Finiamo questa stagione di Viaggi del Fantic parlando non di un vino ma di un vitigno, diffuso dalla Franciacorta al Friuli su circa 5.000 ettari, il Carmenére.

Fino a non molti anni fa questo vitigno veniva assimilato al Cabernet Franc, di cui condivide l'origine dalla Vitis biturica, importata nel bordolese dai romani, e nel 71 d.C. Plinio il Vecchio riporta che fosse coltivata dalla tribù Celtica dei Biturigi. Columella sosteneva poco prima che l'origine del vitigno fosse albanese, coltivata nella zona di Durazzo.

Nel bordolese si vennero nel corso dei secoli identificando sostanzialmente due gruppi di vitigni genericamente indicati come Cabernet sauvignon e Cabernet Franc. Importato in Italia nel gruppo del Cabernet franc si pensò che il Carmenère fosse una degenerazione di questo, e non che avesse propria individualità, nonostante avesse i grappoli più grandi e più spargoli, fosse più vigoroso e meno fertile, avesse aroma più intenso come più intenso era il colore delle bacche.

Dagli anni venti dell'ottocento, quando i primi Carmenère furono importati ad oggi analisi ripetute ed approfondite sono state fatte, tali da far considerare questo vitigno come autonomo, e degno di dare origine a vini riportanti il suo nome in origine, cosa però che il ministero delle Politiche agricole non ha ancora autorizzato.

Analoga vicenda il vitigno ha avuto in Cile, dove inizialmente era confuso con il Merlot. Qui invece è possibile trovare vini a nome Carmenére. Anzi questo paese sta cercando di differenziare le proprie produzioni individuando in questo vitigno un elemento basilare, visto che nel suo paese di origine, la Francia, questo vitigno non ha presenza significativa.

Oggi nel nostro paese questo vitigno compare in molte DOC assimilato al Cabernet franc, con il quale condivide spesso anche i filari, in cui l'intreccio è difficilmente districabile.

Grappolo di CarmenèreInteressante il lavoro di scoperta che ha fatto l'azienda Cà del Bosco della Franciacorta, che l'ha portata alla produzione del Carmenero, un vino fatto con Carmenére in purezza, e l'etichetta della bottiglia, che raffigura un lupo con pelle di pecora rappresenta il travestimento, l'inganno che questo vitigno nascosto ha creato in questi due secoli, dal suo arrivo in Italia.

Il Carmenère, ha profumi più ricchi ed colore più intenso, si differenzia per la preponderanza degli aromi primari riconducibili al sapore dell'uva: le note di frutta rossa (mora) e le sfumature erbacee sono appena percettibili.

 

Nonostante il vino abbia accompagnato la storia dell'uomo, da Noè a Valentino Rossi che innaffia i suoi tifosi con uno spumante dopo una vittoria, è necessario un lavoro intenso per conoscere a fondo il mistero che ancora circonda il prodotto più nobile dell'agricoltura, sospeso tra terra e cielo.

 

 

