Il quadro emerso dalla relazione della ricercatrice svizzera è tutt'altro che promettente. Da un punto di vista ambientale, è stato sottolineata la capacità della Drosophila suzukii di sopravvivere anche a temperatura al di sotto dello zero, soprattutto negli individui femminili. Se da un lato l'insetto preferisce ambienti umidi, ombrosi e non troppo freddi, è anche vero che è capace di resistere fino ad una settimana in climi molto rigidi, soprattutto se c'è la possibilità di ripararsi sotto una coltre di neve. Inoltre, gli individui femminili possono "appostarsi" su ospiti temporanei, aspettando di attaccare i frutti dell'ospite principale.
È possibile una strategia di lotta contro questo insetto? A questa domanda, la Baroffio ha risposto che la ricerca al momento non dispone di tecniche sufficientemente efficaci. Ad esempio, un "super pesticida" non è ancora disponibile e difficilmente lo sarà nel prossimo futuro; è costante la ricerca di possibili predatori per una strategia integrata, purtroppo finora senza risultati soddisfacenti; ed infine, il lancio di maschi sterili è stato definito dalla stessa ricercatrice "come una goccia nell'Oceano", a causa della vastità della popolazione, che in un anno riesce a raggiungere ben 13 generazioni.
Drosophila suzukii su ciliegia
Tuttavia, qualche spiraglio positivo sembra provenire dalla somministrazione di calce sui frutti, per renderli meno attraenti alla D. suzukii: dai test effettuati sui lamponi, sono stati ottenuti risultati incoraggianti utilizzando 2 chilogrammi ad ettaro di calce.
Ciò che sicuramente può essere attuato è una strategia preventiva, attraverso la raccolta di residui colturali (infetti e non), la difesa da attacchi fungini sulla pianta oppure l'utilizzo delle reti a maglie.
"Al momento l'unica cosa che possiamo fare è cercare di limitare la numerosità della popolazione, i cicli riproduttivi ed i danni sulle piante. E queste tecniche sono le uniche armi a nostra disposizione per difenderci dalla Drosophila suzukii. Ciò che davvero conta, però, è la collaborazione tra tutti, enti, aziende ed operatori, perché se qualcuno viene colpito e non collabora, può scatenare una catastrofe", ha concluso la ricercatrice Catherine-Aryelle Baroffio.
Autore: Marcello Di Muro
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Fonte: Italiafruit