Il Gpl svolge un ruolo cruciale nell'attuale panorama energetico europeo, soprattutto nelle aree rurali e fuori dalla rete, fungendo da fonte energetica affidabile in diversi settori. Nell'industria, il Gpl alimenta attività come il riscaldamento, la saldatura e i macchinari, mentre in agricoltura viene utilizzato per pompe di irrigazione e impianti di riscaldamento. Nel settore dei trasporti, il Gpl per auto è il principale carburante alternativo in Europa, riducendo le emissioni e l'inquinamento atmosferico nelle città, con ulteriori applicazioni in unità mobili come i camion refrigerati per trasporto di derrate e riscaldatori portatili.
Questi esempi sottolineano l'adattabilità del Gpl con un effetto benefico legato alla sua ridotta impronta di carbonio. Pertanto, il suo utilizzo diffuso favorirebbe la decarbonizzazione dell'Unione Europea mediante una transizione verso i gas liquidi rinnovabili (GLr), come il Gpl rinnovabile (GLr), sia esso bio che di sintesi (prodotto con CO2 biogenica e H2 verde), e il dimetiletere rinnovabile (DMEr).
Grazie alla capacità di ridurre le emissioni di carbonio di oltre l'80% rispetto al Gpl convenzionale (e con un obiettivo del 100% raggiungibile sfruttando la compensazione), il GLr rappresenta una soluzione a breve termine per una riduzione significativa delle emissioni con un impatto minimo sugli impianti esistenti. Poiché il GLr è chimicamente identico al Gpl, i consumatori possono passare senza problemi dal prodotto petrolifero al suo equivalente rinnovabile senza dover sostituire i propri apparecchi utilizzatori, beneficiando di una riduzione immediata delle emissioni.
La sfida consiste nell'aumentare la produzione di GLr per soddisfare la crescente domanda. Attualmente, non è disponibile una quantità di GLr sufficiente a soddisfare tutti gli utenti. Sebbene soluzioni alternative come le profonde ristrutturazioni edilizie e l'installazione di pompe di calore elettriche siano possibili, le diatribe sull'impatto che il Superbonus ha avuto sui conti pubblici dimostrano che tali soluzioni non sono efficaci. Fortemente sovvenzionate dallo Stato, risultano costose, dirompenti e lente da implementare, soprattutto per le aree geografiche che dipendono dal Gpl.
Queste prospettive per il periodo 2040-2050 dimostrano che, con le tecnologie esistenti e le materie prime disponibili, è possibile produrre una quota rilevante della domanda di gas liquido in Europa nel 2050. Tuttavia, questo obiettivo può essere raggiunto solo con il necessario supporto politico, oggi mancante. Senza tale supporto, i consumatori sarebbero costretti a rimanere ancorati ad alternative non sostenibili come il Gpl.
Raggiungere la produzione di GLr su larga scala dipende dalla rimozione delle barriere normative e dalla creazione di un contesto di investimento prevedibile. Un quadro legislativo semplificato e tecnologicamente neutrale - cosa che manca nell'attuale Green Deal e nella Tassonomia Ue, viziati dall'ideologia "tutto elettrico" - è essenziale per liberare il loro pieno potenziale nella transizione energetica europea. Ciò richiede l'armonizzazione delle definizioni nella legislazione dell'Ue, l'adozione di un approccio basato sulle emissioni del ciclo di vita, il riconoscimento dei gas liquidi rinnovabili come investimenti sostenibili nell'ambito della Tassonomia Ue, la riforma della tassazione dell'energia per allinearla agli obiettivi climatici e la creazione di una certezza politica a lungo termine.
Attuando queste misure, i responsabili politici possono rafforzare la sicurezza energetica dell'Europa, decarbonizzare i settori difficili da ridurre e garantire una transizione equa per le comunità rurali e le industrie, rendendo i GLr parte integrante di un sistema energetico diversificato, resiliente e a basse emissioni di carbonio.
Secondo il Rapporto sui GLr 2024, pubblicato dall'associazione di categoria Liquid Gas Europe, il futuro dei gas liquidi dipende da una revisione fondamentale del quadro normativo dell'Ue, che garantisca che i combustibili siano valutati in base al loro potenziale complessivo di riduzione delle emissioni di gas serra.
Il Rapporto in questione esplora due scenari chiave per il futuro dei GLr in Europa:
- Scenario di base: un supporto politico limitato porta a una crescita lenta, con il GLr che rimane un combustibile di nicchia. La produzione raggiungerà 2,3 milioni di tonnellate (29,6 TWh) entro il 2040, ma ristagnerà, fallendo nello sfruttare il pieno potenziale di decarbonizzazione dell'Europa.