La Carmenère e Ca' del Bosco

Tutto è iniziato nel 1990 quando l'azienda Cà del Bosco decise di incrementare la superficie coltivata con varietà di uva nera. Vennero acquistate da un vivaista francese anche barbatelle di Cabernet Franc, quello vero.
In vigna sorsero i primi dubbi: era evidente che quel Cabernet 'francese' aveva poco a che fare con la varietà tradizionalmente coltivata in Franciacorta sotto il medesimo nome. Non solo ampelograficamente, ma anche fisiologicamente i due vitigni erano significativamente differenti: il Cabernet 'francese' era più fertile ed aveva una produttività più regolare, era meno vigoroso, mediamente più precoce e maturava circa una settimana prima. Avevano notato che i grappoli del Cabernet 'francese' erano più piccoli, ma più compatti ed al gusto gli acini non avevano la spiccata nota erbacea tipica dei 'vecchi' Cabernet 'italiani'.
Era a quel punto quasi certo che non si trattasse della stessa varietà.
Nel medesimo periodo, gli stessi dubbi erano sorti in altre zone viticole coltivate con varietà bordolesi e si determinò che la varietà coltivata nel Nord Italia sotto il nome di Cabernet Franc ed in Cile come Merlot, era in realtà Carmenère.
Divenne allora necessario andare fino in fondo e vinificare separatamente le due varietà per apprezzare compiutamente tutte le differenze. Il primo anno di confronto è stato il 1993 e la prova venne condotta eseguendo la diraspatura delle uve direttamente sopra il tino in modo da farvi cadere il pigiato per gravità. Tutto ciò venne fatto per eliminare le note vegetali (peperone) che nel passato, soprattutto nella Carmenère, non avevano mai convinto.Il vino ottenuto dalle uve di Cabernet 'francese' aveva caratteristiche simili ai cugini bordolesi, Merlot e Cabernet Sauvignon, senza grande personalità ed originalità.

La Carmenère, oltre ai profumi più ricchi ed al colore più intenso, si differenziava principalmente per la preponderanza degli aromi primari riconducibili al sapore dell'uva: spiccavano le note di frutta rossa (mora) e le sfumature erbacee erano appena percettibili e nettamente ridotte rispetto al passato.
Un vitigno che spesso aveva lasciato l'azienda Cà del Bosco perplessa, diede la precisa impressione di avere grandissime potenzialità.
Nelle annate successive sono continuate le sperimentazioni: si sono approfonditi gli aspetti viticoli studiando i rapporti con i diversi portinnesti e cercando, con sfogliature e diradamenti dei grappoli, di ridurre l'intensità delle note vegetali. Parallelamente in cantina sono stati meglio analizzati gli aspetti relativi alla vinificazione cercando di equilibrare il grande contenuto antociano della Carmenère con una adeguata componente tannica, e le tecniche di affinamento in legno(percentuale di legni nuovi, durata...).

CarmeneroDal 2000 l'azienda Cà del Bosco ha affiancato alle vecchie vigne di Carmenère nuovi impianti e ad elevata fittezza, realizzati con marze prelevate nel cru della vecchia vigna Formica.

Carmenère, vitigno nascosto, inganno, travestimento, finzione o buona fede.

Ora si rivela.

Viene allo scoperto, si libera, si manifesta.

Ecco Carmenero di Cà del Bosco, catarsi enologica, unico e straordinario protagonista in un mondo nascosto.

 

Provocazione. Ma anche rivelazione.

La storia viene ironicamente ben raffigurata sull'etichetta da un lupo con la pelle di agnello.

Il Carmenero si contraddistingue per il colore molto intenso e cupo, per quel suo aroma potente e speziato, per il gusto pieno, ricco ed originale.

 

On line, la scheda completa del Carmenero.

 

 

I Viaggi del Fantic

I Viaggi del FanticAbbiamo intrapreso un tour "virtuale", una serie di incontri con alcune interessanti realtà della produzione vitivinicola italiana, presentati da Isagro Italia.
Lo scopo è quello di seguire le linee di sviluppo della viticoltura nazionale legata alla produzione di vini di qualità, ed alla loro commercializzazione. Il percorso toccherà numerose aree viticole italiane, dalle pendici delle Alpi fino a Pantelleria. Nelle puntate precedenti, disponibili nell'archivio de 'I Viaggi del Fantic', il tour è iniziato in Sicilia, per risalire fino alla valle del Caffaro, ai confini tra la provincia di Brescia e di Trento.

Toccheremo aziende di dimensioni e caratteristiche molto diverse con l'intento di vedere in quali modi un settore d'avanguardia come quello della nostra produzione vinicola si stia adeguando alle modifiche del mercato e come la competitività internazionale stia plasmando la nostra maglia aziendale.

Fantic è un marchio registrato da Isagro Italia.

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