A tre anni di distanza dall’ultima edizione del Convegno su ‘La coltura del Pero’, la Camera di Commercio di Ferrara ed il Dipartimento di Colture Arboree dell'Università di Bologna hanno organizzato un nuovo incontro che si è tenuto a Ferrara il 14 novembre 2008 con lo scopo di fare il punto sulla situazione del comparto pericolo e sull’innovazione tecnologica ed agronomica che hanno caratterizzato l’ultimo triennio.
'La coltura del pero in Italia - spiega Ugo Palara presidente della sezione frutticoltura della SOI Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana – riveste un ruolo primario nel contesto frutticolo e, per diversi aspetti, è leader di settore in Europa grazie alle capacità tecniche e professionali degli operatori ed alla indiscussa qualità del prodotto, sempre più apprezzato e ricercato in molti mercati internazionali. Tuttavia produrre oggi non è così facile visto le tante variabili agronomiche, impiantistiche, sanitarie e gestionali che incidono sulle rese quali-quantitative del frutteto e quindi sulla redditività economica degli impianti. Ciò si traduce nella costante necessità di nuovi apporti tecnico-scientifici, di attività di sperimentazione mirate alla messa a punto di processi produttivi sempre più rispettosi dell’ambiente e del consumatore, ma anche nella necessità di ripagare questo sforzo tecnico attraverso una politica di valorizzazione e di promozione commerciale che favorisca la diffusione delle pere italiane nei più vasti contesti mercantili internazionali.'
Le pere nel mondo
La produzione mondiale di pere assume una diffusione meno globalizzata rispetto ad altre colture in quanto maggiormente legata all’ambiente pedo-climatico di coltivazione. Complessivamente la produzione supera i 19 milioni di t di cui circa 18 milioni milioni provenienti dall’emisfero Nord (Cina, Italia, Stati Uniti d'America, Spagna e Corea) e circa 1,4 milioni da quello Sud (concentrata in Argentina, Cile e Sud Africa). Nell’emisfero Nord domina come già evidenziato la Cina anche se oltre le pere tradizionali produce tipologie non adatte all’Europa ed ai suoi mercati. Se si esclude quindi la Cina il principale paese produttore è l’Italia con il 14% del totale seguita da Stati Uniti col 12%, Spagna col 9% e Corea col 7%. (Fonte dati: CSO di Ferrara)
Le pere in Europa
La produzione europea di pere risulta stabile sui 2,5 milioni di tonnellate anche se per il 2008 è prevista una diminuzione. Il principale produttore rimane comunque l’Italia con 900.000 t (dati 2007) con una produzione per il 2008 stimata al di sotto delle 800.00 t a causa di diminuzione delle rese. La seconda posizione rimane alla Spagna con 500.000 t di pere prodotte (anche se in forte contrazione), seguite da Belgio con 280.000 t, Olanda con 250.000 t e Portogallo con 160.000 t. Un aspetto molto importante è la disponibilità varietale: i dati relativi al periodo 2000-2007 in Europa mostrano la tenuta di William (320.00 t), e la cresita di Conferente salita da 600.00 t del 2000 alle 815.000 t del 2007. L’Abate Fetel risulta in crescita (anche se si produce quasi esclusivamente in Italia) con le attuali 300.000 t . Interessanti altre crescite locali con la Rocha portoghese (140.000 t) in Portogallo e Blanquilla o Spadona estiva in Spagna. (Fonte dati: CSO di Ferrara)
Le esportazioni italiane
L’Italia esporta una quota di produzione che dal 2000 ad oggi è salita dal 15%al 17% dell’offerta nazionale, in particolare nel 2000-08 ha avviato sui mercati esteri circa 160.000 t di pere pari al 17% della produzione totale. Le esportazioni nazionali sono destinate principalmente ai paesi dell’UE per un valore di circa 130.000 t (92%) e solo 10.000 t sono destinate al mercato extra UE (8%).Il mercato più importante risulta essere quello tedesco dove viene esportato il 42% del totale anche se in aclo rispetto a qualche anno fa. Tiene la Francia con il 20% . Interessanti anche i mercati di Gran Bretagna, olanda, Belgio, Austrai, Grecia, Romania, Ungheria, Slovenia e Russia. Le pere italiane vengono esportate solo in autunno Ottobre Dicembre quando si concentra il 40 % del prodotto esportato Un ulteriore 35% viene esportato nei mesi di Gennaio, febbraio e marzo. Oltre l’Italia altri paesi che esportano in Europa sono Belgio, Olanda, Spagna e Francia. (Fonte dati: CSO di Ferrara)
Emilia-Romagna, il progetto di filiera
L’Emilia-Romagna è la culla della produzione europea di pere grazie alla capacità di ospitare oltre il 60% della superficie italiana e di contribuire per quasi il 70% nella produzione nazionale. Questo scenario tuttavia non salvaguardia la produzione regionale da possibili rischi di mercato. Le esportazioni, che ammontano a circa 130.000 t/anno, da qualche anno sono in diminuzione e negli ultimi cinque anni sono calate del 15%. La situazione diventa ancora più preoccupante se si guarda all’andamento delle importazioni, che negli ultimi cinque anni sono salite da circa 100.000 a 120.000 t/anno: oltre il 60% provenienti dall’Argentina e Cile e per un altro 30-25% da Spagna, Francia, Belgio e Olanda. Relativamente al mercato interno si segnala una forte concentrazione dell’offerta che si attesta su tre varietà, rappresentate da Abate Fetel (280.000 t), William (130.000 t) e Conference (120.000 t). Inoltre è evidente un calo dei consumi (circa del 10%) che potrebbe ancora crescere se rapportato alle attuali disponibilità di spesa delle famiglie. La scarsa gamma dell’offerta potrebbe pertanto aggravare i rischi economici per questa coltura in quanto eventuali problemi di sovrapproduzione difficilmente sarebbero assorbibili dalle esporatazioni.
