Chi si ferma è perduto. Un detto che molti conoscono, ma solo i più saggi praticano.

Per non rimanere indietro nelle competenze agronomiche di campo è quindi bene aggiornarsi continuamente sull'evoluzione delle avversità che affliggono le colture.

Agronotizie ha intervistato Bruno Chiusa, esperto di pomodoro da industria fra i più noti e responsabile del Consorzio fitosanitario di Piacenza.

 

"Il 2013 è stato per il pomodoro da industria un anno difficilissimo quanto a gestione agronomica. Prima finisce e meglio è... Basti pensare che i precoci sono stati trapiantati in condizioni di terreno molto difficili con continui allagamenti, per cui anche le produzioni sono state generalmente molto contenute. Anche dimezzate in certi casi. Sui precoci, per esempio, a fronte di produzioni normali di 7-800 quintali ad ettaro ci si è fermati a 3-400 quintali per ettaro. Questo ha comportato anche cali importanti negli approvvigionamenti agli stabilimenti, i quali stanno patendo pesantemente di questa carenza di prodotto"

 

Le altre varietà non sono quindi riusciti a compensare l'esordio poco felice dal punto di vista climatico?

 

"Le varietà medio-tardive sono state trapiantate intorno a metà di maggio, fino a metà giugno, in condizioni quasi normali,  per cui c'è un certo recupero di produzioni abbastanza buone".

 

Dal punto di vista fitosanitario come è andato il 2013?

 

"Annata che sembrava molto difficile per la peronospora, invece non è praticamente uscita se non a livello fogliare e in qualche appezzamento investito a varietà tardive, soprattutto nelle zone della bassa Val d'Arda oppure lungo l'asta del Po, dove ha piovuto un po' di più. Alle piogge si sono poi abbinate rugiade e nebbie, ma il controllo è stato agevole con trattamenti a 8-10 giorni, intervallo che si è allungato nel periodo estivo fino ad arrivare a 15 giorni. Chi ha seguito le indicazioni tecniche ha potuto quindi anche contenere i costi della difesa".

 

Quanto agli insetti, quali sono stati i protagonisti dell'anno in corso?

 

"La nottua gialla è di solito il problema maggiore fra gli insetti. Quest'anno abbiamo avuto un seconda generazione con una presenza larvale maggiore degli scorsi anni, apportando qualche punto percentuale di danno il quale è stato poi superato in quanto la terza generazione, pur monitorata nel volo, non sta dando danni sulle bacche. Le poche bacche danneggiate dalla seconda generazione sono già scomparse dal campo. Poi viene il ragnetto, il quale è un problema di diverse zone, ovvero quelle più aride intorno a Piacenza oppure lungo il fiume Trebbia. Per questo problema si sono effettuati trattamenti in deroga ai disciplinari, talvolta anche due".

 

Prima in campo si accennava a un problema abbastanza inedito...

 

"Si, nelle fasi iniziali del ciclo produttivo si sono riscontrate infestazioni di Grillo talpa, il quale riesce a danneggiare seriamente le manichette di irrigazione producendo tagli longitudinali anche superiori al centimetro. C'è quindi da studiare qualche difesa anche contro questo insetto, il quale sembrava un ricordo da libro di entomologia e invece è ritornato ad essere una realtà per la quale alcuni agricoltori si son dovuti cimentare con migliaia di fori nelle manichette. Certi campi erano dei veri e propri groviera. Tra le varie ed eventuali vi è da segnalare qualche batteriosi iniziale, contro la quale vi è da fare prevenzione con prodotti rameici e poco altro. Anche alcuni disseccamenti fogliari, legati il più delle volte a squilibri della pianta o asfissia radicale, sono finiti poi impropriamente sotto il nome di alternaria".

 

Fra le infestanti, vi sono problemi emergenti?

 

"Fra le infestanti un problema emergente è rappresentato da Orobanche, una fanerogama parassita che vampirizza le radici della coltura. Ad oggi non vi sono rimedi ed è oggetto di studio in collaborazione dei consorzi fitosanitari di Piacenza, Parma e università. Dove l'orobanche si insedia riesce a dimezzare le produzioni".  

 

Quanto a produzioni finali medie come se la caverà il comparto?

 

"Le medie finali saranno probabilmente contenute, salvate in parte dai medio-tardivi. Mediamente un 100-200 quintali in meno per ettaro sono ipotizzabili. Nel 2012 si sono oltrepassati i mille quintali per ettaro di media, mentre quest'anno le aziende intorno a Piacenza producono circa 800 quintali per ettaro, anche a fronte di terreni favorevoli, un po' ghiaiosi con buon drenaggio. In altre zone, fra i precoci che han prodotto 300, i medi che han prodotto 600 e i tardivi sugli 800, la media si spera che si attesti almeno sopra i 600 quintali complessivi. C'è da pagar le spese o poco più... Un minimo di margine viene fornito dalla quota assicurativa".

 

Circa la sostituzione di alcuni ditiocarbammati, molti si interrogano sulle conseguenze tecniche. Come si è riposizionata la difesa del pomodoro dopo le defezioni per esempio del mancozeb?

 

"Ad oggi la sostituzione è stata relativamente indolore, perchè abbiamo ancora due ditiocarbammati come propineb e metiram, i quali vengono in pratica utilizzati in sostituzione del mancozeb. Almeno, questo avverrà fino a che non dovessero anch'essi rimediare qualche frase di rischio analoga al mancozeb... D'altronde del mancozeb non si sentiva la necessità negli anni in cui non si poteva utilizzare, poi è entrato nei disciplinari di produzione intorno a metà degli Anni 2000, ove è rimasto per 8 anni. Di certo dà una mano su alcune malattie secondarie, ma anche su peronospora. La gamma dei prodotti ammessi nei disciplinari attuali è abbastanza ampia da non farne sentire la mancanza". 

Leggi l'intervista a Bernardo Robuschi di Asipo
Leggi l'intervista a Paolo Cestari e Danilo Umili di Syngenta
Leggi l'articolo sulla tappa di Castelvetro Piacentino del Road Show Sinergie
 

Questo articolo fa parte delle collezioni: