Quanto manca al trattore senza operatore? Per ora siamo ai prototipi, ma l'attesa di una nuova frontiera dell'automazione, che permetta di guidare o gestire macchine operatrici senza la presenza dell'uomo accende le fantasie non soltanto perché entreremmo in una nuova era tecnologica, ma perché daremmo un aiuto concreto per risolvere una delle questioni aperte dell'agricoltura: la carenza di manodopera.

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Di esempi concreti di difficoltà a reperire la manodopera e di tentativi di introdurre soluzioni automatizzate ce ne sono in quantità. Dai robot per la raccolta dei piccoli frutti (lamponi, fragole, mirtilli), che vengono studiati applicando concezioni simili alla chirurgia di precisione, a quelli chiamati a raccogliere le mele o altri frutti direttamente sugli alberi e che devono essere in grado di individuare e prelevare i frutti maturi (se ne sta occupando l'Università di Auckland, in Nuova Zelanda, nell'ambito di kiwi e mele), fino all'automazione che sta sperimentando Danish Crown, una delle industrie di macellazione più all'avanguardia in Europa per sostituire gli sforzi dell'uomo con braccia meccanizzate in grado di appendere i diversi tagli del maiale al palo che, sdrammatizzando, viene definito "albero di Natale".

 

Una soluzione che risponde appunto da un lato a difficoltà di reperimento di forza lavoro e, dall'altro, alleggerisce notevolmente la fatica da parte degli operatori. Per non parlare della nuova frontiera dell'impollinazione robotizzata, che potrebbe essere impiegata nelle serre di vertical farming. Insomma, nessun limite alla fantascienza.

 

Alcune domande sorgono spontanee. Saranno le macchine a salvare l'agricoltura? O l'automazione sarà una spinta alla disoccupazione o, comunque, il lavoro della macchina non sarà mai all'altezza di quello umano?

 

Forse il problema non sta in queste domande e, anzi, non v’è dubbio che il ricorso all'automazione, alla robotica, alla digitalizzazione sia un nuovo step da percorrere per migliorare la produttività, la competitività, la vita stessa nelle aziende agricole e si configuri in un beneficio concreto per uomini e macchine.

 

In Australia il sito Food Processing si è interrogato sui vantaggi dell'utilizzo di intelligenza artificiale nella produzione e nella filiera alimentare. La sintesi di una riflessione articolata può essere questa: l'intelligenza artificiale migliora la visibilità e la tracciabilità della filiera; ottimizza i parametri di produzione migliorando l'efficienza del processo produttivo; promuove la sicurezza alimentare e i controlli di qualità monitorando i parametri di controllo fondamentali; le elaborazioni dell'intelligenza artificiale possono tradurre le molteplici esigenze dei consumatori nello sviluppo della produzione, consentendone la personalizzazione e favorendo scelte nutrizionali intelligenti; l'intelligenza artificiale aumenta la sostenibilità e riduce gli sprechi alimentari.

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Se parliamo di carenza di manodopera, però, sarebbe forse più opportuno spostare l'attenzione sulle cause e interrogarsi. Per quale motivo l'agricoltura ha perso appeal? I giovani sono sempre più immersi nelle nuove tecnologie, mangiano pane e smartphone, sono nativi digitali, vivono - forse troppo - in simbiosi con i social e il mondo virtuale. L'agricoltura, la meccanizzazione agricola, è fortemente proiettata verso le tecnologie ipersofisticate. Perché, viene allora da chiedersi, i giovani restano lontani dall'agricoltura? Le difficoltà di ricambio generazionale sono note, tanto nel settore agricolo quanto nel comparto agromeccanico. Vi sono contoterzisti condannati alla ricerca perenne di manodopera, costretti a frenare l'ampliamento aziendale perché poi non avrebbero sufficienti uomini per i loro mezzi agricoli. È normale? Come mai?

 

È una questione di disinteresse in quanto il settore agricolo è visto come banale? Obsoleto? Bucolico? È forse un problema di paga oraria? Si chiede troppo ai lavoratori in rapporto al salario? Forse - e sottolineo forse - l'aspetto della retribuzione può valere per chi raccoglie frutta per molte ore al giorno (ma ci sono anche tutte le cautele dal caso, come lo stop nelle ore più calde). Ma l'aspetto economico non credo sia la causa della carenza di operatori di stalla, visto che gli stipendi dei mungitori sono tutt'altro che bassi. Perché è così difficile trovarli, allora? Chi ha la risposta, o anche solo un'ipotesi, è pregato di scriverla (sempre con toni pacati e ben lontani da eventuali offese). Sono gli orari che sono visti come troppo scomodi? È l'ambiente di lavoro che è vissuto come disagevole? Di sicuro non è un fattore legato alla retribuzione. Fatto sta che la difficoltà a recuperare addetti alla mungitura ha fatto lievitare le vendite di robot per la stalla, che forniscono grazie alle tecnologie un ampio ventaglio di informazioni utili sulla qualità del latte, il benessere animale, le cellule somatiche, lo stato di salute delle bovine.

 

Sciogliere il nodo della carenza di manodopera è tutt'altro che facile, ma forse qualche azione possiamo suggerirla. Innanzitutto, sostenere lo sviluppo di tecnologie in grado di affiancare, alleviare, sostituire dove possibile il lavoro dell'uomo. Non dobbiamo avere paura del progresso, purché l'uomo continui ad avere il controllo sulla macchina e sulle sue funzioni. Per questo favorire gli investimenti in ricerca e sviluppo, il dialogo fra accademici (tanto ingegneri quanto agronomi, esperti di zootecnia, veterinari, in base agli obiettivi da raggiungere, vieppiù complessi) e imprenditori resta un obiettivo quanto mai concreto.

 

Parallelamente, accompagnare la scuola, l'università, gli istituti tecnologici superiori in un percorso di collaborazione fra scuola e lavoro, formazione teorica e pratica, strumenti di alternanza fra didattica e utilizzo in sicurezza (ci sono ancora troppi morti sul lavoro e l'automazione può essere un aiuto, in alcuni casi), così da migliorare la formazione e rappresentare il vasto mondo agrozootecnico per quello che è: un lavoro non facile, ma bellissimo. E chi desidera, il lavoro riesce a trovarlo tempestivamente.

 

Quanto ai social e all'abuso che talvolta se ne fa, non è argomento, ma un piccolo cenno ci prendiamo la libertà di farlo: raramente vediamo dei post legati al lavoro. Si salva la moda, l'artigianato, la cucina, la vendemmia se vogliamo sconfinare in ambito agricolo. Mai vista una grande spinta verso l'agricoltura. Ecco, se il fuoco sacro del post non si placa, perché non pubblicare più elementi legati al lavoro in agricoltura e alla sua bellezza?