Nell’attività vivaistica, attuata in contenitore o con sistemi fuori-suolo, il terreno naturale viene sostituito da vari substrati di coltivazione. Le piante allevate in contenitore, hanno un rapporto non equilibrato tra parte aerea e radice. Le esigenze in acqua, aria e nutrienti sono maggiori rispetto alle colture in pieno campo.
Per soddisfare queste esigenze è necessario ricorrere a substrati rappresentati da materiali organici o inorganici di vario tipo, che da soli o in miscuglio assicurino condizioni chimico-fisiche e nutrizionali ottimali e stabili nel tempo.
L’impiego di questi substrati ha una lunga tradizione nel vivaismo. Nel corso degli ultimi 10-20 anni si è assistito ad un aumento del numero di materiali utilizzati, per cui a quelli tradizionali si sono affiancati e/o sostituiti numerosi altri derivati da processi industriali. Il substrato deve svolgere diverse funzioni: sostenere la pianta, fornire nutrienti alle radici ed inoltre non deve essere fitotossico e contenere patogeni.
I materiali di cui si dispone al momento e che si possono impiegare come substrati sono numerosi e con caratteristiche e costi assai diversi.
Di fatto non esiste un materiale o un mix di materiali che si possano considerare universali per le diverse specie coltivate e le diverse tecniche di coltivazione. Sarà necessario prendere in esame i singoli materiali, in modo da avere una sufficiente conoscenza che ci porrà in condizione di fare la scelta più corretta a seconda delle condizioni in cui si opera, come la coltura e la fase di coltivazione, l’ambiente, il sistema di coltivazione, ecc..
Non sempre in un substrato coesistono tutte le caratteristiche desiderabili, perciò a volte si mescolano diversi materiali per far in modo che alcuni apportino quello che manca ad altri. Quando si programma una coltivazione in contenitore o in fuori suolo per la scelta del substrato dobbiamo tenere conto di una serie di aspetti importanti.
La loro idoneità dipende da una serie di caratteristiche e proprietà (difficilmente modificabili in corso di coltura). E’ necessario ricordare che la coltivazione su substrato in contenitore avviene in condizioni di limitata riserva idrica, di ridotto volano termico, con possibile spreco di acqua e nutrienti (inquinamento).
Un substrato di coltivazione è formato da una fase solida e da una serie di spazi (porosità) al cui interno trovano posto la fase acquosa e la fase gassosa. La fase acquosa contiene composti minerali ed eventualmente organici in soluzione. Ciascuna delle fasi costituenti il substrato possiede una funzione peculiare:
a) la fase solida assicura l’ancoraggio all’apparato radicale e garantisce la stabilità fisica della pianta;
b) la fase liquida assicura alla pianta l’approvvigionamento idrico e nutritivo;
c) la fase gassosa permette gli scambi “ossigeno - anidride carbonica” necessari al corretto svolgimento della respirazione radicale e microbiologica.
Ciascun substrato colturale è caratterizzato da una sua diversa ripartizione volumetrica secondo i differenti costituenti.
Elenchiamo di seguito le caratteristiche ed i requisiti generali che devono far parte di un buon substrato:
1. Capacità di ritenzione idrica, capillarità e drenaggio.
2. Struttura e buona aerazione.
3. Costituzione e stabilità fisica.
4. Potere assorbente o CSC.
5. Proprietà chimiche e pH.
6. Contenuto in elementi nutritivi ed EC.
7. Potere isolante.
8. Biologicamente inerte e sanità.
9. Densità e peso.
10. Basso costo e facilità di reperimento.
Si ricorda il Convegno-Incontro tecnico sui "Substrati di coltivazione" - venerdi 14 settembre 2007, in occasione del Flormart di Padova, Sala 7/A
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Fonte: Prof.i