L’acido fosfonico è un composto con spiccata attività fungicida i cui residui nelle derrate alimentari possono principalmente derivare dall’applicazione del fungicida organico di sintesi fosetil-alluminio (molecola di sintesi approvata nella Ue ma non utilizzabile in agricoltura biologica) o di fosfonati (un tempo chiamati fosfiti) i cui sali di potassio e di sodio sono anch'essi approvati nella Ue come fitosanitari rispettivamente dal 2013 e dal 2014. Questi ultimi sono anch’essi prodotti non ammessi in agricoltura biologica e come tali sono soggetti a limiti di residuo sulle derrate che se superano il limite analitico di 0,01 mg/kg provocano il declassamento della produzione biologica, con evidenti danni economici per gli operatori. Questo prima dell’uscita del provvedimento che ha innalzato provvisoriamente i limiti per evitare che operatori corretti venissero danneggiati da una situazione iniziata diversi anni prima.
Un po’ di storia
Prima del 2013, quando il fosfito/fosfonato non era ufficialmente approvato come prodotto fitosanitario, questo prodotto veniva probabilmente utilizzato sotto mentite spoglie (concime), sfruttando principalmente la presenza di due elementi della fertilità nella molecola, anche se il fosforo nella pianta diventa disponibile solamente sotto forma di fosfato, che dai fosfiti/fosfonati si forma in quantità significativa solo nel terreno per ossidazione ad opera dei microrganismi, mentre nelle piante questo processo non è molto efficiente, tanto che l’apporto nutritivo dei fosfiti è stato considerato trascurabile.Tuttavia le irregolarità che i controlli hanno evidenziato negli ultimi anni sono state riscontrate anche in situazioni in cui fosfonati e fosetil non venivano proprio utilizzati. Per fare un po’ di luce su questo mistero è stato coinvolto il Crea, le cui sperimentazioni sono state indispensabili e hanno permesso di evidenziare che:
- Quando su di una derrata alimentare sono presenti residui di acido fosfonico e contemporaneamente di acido etilfosfonico essa proviene sicuramente da campi trattati con fosetil-alluminio e la relativa produzione deve essere declassata come non biologica
- Quando c’è solo acido fosfonico non si può escludere con certezza che sulla coltura non sia stato usato fosetil, in quanto l’acido etilfosfonico, indicatore del fosetil, si trasforma abbastanza velocemente in acido fosfonico
- L’acido fosfonico non viene prodotto naturalmente dalle piante, quindi tutte le controdeduzioni basate su questa ipotesi sono state smentite
- L’acido fosfonico può persistere per anni nelle piante, specialmente in quelle arboree: nel pero è stato rilevato anche 5 anni dopo l’ultimo utilizzo
I nuovi limiti dell’acido fosfonico su derrate fresche e trasformate sono i seguenti:
- 0,05 mg/kg in assenza di acido etilfosfonico, altrimenti è 0,01 mg/kg.
- 0,5 mg/kg per le colture erbacee
- 1 mg/kg per le colture arboree
Il provvedimento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 9 settembre ed è entrato in vigore il giorno successivo.
Approfondimenti per studiosi, addetti ai lavori o semplicemente curiosi
- Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali Modifica del decreto 13 gennaio 2011, recante "Contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili di prodotti fitosanitari in agricoltura biologica".
- Decreto 13 gennaio 2011 Contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili di prodotti fitosanitari in agricoltura biologica.
- Trinchera, Alessandra, Bruno Parisi, Valentina Baratella, Giancarlo Roccuzzo, Ivano Soave, Carlo Bazzocchi, Daniele Fichera, et al. ‘Assessing the Origin of Phosphonic Acid Residues in Organic Vegetable and Fruit Crops: The Biofosf Project Multi-Actor Approach’. Agronomy 10, no. 3 (March 2020): 421
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Fonte: Agronotizie