- usare i prodotti più efficaci;
- assicurare la massima efficienza della macchina in campo;
- adottare le più opportune pratiche di rotazione, sia delle colture, sia degli strumenti di lotta, includendo anche le lavorazioni meccaniche.
Quindi bene partire da un punto fermo: con le rotazioni si fa quello che si può, dovendo lottare magari con le fantasie di certi gestori del paesaggio che ricordano a tratti l'architetto Fuffas, personaggio con cui il comico Maurizio Crozza sfotte le cosiddette archistar. Quello, per dire, che compone uno scarabocchio su un foglio e poi chiede "Si capisce che è una sedia?".
E in effetti, pensare che gli agricoltori debbano seminare o coltivare ciò che dicono loro dei paesaggisti inquieta non poco chi abbia a che fare con la produzione di cibo, pensando magari che qualcuno se ne esca un giorno chiedendo "Si capisce che è un campo di girasoli?". Un'eventualità che purtroppo si sta invece facendo largo negli scenari futuri, almeno guardando alle proposte avanzate dal cosiddetto Green Deal.
L'agricoltura e i diserbi
Conclusa la doverosa premessa generale, passiamo direttamente alla terra: finché sarà possibile utilizzarli, i diserbanti, sarà quindi utile farlo bene. Ogni coltura lascia per esempio un'eredità di infestanti che dovranno essere combattute quando in campo vi sarà una coltura diversa. Oppure la medesima, ripetuta magari per più anni. Se non si tiene conto di ciò, non ci si presenta preparati l'anno successivo.Dando per scontato che tale prima condizione sia da tutti rispettata, restano ancora molti punti in sospeso. Il parco macchine, per esempio, è ammodernato, oppure si procede ancora con le vecchie botti da diserbo di quando si usava ancora l'atrazina? Pompe, circuiti, ugelli, sono tutti efficienti? Li avete tarati? Perché altrimenti potrebbe accadervi qualcosa di simile alla foto seguente, con aree del campo dove evidentemente di diserbanti non ne è arrivata nemmeno una goccia
Esempio di diserbo in cui si può supporre un pessimo uso dei macchinari
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)
La scelta delle molecole è poi vitale per una buona riuscita della lotta alle malerbe. Inutile infatti rotare le colture se poi non si alternano i modi d'azione. Per esempio, esiste una solfonilurea, o comunque un Als inibitore, per ogni coltura fra le maggiori. Meglio quindi ricordarsi che seminare mais dopo grano permette per esempio di utilizzare pre-emergenza a base di s-metolachlor, terbutilazina, dimetenamid-p, flufenacet o isoxaflutolo, solo per citarne alcuni. Mentre nei post sarebbe bene non far mancare delle sostanze attive come mesotrione e similari, né vecchi gladiatori come dicamba. In tal modo anche le dicotiledoni possono avere la giusta paga e magari l'anno dopo, su una coltura diversa, non potrebbero combinare i guai di cui alla fotografia seguente. O per lo meno, ne causerebbero meno.
Infestazione di foglie larghe: forse non è solo mancato il diserbo dell'anno, ma anche una visione di lungo periodo negli anni precedenti
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)
Nei cereali si sono affermati i prodotti cosiddetti "One pass", ovvero quelli che basta passare una volta e il lavoro è fatto. Bene però scegliere le soluzioni giuste per i propri terreni, oppure ci si ritrova con i campi infestati da una malerba prevalente, evidentemente sfuggita al diserbo prescelto.
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)
Sopra: grano infestato pesantemente da avena. Sotto, un campo limitrofo al precedente, ma diserbato correttamente anche contro questa infestante
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)
Non sono però mica solo le foglie strette a farla da padrone fra i cereali. Anche qualche foglia larga pare prendersi terreno se non la si stronca adeguatamente.
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)
Sopra: esempio di diserbo completamente sbagliato su papavero. Sotto: le malerbe è meglio che stiano solo al limitar dei campi
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)
Mais e soia sono altre colture di ampia diffusione in Italia, ma anche su di esse non sempre il controllo delle infestanti è perfetto. Né le lavorazioni meccaniche, per quanto auspicabili in un'ottica di lotta integrata, assicurano sempre un risultato perfetto.
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)
Massima pulizia del terreno su mais seminato seguendo tecniche di minima lavorazione senza rivoltamento del terreno superficiale
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)
Chi coltiva soia può da parte sua ricorrere a diserbi di pre-emergenza a base di pendimetalin, metobromuron, clomazone o bentazone, e magari intervenire in post-emergenza alternando gli Als inibitori con preparati a base di bifenox, impiegabili in pre o in post-precoce magari in miscela con metribuzin. In tal caso non si assisterebbe a floride esplosioni di malerbe nell'anno in corso e magari anche l'anno successivo la nuova coltura in rotazione potrà ringraziare il contenimento della popolazione.
Ovunque sia possibile è bene sfruttare le rotazioni colturali per dare respiro alle molecole più utilizzate, come per esempio gli Als inibitori
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)
Quando poi si sconfini nelle colture alte, come l'olivo, l'approccio cambia drasticamente. C'è chi predilige l'inerbimento totale, da gestire solo con gli sfalci, e chi invece passa e ripassa le frese per avere un terreno del tutto pulito. In tal caso senza utilizzo si diserbanti. Fra i due estremi, ovviamente, ci sono diverse vie di mezzo.
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)
Analogamente, anche in viticoltura si diserba, chimicamente o meccanicamente, meglio se solo la porzione di terreno sotto le chiome.
Ottimo esempio di vigneto lavorato solo lungo i sottofila
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)
Oppure si sceglie una delle due soluzioni viste sopra per l'olivo. Magari, la lavorazione meccanica di tutto il terreno anche no, specialmente se in aree collinari.
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)
(Fonte foto: © Donatello Sandroni)
Un occhio anche all'ambiente
L'efficacia è ovviamente al primo posto, perché se non si ottiene questa vi è da chiedersi perché si è speso dei soldi e del tempo per diserbare. Oltre ad essa, però, esistono anche aspetti di tipo ambientale da non trascurare.Per esempio, la deriva del trattamento deve essere il più possibile scongiurata adottando le più idonee contromisure possibili. In primis, non diserbare quando c'è vento o, per lo meno, attendere che ve ne sia il meno possibile. Anche a costo di diserbare in orari in cui i cittadini dormono, stanno cenando o devono ancora fare colazione. Loro non ve ne saranno mai grati, probabilmente, ma l'ambiente sì. E l'ambiente è anche vostro, quindi abbiatene cura.
Basti ricordare che se il vento soffia anche a soli cinque chilometri orari le goccioline possono cadere lateralmente al suolo entro il mezzo metro con diametri di 500 µm, intorno ai due metri con diametri di 100 µm e arrivare perfino sopra i cento metri con diametri di 10 µm. Quindi, l'uso di maniche a vento e degli ugelli più ottimali gioca anch'esso un ruolo importante nella preservazione dell'ambiente e, magari, anche delle colture del vicino. Perché nemmeno sostener cause di risarcimento danni appare funzionale alla sostenibilità economica dell'azienda agricola...