- Scenario alto: con un forte supporto normativo e la certezza degli investimenti, la produzione dei GLr aumenterà fino a 27,4 milioni di tonnellate (350 TWh) entro il 2050, raggiungendo il suo pieno potenziale di sfruttamento di rifiuti urbani e biomasse residue e garantendo la completa sostituzione del Gpl per il riscaldamento, i trasporti e i processi industriali difficili da elettrificare.
Un forte sostegno da parte dei Governi nazionali e dell'Ue è fondamentale per creare un contesto politico stabile che promuova la sicurezza energetica, l'innovazione, la crescita del mercato e una transizione energetica competitiva e accessibile. Tuttavia, la soluzione non riguarda solo nuove politiche, è necessario affrontare la complessità e l'incertezza dell'attuale quadro legislativo in materia di clima ed energia. Questo quadro normativo deve riconoscere le diverse esigenze energetiche delle aree rurali non collegate alla rete e delle imprese che si affidano a soluzioni energetiche flessibili e applicazioni di trasporto, garantendo che non siano svantaggiate nella transizione. Dovrebbe essere rivisto e semplificato con un approccio tecnologicamente neutrale per garantire che tutte le soluzioni energetiche a basse emissioni di carbonio, compresi i gas liquidi rinnovabili, possano competere equamente.
Per affrontare queste sfide è necessario concentrarsi su due principi fondamentali: semplicità e certezza.
La legislazione europea in materia di clima ed energia, come il pacchetto Fit for 55, spesso non è allineata tra obiettivi, definizioni e tecnologie supportate e questo porta a incongruenze, di cui elenchiamo alcuni esempi:
- Definizioni frammentate: la Direttiva revisionata sulla prestazione energetica nell'edilizia (EPBD) riconosce i biocarburanti come "fonti energetiche prive di emissioni di carbonio". Tuttavia, gli standard di prestazione in termini di emissioni di CO2 per auto e furgoni limitano i "carburanti a zero emissioni di carbonio" agli e-fuel, escludendo biocarburanti/biogas come il gas liquido rinnovabile. Inoltre, le definizioni fornite non sono coerenti con quanto stabilito nella Direttiva sulle energie rinnovabili (Red), che dovrebbe invece essere l'unico riferimento anche per tutti gli altri dossier specifici.
- Applicazioni finali poco chiare: sebbene il piano REPowerEU stabilisca un obiettivo di 35 miliardi di metri cubi (bcm) di biometano e biogas all'anno entro il 2030, manca di chiarezza sulle applicazioni finali del biogas, come il Gpl rinnovabile, creando incertezza per produttori e investitori.
- Politiche fiscali incoerenti: l'attuale revisione della Direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici (ETD) rappresenta sia un'opportunità che un rischio. Sebbene siano necessarie riforme per garantire una tassazione equa e tecnologicamente neutrale, l'attuale proposta non rispetta pienamente questo principio, non garantendo condizioni di parità per tutte le fonti energetiche. Allo stato attuale, la proposta rischia di scoraggiare l'adozione di combustibili rinnovabili, come il biogas, compresi i gas liquidi rinnovabili, già riconosciuti dalla Direttiva sulle energie rinnovabili (Red), favorendo al contempo in modo sproporzionato l'elettricità, indipendentemente dalla sua fonte di produzione. Analogamente, i combustibili a zero emissioni di carbonio, riconosciuti dagli standard di prestazione sulle emissioni di CO2 rivisti per auto e furgoni, potrebbero essere soggetti a politiche fiscali che ne ostacolano la competitività. È fondamentale che la Direttiva sulla tassazione dell'energia garantisca la coerenza tra le politiche dell'Ue e sostenga tutte le soluzioni per le energie rinnovabili che contribuiscono alla decarbonizzazione.
- Calcolo iniquo delle emissioni: il ricorso esclusivo alle emissioni allo scarico nel settore automobilistico e una metodologia simile nel settore del riscaldamento non tengono conto delle emissioni dell'intero ciclo di vita dei diversi combustibili. Questo approccio distorce i confronti tra i carburanti e rischia di rallentare i progressi dell'Ue verso una efficace riduzione delle emissioni e la decarbonizzazione.
Se non si correggono le incongruenze elencate sopra, l'Europa perderà una grande opportunità di sfruttare appieno il potenziale di rifiuti e biomasse residue per la produzione di un ottimo vettore energetico quale è il GLr.
A nostro modesto parere, è improbabile che l'attuale Commissione von der Leyen faccia marcia indietro sulle sue scelte ideologiche contro ogni tecnologia basata sulla combustione, perfino quando il combustibile è climaticamente neutro. Per assurdo, la principale zavorra che impedisce agli europei di diventare energeticamente indipendenti e climaticamente sostenibili è proprio la mancanza di basi scientifiche - o il palese ricorso a concezioni pseudoscientifiche - nella redazione del Green Deal e di tutte le normative ad esso collegate.