Sofiproteol, il gruppo francese al quale, attraverso Diester, fa capo Novaol, il principale produttore italiano di biodiesel, partecipa al programma BioTFuel per il biodiesel di seconda generazione, per la cui produzione non sarà più necessario ricorrere a materie prime alimentari. Attraverso un investimento complessivo di 112 milioni di euro in cinque anni, saranno realizzati due impianti pilota per la produzione di biodiesel partendo dalle biomasse, con un rendimento compreso tra il 20-30%. Questo vuol dire che da una tonnellata di biomassa secca si potranno ottenere 200-300mila litri di biocarburante.

 

A differenza di quanto avviene attualmente, dove per la produzione del biodiesel si utilizzano prevalentemente colza e soia, il prodotto di seconda generazione sarà invece ottenuto attraverso la lavorazione di vari residui agricoli e forestali, bucce di semi di girasole, trucioli di legno e altri materiali vegetali di scarto. L'obiettivo del programma BioTFuel è quello di dare vita a una nuova filiera energetica sfruttando elementi già disponibili, ma tuttora scarsamente valorizzati, senza dover ricorrere a produzioni agricole destinate all'alimentazione.
 
Il progetto, che ha ottenuto il sostegno del Governo francese attraverso l'approvazione dall'Agenzia per l'ambiente e l'energia francese (Ademe), oltre a Sofiproteol, vedrà coinvolti anche l'Istituto francese del petrolio (Ifp), Total, il gruppo tedesco Uhde e il Commissariato francese per l'energia atomica.
Per quanto riguarda l'Italia, sempre in tema di biodiesel di seconda generazione, va ricordato che anche Novaol sta sviluppando un progetto che, a differenza della Francia, si concentra sullo sfruttamento delle microalghe.
 
Le microalghe, infatti, presentano importanti caratteristiche: sono in grado di realizzare il processo di fotosintesi con un'efficienza di conversione dell'energia solare nettamente superiore rispetto alle materie prime tradizionali (colza, soia, olio di palma, ecc.) e sono caratterizzate da un alto contenuto di lipidi (fino al 60% della biomassa) utilizzabili come biocarburante.
 
La combinazione di questi fattori garantisce un'elevata produttività bioenergetica. Mentre un ettaro coltivato a girasole o colza può produrre dalle 0,7-1 tonn/anno di olio vegetale puro, un ettaro coltivato massivamente a microalghe con fotobioreattori può produrre dalle 10 alle 20 tonn/anno di olio vegetale puro.