Frequentemente sul ciliegio può manifestarsi sui frutti la presenza di spacco che rappresenta una fitopatia in grado di deprezzarne le produzioni creando un danno commerciale.
Le motivazioni che induconono al cracking sono rappresentate dalla sensibilità varietale alla patologia, dalla presenza di determinate condizioni ambientali, dal rapporto tra periodo fenologico e condizioni ambientali (risulta infatti essere maggiormente vulnerabile allo spacco nel periodo che va dall'invaiatura alla maturazione del frutto, soprattutto in concomitanza con un'elevata umidità atmosferica o piogge intense), da alcuni fattori colturali (ad es. portinnesto) e dalle caratteristiche intrinseche del frutto (ad es. dimensioni, spessore ed elasticità dell'epidermide, concentrazione degli zuccheri) (Lugli et al., 2001).
Meccanismi di sviluppo della patologia
I più importanti ricercatori ed operatori del settore in tanti anni d'attività hanno avanzato diverse teorie sui meccanismi responsabili della patologia.
La prima (Christensen, 1976) dà un ruolo importante alla bagnatura del frutto in seguito a piogge. In questo modo l'acqua che penetra per osmosi nella polpa del frutto porta ad un aumento del volume fino a creare delle lesioni più o meno evidenti ed estese.
La seconda (Sekse, 1998) ipotesi è sviluppata su due aspetti che in concomitanza creano le lesioni. Piccole lesioni possono essere create dall'acqua che penetra per osmosi attraverso l'epidermide esterno. Il principale responsabile delle lesioni è invece da attribuirsi all'incremento del turgore cellulare causato dall'assorbimento d'acqua da parte delle radici che estende le lesioni che si erano formate precedentemente. L'aumento del turgore ha infatti effetto sull'epicarpo e sul mesocarpo, i quali una volta oltrepassati i limiti d'elasticità subiscono le fratture (Pratella, 1996 - Edin et al, 1997).
Bisogna far presente che le lesioni possono essere presenti soprattutto in alcune aree del frutto che risultano essere maggiormente sensibili. Esiste infatti una correlazione inversamente proporzionale tra spessore della cuticola ed entità dello spacco (Sekse, 2005) che risulta ancor più marcata a livello apicale dove non è presente lo strato di cuticola esterna (Pratella, 1996).
Queste lesioni che si creano più o meno in modo localizzato rappresentano una via d'accesso per molti patogeni che così possono proliferare dando origine ad infezioni a volte di grande intensità.
Per poter ovviare a questa problematica gli agricoltori utilizzano la prevenzione con particolare riferimento all'utilizzo di sistemi fisico-meccanici (coperture antipioggia), chimici (composti a base di calcio, solfato d'alluminio o di rame, sostanze idrofobe, ormoni ed inibitori del metabolismo, bagnanti ed antitraspiranti) o la resistenza genetica.
Le coperture
L'utilizzo di coperture plastiche antipioggia riduce fortemente il danno da spacco senza però portare ad una totale scomparsa. I costi però elevati per creare l'impianto (mediamente circa 25.000 euro/ha) rappresentano un limite alla loro diffusione. Un loro utilizzo può risultare valido nel momento in cui si ottengono elevati redditi o s'instaura una coltivazione altamente specializzata.
I prodotti fitosanitari
Per prevenire il cracking si sono dimostrati efficaci diversi prodotti fitosanitari.
- soluzioni saline a base di calcio (ad es. Cloruro di Calcio in concentrazione dello 0,5%) con distribuzione soprachioma durante o in previsione di una pioggia (Rupert et al, 1997 - Lang et al., 1997). E' però necessario far presente che sono facilmente lavabili (trattando durante o prima di piogge molto intense possono essere facilmente eliminati riducendo la loro efficacia) e che utilizzare questo trattamento può portare ad un imbrattamento dei frutti con il conseguente loro deprezzamento;
- soluzioni a base di rame hanno dato buoni risultati ma la loro elevata fitotossicità ne sconsiglia l'impiego (Brown et al., 1995 e 1996 - Fernandes e Henriques, 1991);
- gli antitraspiranti in passato hanno dato risultati interessanti; oggi si è dimostrato come il loro utilizzo possa creare problemi sull'accumulo degli zuccheri generato da interferenze con i processi di respirazione e della fotosintesi dell'albero e con la traspirazione del frutto (Intrieri, 1974).
- A queste metodologie tradizionali è necessario affiancare delle metodologie più innovative che potrebbero in un futuro rappresentare valide alternative. In quest'ottica l'utilizzo di prodotti a base di silicio può rappresentare un approccio valido. La loro funzione consiste nell'aumentare l'elasticità dei tessuti, rinforzare la parete cellulare e formare uno strato protettivo sulla cuticola che ne ostacola la penetrazione dell'acqua e dei patogeni (Ma, 2007).
Il Dipartimento di coltura arboree dell'Università di Bologna sta eseguendo delle ricerche e delle sperimentazioni in collaborazioni con altri istituti italiani ed esteri per valutare al meglio la possibilità di poter introdurre un'efficace metodologia di trattamento a base di Silicio. In casi molto gravi le perdite per spacco possono raggiungere valori del 90% della produzione portando ad ingenti perdite economiche per i cerasicoltori. Secondo le prove fatte dai ricercatori l'utilizzo del Silicio è efficace in modo analogo se non superiore al cloruro di Calcio soprattutto in presenza di scarse e sporadiche piogge durante la fase di pre-raccolta e mantenendo inalterata la salubrità del frutto.
Informazioni da bibliografia universitaria e attività di ricerca e sperimentazione messe in atto dal Dipartimento di colture arboree dell'Università di Bologna (G. Sorrenti, M. Quartieri, S. Lugli e A.D. Rombolà) e dal Consorzio fitosanitario della provincia di Modena (S. Caruso).
Adattamento a cura di Lorenzo Cricca
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Fonte: Agronotizie