In funzione di questo la Regione Emilia-Romagna nell'ambito della Legge n.28/98 Promozione dei servizi di sviluppo al sistema agro-alimentare ha approvato per il triennio 2007-2009 il progetto integrato per il sostegno della filera pero in Emilia-Romagna. Il progetto è coordinato dal Crpv Centro ricerche produzioni vegetali, con il coofinanziamento delle Provincie di Modena, Ravenna e Ferrara e delle OP ortofrutticole che aderiscono al Crpv. Il progetto così come è stato ideato , impostato ed implementato si candida ad essere un primo esempio di ricerca italiano capace di coinvolgere integralmente la filiera pero.
Gli obbiettivo sono:
- Vocazzionalità: dare precise informazioni sul grado di vocazionalità dei suoli presenti nelle varie provincie in relazioni ai vari portinnesti e delle piante autoradicate.
- Portinnesti: valutare il comportamento dei portinnesti presenti sul mercato sia se si tratta di quelli tradizionali sia dei nuovi arrivati.
- Sistemi d'impianto: Definire quali sono i reali pregi e difetti dei nuovi sistemi d'impianto a media ed alta densità.
- Irrigazione: migliorare ed integrare le conoscenze disponibili in merito alle tecniche di stress idrico controllato(SIC) e areated drip irrigation (ADI).
- Superamento della clorosi ferrica: Valutare i vari portinnesti in funzione di questa problematica e contemporaneamente verificare se esistono altre soluzioni agronomiche alternative ai portinnesti tolleranti e resistenti.
- Maturazione controllata: valutare assieme alle centrali ortofrutticole ed alle GDO una nuova tecnica di maturazione controllata di tipo dinamico con l'obbiettivo di mettere in vendita un prodotto pronto per il consumo subito dopo l'acquisto.
- Prevenzione del riscaldo superficiale: In questo caso si cerca di sostituire i vecchi ed attuali trattamenti post-raccolta a base di etosicchina e difenilammina (molto tossici e poco eco-compatibili), con nuovi ed a nimor impatto sul prodotto come quelli fisici e/o con prodotti a bassa tossicità (1-MCP).
- Qualità organolettica: Studiare alcuni parametri qualitativi che siano di orientamento agli operatori della filera per proporre al consumatore caratteristiche organolettiche di piena soddisfazione.
Conclusioni
La congiuntura internazionale – spiega Carlo Alberto Roncarati presidente CCIAA di Ferrara - attraversa una fase delicatissima e per molti aspetti preoccupante. La crescita dei paesi industrializzati è quasi ovunque modesta mentre il nostro paese è addirittura prossima allo zero con effetti molto negativi sulla fiducia delle imprese, sulla loro volontà di investire e persino sulla capacità di spesa delle famiglie. Senza non dimenticare la polemica sugli aumenti dei prezzi dei generi alimentari. Se a ciò si aggiunge che il numero delle referenze di generi ortofrutticoli presenti sugli scaffali di centri di vendita va continuamente aumentando quale conseguenza della globalizzazione e della destagionalizzazione dei consumi anche per un frutto pregiato come la pera ottenere una soddisfazione economica adeguata al costo di produzione e all’impiego degli operatori della filiera.
Bisogna non indebolire il sistema creando nuove opportunità per evitare un’ulteriore flessione dei consumi, ricercando uno standard qualitativo medio-alto, capace di soddisfare le esigenze del consumatore, evitare l’innalzamento eccessivo dell’offerta, trovare nuovi sbocchi di mercato e risorvere il problema delle barriere SPS o barriere fitosaniyarie ustae come limitazione alla libera circolazione delle merci.
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Plantgest, il motore di ricerca delle varietà frutticole
Autore: Lorenzo Cricca