Durante un evento che si è tenuto al Distal (dipartimento di Scienze e tecnologie alimentari) dell'Università di Bologna si è fatto il punto sulla precision farming e si è cercato proprio di capire il perché di tanta diffidenza.
Che l'agricoltura di precisione porti a vantaggi sia economici (più o meno accentuati a seconda delle dimensioni aziendali) sia ambientali è un dato che si può dare come assodato. Attraverso la riduzione dei costi operativi per il risparmio di input agricola, l'aumento delle rese e l'uso di tecnologie che permettano la distribuzione degli input in maniera sito specifica si ottengono vantaggi economici; essere precisi nella gestione agronomica del campo implica la mitigazione degli impatti ambientali negativi derivanti dall'eccesso di fitofarmaci, acqua o fertilizzanti. Per convincere un agricoltore a investire in tecnologia e a convertirsi all'agricoltura di precisione però ci vuole di più, l'agricoltore vuole sapere quanto risparmierà, in quanto tempo, quando recupererà l'investimento iniziale, vuole quantificare l'aumento delle rese e conoscere eventuali altri vantaggi. Anche quando tutti questi dati siano noti, resta comunque un problema di resistenza al cambiamento.
Come spinta a prendere la decisione a breve sarà disponibile un tool studiato proprio dai ricercatori del Distal in collaborazione con l'Università di Copenhagen, con la svizzera Agroscope e con Agenso, azienda che offre supporto digitale alle aziende agricole. Il tool è stato sviluppato nell'ambito del progetto Pamcoba (Precisione agriculture, methodologies for cost benefit analysis), sotto il cappello della Commissione europea e ha come scopo proprio l'analisi costi-benefici dell'adozione dell'agricoltura di precisione.
A raccontare la novità è stato Marco Medici, ricercatore dell'Unibo. Attraverso una serie di maschere online, in parte da compilare a cura dell'interessato, sarà possibile determinare molte delle incognite che, normalmente, pesano nelle scelte. Per il momento il tool è stato modellato su grano, mais, barbabietola, colza e patata, ma è ancora in corso di sviluppo. Una volta che saranno stati immessi i dati aziendali, quindi colture, rese, struttura dell'azienda, prezzi di vendita delle colture, area dedicata e le tecnologie che si intende introdurre associate a quali tipi di operazioni, la app è in grado di restituire appunto un'analisi costi-benefici dell'investimento con anche un report suddiviso in dati economici e dati di impatto ambientale. Sarà quindi possibile stimare in anticipo la riduzione di input agricoli, il risparmio in combustibile, acqua, energia elettrica.
Il tool che a breve sarà a disposizione potrà forse convincere qualche agricoltore in più a fare il grande passo. Sono diversi però i problemi che restano sul tavolo prima che l'agricoltura di precisione possa diventare il normale modus operandi. Stefano Vecchi, dell'azienda agraria dell'Università di Bologna, durante lo stesso workshop al Distal, li ha così riassunti: "Abbiamo per prima cosa un problema di dimensione aziendale, la struttura in Italia è ancora quella di piccole e piccolissime aziende. Le nuove tecnologie devono essere poi accompagnate da una certa professionalità in modo che la comprensione e utilizzazione dei dati non elimini i vantaggi che l'agricoltura di precisione comporta, in campagna l'agronomo deve conoscere poi bene le nuove tecniche e deve dedicare tempo all'osservazione e alla comparazione di ciò che vede in campo con ciò che risulta dai software, dalle mappe, dai sensori. Con gli andamenti climatici variabili di oggi inoltre, molto spesso, i modelli creati rischiano di non essere più validi".
Perché l'agricoltura di precisione si diffonda servono tecnici formati, la standardizzazione dei protocolli di comunicazione fra macchine, infrastrutture tecnologiche adeguate e soprattutto un cambio di mentalità.