Il dibattito, moderato dal professor Gioacchino Garofoli, economista dell’Università dell’Insubria, tra l'Italia e la Svizzera, ha visto susseguirsi vari interventi di esponenti del mondo accademico e scientifico sulla situazione del settore e sulle opportunità della trasformazione.
“Solo in questo modo e programmando le semine con una visione ampia del mercato, è possibile evitare eccessi di offerta e diminuzione dei prezzi”, così si è espresso il relatore Giovanni Daghetta, presidente regionale della Cia.
La necessità inderogabile di una strategia nella scelta delle sementi è stata poi più volte ribadita nei vari interventi, tra cui quello di Roberto Magnaghi, direttore dell’Ente risi che, in aggiunta, ha presentato uno studio approfondito sulle oscillazioni di mercato tra produzioni, esportazioni ed importazioni facendo riferimento all’ambito comunitario. Il direttore ha poi rimarcato l’importanza della coesione della filiera per contrastare le congiunture economiche sfavorevoli e le insidie del mercato globale.
Particolarmente apprezzata è stata la relazione del presidente dell’Airi, Mario Francese, il quale ha sottolineato la difficoltà nella contrattazione europea per arginare le importazioni dai Paesi Eba, meno sviluppati, e la necessità di perseguire una strategia condivisa tra organizzazioni agricole, industria ed ente pubblico per tutelare gli interessi del comparto.
Al presidente nazionale Cia, nonché coordinatore di Agrinsieme, Secondo Scanavino, sono state affidate le conclusioni. Scanavino ha ricordato il rischio che il trattato Ttip potrebbe comportare di ulteriori importazioni selvagge di riso indica in transito dagli Usa e proveniente dal Vietnam e la possibilità, in studio, di abbinare gli aiuti accoppiati Pac alle sole varietà indica, per calmierare i prezzi delle varietà da interno e contrastare la concorrenza dei Paesi meno abbienti, “fermo restando - ha puntualizzato il presidente - che il beneficio rimanga nelle tasche dei produttori e non sia inglobato nel prezzo dall’industria”.