La crisi economica è sempre più stringente e l’agricoltura vive un momento di difficoltà.
Per capirne al meglio le cause e dare risposte concrete ai produttori in affanno, abbiamo intervistato Stefano Foschi, ricercatore presso il Crpv – Centro ricerche produzioni vegetali

Albicocche di qualità, buone da mangiare e che soddisfino le esigenze del consumatore. Sono questi gli elementi indispensabili per fare reddito?
“La soddisfazione del consumatore finale è il fattore determinante per conferire redditività a tutta la filiera. In un momento di crisi, all'interno di un comparto identificato nelle commodity, soltanto una qualità superiore e ben percepita dal consumatore può incentivare all'acquisto di un prodotto. Mi piace ricordare l'esempio di Candonga® Sabrosa*. Questa fragola, la più coltivata nel sud Italia, viene venduta a prezzi più alti rispetto alle altre varietà. Nel periodo invernale (febbraio-marzo), non proprio stagione tipica per le fragole, raggiunge i 4-5 euro/kg. Riesce a trovare elevato apprezzamento di vendita grazie alle sue caratteristiche organoletiche: ottimo sapore ed aroma, accompagnate da aspetto attraente. Conseguentemente Candonga®, grazie a queste caratteristiche, permette ai produttori di avere maggiore redditività. Possiamo quindi affermare che qualità e redditività sono obiettivi raggiungibili, anche nella frutta altamente deperibile (la fragola lo è sicuramente più rispetto all'albicocca)”.
 
Tecnologie, vivaismo e nuove varietà. Come l'albicocchicoltura mondiale guarda al futuro? 
“La redditività deve essere spalmata su tutta la filiera: si parte da chi produce varietà (i breeder) e da chi moltiplica e vende piante (vivaisti), passando ai produttori di materia prima (agricoltori), fino al comparto commerciale (strutture di condizionamento e vendita). Il miglioramento genetico è molto attivo nella proposizione di nuove varietà, ed i buoni risultati economici che questa specie ha evidenziato negli ultimi anni spingono decisamente verso un rinnovamento varietale (talvolta anche troppo spinto).

Mi preme ricordare come a fianco di una nuova varietà vada associata un'adeguata tecnica colturale, sempre tarata sullo specifico genotipo; come dico sempre ‘ad ogni varietà la sua tecnica’. Nello specifico si stanno facendo passi in avanti sia sull'impiantistica che sulla gestione colturale. Per quanto riguarda i nuovi impianti, soprattutto nelle zone di bassa pianura, si sta assistendo ad una intensificazione del numero di piante per ettaro, con adeguamento delle strategie di potatura e nutrizione. Particolarmente interessante appare anche la possibilità di razionalizzare i costi attraverso il diradamento meccanico, effettuato con strutture portate dalla trattrice (es: macchina Darwin) o con agevolatrici elettriche o pneumatiche portate a mano. Dalle prime esperienze il risparmio sui costi appare consistente, così come il vantaggio che ne deriva in termini di qualità del prodotto, soprattutto per maggiore pezzatura. Ovvio che la forma di allevamento dovrà essere modulata anche in funzione di questo intervento. Inoltre l'intensificazione degli impianti ha reso necessaria la vendita di piante preformate in vivaio, cioè dotate di un buon numero di rami anticipati”.

 
Innovazione varietale come protagonista di un'agricoltura moderna e sostenibile: Qual'è lo scenario? Quali sono i parametri su cui il miglioramento genetico sta puntando?
“L'innovazione varietale è da sempre il motore dello sviluppo. Lo scenario di oggi si caratterizza per un consumatore sempre più attento a quello che mangia, sia per motivi salutistici e organolettici, che per motivi etici. All'interno della mia attività come dipendente Crpv di Cesena sono il Referente tecnico del Progetto MASPes, relativo al Miglioramento Genetico focalizzato all'introduzione di nuove varietà di albicocco, pesca e nettarina; il progetto è gestito da Crpv e Astra, e co-finanziato da alcune delle principali Organizzazioni di produttori della regione Emilia-Romagna (Apofruit, Apoconerpo, Orogel FrescoPempacorer-Terremerse). 
Il Referente Scientifico è il Prof. Bassi dell'Università di Milano.
Stiamo cercando di lavorare sia su parametri legati alla pianta che al frutto. Sulla pianta puntiamo all’affidabilità produttiva, autofertilità completa, elevata densità di fioritura e costanza produttiva negli anni. Sul frutto ricerchiamo una bella presentazione estetica (colorazione di fondo aranciata con sovracolore rosso ben evidente), adeguata pezzatura ed elevate caratteristiche organolettiche. Il sapore dovrà essere composto da elevato grado zuccherino, mantenendo l'acidità della polpa e della buccia a livelli non eccessivi. Un elemento che dovrà caratterizzare le nostre varietà in futuro sarà la resistenza al virus della shraka (Ppv), cosa peraltro gia messa in atto nella pratica con la diffusione della varietà Bora®BO90610010*"
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