Il convegno avviene a conclusione di una campagna che ha offerto notevoli opportunità di mercato per le albicocche di qualità, come ormai da qualche anno. Non c’è gran concorrenza mondiale per le albicocche fresche, di cui l’Italia è il primo Paese produttore. La partita si gioca tra Italia, Midi francese e Spagna. Il Cuneese da anni segue una linea di qualità, giocando soprattutto su un paniere varietale tra i più avanzati a livello internazionale, capace di mettere al primo posto il piacere del consumatore, senza dimenticare le esigenze della distribuzione.
Nonostante la situazione favorevole, la stagione dell’albicocco in Piemonte è stata tutt’altro che facile. Ci si è messo di mezzo il tempo con la primavera ad andamento inverso: prima il gran caldo a marzo e aprile, tale da provocare un “stretta” allo sviluppo vegetativo e all’accumulo di sostanze della qualità nei frutti. Poi piogge persistenti e freddo da maggio a metà giugno, quando serviva il sole. Risultato: una qualità delle albicocche precoci al di sotto delle aspettative e dell’impegno profuso nella coltivazione. Cui si aggiunge la forte grandinata precoce che ha colpito l’area storica dell’albicocco: Piasco e Costigliole. Insomma, una buona occasione mancata, in un’annata in cui l’eccellenza produttiva cuneese era attesa dai mercati.
Non per questo ci si tira indietro, anzi – riflettendo sulla qualità che paga – ci si rende conto che è l’ora di lasciare il vino sfuso ai concorrenti e valorizzare la nostra qualità, facendo dell’albicocca di Cuneo il barolo dei vini.
I percorsi possono essere diversi. Si discute in questi giorni all’Assortofrutta dell’iter della “Albicocca Cuneo Igp” complicato dalla normativa comunitaria appena entrata in vigore. Altri operatori scelgono la strada di “club” in esclusiva, puntando sulle caratteristiche riconoscibili di nuove linee varietali, valorizzate, oltre che dalla qualità intrinseca, anche dal confezionamento e da accordi di esclusività con i distributori.
In effetti, le colline del Saluzzese, anzi tutto l’ambiente pedemontano che si estende fino in provincia di Torino, per non parlare delle colline del Roero, del Monferrato e delle vallate appenniniche dell’Alessandrino, sono ambienti vocati all’albicocco.
Quel che sta facendo da anni il Creso è di individuare le varietà che esprimano il massimo della qualità in questi ambienti particolari, al limite nord della fascia di coltivabilità della specie. Lunedì si farà il punto sull’innovazione varietale, mettendo a disposizione in diretta i risultati di queste ultime settimane.
Dopo un esame dell’andamento climatico a cura di Cristiano Carli, Lorenzo Berra, responsabile del dipartimento innovazione varietale del Creso, illustrerà i risultati 2007 e proporrà le riflessioni del Centro sulle liste di programmazione dei nuovi impianti.
Si intende continuare nella linea di questi anni: dalla sperimentazione all’innovazione in pieno campo senza perdere tempo. Interessanti quest’anno i risultati di nuove varietà precoci, che – rispetto a quelle finora disponibili – riescono a fare qualità già dalla seconda decade di giugno. Non si potranno illustrare tutte le varietà: la sorpresa di quest’anno è che molte nuove varietà di pregio saranno a disposizione solo nella seconda metà di luglio e nel mese di agosto. Si stanno ottenendo i primi incoraggianti risultati rispetto a quanto chiede la distribuzione: avere sugli scaffali un’albicocca di qualità da giugno ad agosto. Quattro mesi rispetto ai due scarsi attuali non è un salto da poco, ma le nuove varietà per farcela ci sono e Manta è il primo centro di sperimentazione in Italia che può mettere a disposizione dei frutticoltori questi risultati.
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Fonte: Creso - Consorzio di ricerca sperimentazione e divulgazione per l'ortofrutticoltura piemontese