Per avere successo è necessario fare scelte agronomiche chiare ed avere una giusta organizzazione della filiera. Per saperne di più sulla sua coltivazione, e per visitare il primo noceto specializzato da frutto piantato in Italia, i Vivai F.lli Zanzi hanno organizzato una giornata tecnica. L'evento si è tenuto lunedì 18 settembre 2017 presso l'azienda agricola Valier a Borsea (Ro).
Consumi e superfici, segno più
In base ai dati Istat del 2010 in Italia ci sono oltre 8.600 ettari di noce, concentrati soprattutto in Campania (24,5%), Lazio (7,9%), Sicilia (6,7%), Veneto (6%), Piemonte (5,8%) ed Emilia Romagna (5,6%). A livello mondiale i maggiori produttori sono Cina (1.289.572 tonnellate e il 43,7% della produzione), Iran (434.649 t pari al 14,7%) e Usa (418.775 t pari al 14,2%). L'Italia è al settimo posto con 11.900 tonnellate pari all'1,1% (fonte dati Fao 2014).La domanda di noci è in forte crescita, soprattutto in Europa, grazie al sempre maggiore interesse del consumatore verso aspetti nutraceutici e salutistici. Le noci, come tutta la frutta secca, sono ricche di sostanze antiossidanti e di acidi grassi polinsaturi, in particolare acido linoleico (omega 6) e linolenico (omega 3), noti per l’effetto positivo sul funzionamento dell’apparato cardio-circolatorio (Banel e Hu, 2009). In Italia l’aumento dei consumi è stato pari al 58,3% nel periodo 2000-2010 raggiungendo le 40mila t/anno (fonte Istat 2014). Pertanto esistono ottime prospettive per l’espansione della coltura in Italia.
La noce è un frutto ricco di antiossidanti e acidi grassi polinsaturi
(Fonte foto: © AgroNotizie)
Occhio alla varietà
Sia nel Veneto che in Romagna si è intrapresa la strada della coltura intensiva del noce da frutto, attivando progetti di filiera che mirano ad ottenere un’elevata specializzazione."Il nostro vivaio - spiega Giovanni Zanzi, dei Vivai F.lli Zanzi - produce ogni anno oltre 200mila piante. Le cultivar su cui abbiamo puntato sono Chandler*, Lara® Pieral* e Tulare*, che producono noci di elevata qualità e rispondenti alle attuali richieste di mercato. Pur essendo di provenienza straniera si adattano perfettamente alle esigenze pedoclimatiche del nostro Paese.
L'esperienza che abbiamo fatto in questi anni ci dice che il noce sia una coltivazione che possa garantire un buon reddito. Per guardare al futuro con ulteriore ottimismo è necessario però migliorarne l'organizzazione e l'aggregazione dell'intera filiera.
Per questo motivo ad ottobre incontreremo importanti cooperative agricole ed aziende per promuovere la creazione di un Consorzio di tutela al fine di organizzare la filiera ed aumentare il valore, e tentare così di superare la concorrenza dei nostri competitor (Cile e Stati Uniti in primis)".
Altro aspetto prioritario della nocicoltura italiana è sviluppare un moderno vivaismo nocicolo, perfezionando le tecniche di propagazione al fine di aumentare la qualità del materiale vegetale e contenere il prezzo delle piante.
Impianto moderno di noce in provincia di Forlì
(Fonte foto: © AgroNotizie)
Come coltivarlo?
Per coltivarlo al meglio è importante scegliere ambienti vocati."Preferisce ambienti eterogenei dal punto di vista climatico - spiega Alberto Valier, dell'azienda agricola Valier -, visto che necessita di un certo numero di ore di freddo e di caldo. Da evitare le zone litorali del Sud Italia. Il suolo deve essere sano, ben aerato, con scarso ristagno idrico, con basso calcare attivo ed il pH non deve essere eccessivamente acido. E' da piantare in terreni fertili e non marginali".
La moderna nocicoltura prevede un elevato grado di specializzazione con tecniche agronomiche che ricorrono all’utilizzo della meccanizzazione per le operazioni di potatura e raccolta. La gestione è orientata al mantenimento del suolo mediante inerbimento totale o parziale e all’utilizzo di tecniche di allevamento per l’ottenimento di piante idonee all’esecuzione della potatura meccanica.
"Tra gli aspetti di tecnica colturale più critici - continua Valier - sono da evidenziare l’importanza dell’approvvigionamento idrico e della difesa fitosanitaria. La pratica dell’irrigazione è necessaria per mantenere elevati standard produttivi e qualitativi. Complessivamente l'acqua da somministrare è di circa 2500 m3/ha. I sistemi migliori sono quelli che richiedeno l’apporto di medio-bassi volumi.
Visto i costi e le cure è necessario un investimento di almeno 10-15 ettari. Si consigliano da 250 a 400 alberi/ha (contro 100-150 alberi/ha di quelli tradizionali) con sesti variabili da 7x6 metri a 7x3,5 metri, secondo la varietà impiegata. Nel nostro caso con Chandler* e Lara® Pieral* abbiamo usato circa 300 piante mentre con Tulare*, più vigorosa, siamo calati a 200 piante".
Raccolta meccanica per scuotimento in un noceto
(Fonte foto: © AgroNotizie)
Costi e guadagni: alcuni datiPer creare un impianto medio servono 10-12mila euro all'ettaro (240 piante ad ettaro con sesto 7x6 metri), a cui vanno aggiunti altri 10-12mila euro/ettaro per allevare le piante fino al 5° anno. A partire da 5° anno e fino al 25° anno (termine ipotetico di fine carriera) i costi di produzione sono circa 8-9 mila euro/ettaro, tra spese di ammortamento e di gestione vera e propria.
"Dal 5° anno si inizia a guadagnare - conclude Giovanni Zanzi -, con prospettive decisamente interessanti. La Plv stimata è di circa 17mila euro all'ettaro, ipotizzando un prezzo di vendita di 3,50 euro al chilo e una produzione di 50 quintali/ettaro".
Per maggiori informazioni contatta i Vivai F.lli Zanzi all'indirizzo email vivaizanzi@vivaizanzi.it