoro sulla possibilità che la "patina bianca" si possa diffondere durante la fase di conservazione. L’esperienza condotta ha rassicurato sul fatto che la patina bianca non si diffonde ulteriormente su frutti sani durante la fase di conservazione. Allo stesso tempo è stato invece osservato che durante le fasi di conservazione sui frutti colpiti da "patina bianca" è stata osservata una colonizzazione della superficie del frutto da parte di complessi fungini associabili alle fumaggini, per lo più appartenenti ai generi alternaria, cladosporium e aureobasidium.Queste alcune analisi sintetiche e soggettive, per una lettura più completa dei lavori si invita ad acquisire gli atti prendendo contatto direttamente con la segreteria organizzativa delle Giornate fitopatologiche al seguente indirizzo email: giornatefitopatologiche@unibo.it.
L'edizione 2020 ha prodotto oltre 130 lavori raccolti in circa 1200 pagine.
In un'ottica di divulgazione, AgroNotizie ha riassunto i contenuti in un ciclo di articoli dal nome "Difesa e diserbo, lo stato dell'arte" dedicati alla difesa dalle avversità animali, difesa dalle malattie, controllo delle infestanti e mezzi di difesa.
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Fonte: Agronotizie