La siccità invernale continua a tenere in scacco l'agricoltura e le aree rurali del Mezzogiorno d'Italia, con conseguenze che rischiano di avere pesanti ricadute su tutte le produzioni del settore primario meridionale.

 

Precipitazioni scarse e deficit strutturali tengono in una condizione particolarmente critica la Sicilia, dove ieri, 20 febbraio 2024, la Giunta della Regione Siciliana ha dichiarato lo stato di crisi ed emergenza siccità per la zootecnia, dopo aver dichiarato lo stato di calamità per l'agricoltura il 9 febbraio scorso.

 

E giusto ieri Coldiretti Sardegna ha chiesto formalmente alla Giunta regionale della Sardegna di deliberare lo stato di calamità per siccità, a causa della persistente mancanza di precipitazioni, che anche in questo caso colpisce particolarmente la zootecnia ovina e bovina dell'isola, dove è molto diffuso il pascolo.

 

Infine dalla Puglia Coldiretti lancia l'allarme siccità: i livelli degli invasi della provincia di Foggia calano ormai a livelli preoccupanti data la stagione e l'imminenza delle decisioni di semina, dove mancano quasi 125 milioni di metri cubi d'acqua negli invasi rispetto allo scorso anno.

 

Sicilia, dati peggiori rispetto alla siccità strutturale

La Sicilia versa in una situazione di siccità severa per le scarse precipitazioni autunnali e vernine. Ieri, 20 febbraio 2024, l'ultimo atto formale per la definitiva acquisizione di un dato reso noto ai primi del mese dell'European Drought Observatory: la Giunta regionale della Regione Siciliana, su proposta dell'assessore all'Agricoltura Luca Sammartino, ha dichiarato lo stato di crisi ed emergenza siccità per il settore zootecnico. Per l'attuazione degli interventi a favore degli allevatori siciliani, il presidente Renato Schifani ha nominato commissario il dirigente generale del Dipartimento Agricoltura Dario Cartabellotta. Il provvedimento segue di undici giorni la dichiarazione di stato di calamità per siccità in agricoltura deliberata sempre dalla Giunta della Regione Siciliana lo scorso 9 febbraio.

 

Ma come si è giunti a tanto? A novembre 2023 la siccità in Sicilia era già grave, appesantita da un mese di ottobre caldo e che aveva fatto sì che si incrementasse la domanda di acqua. E con i bacini idrici siciliani, forti di una capacità idrica teorica da 984,75 milioni di metri cubi (in realtà sono molti meno, a causa dell'interrimento degli invasi), già messi pesantemente a riserva: 325 milioni di metri cubi d'acqua misurati il 1° novembre 2023 dall'Autorità di Bacino della Regione Siciliana. Già così avevano il 6% d'acqua in meno di un anno prima ed il 9% in meno del 1° ottobre 2023. E si trattava ancora di dati tutto sommato in linea con l'andamento comunque siccitoso del clima siciliano degli ultimi tredici anni.

 

Ma nei mesi tra novembre e dicembre non cade ancora abbastanza acqua e la situazione si complica

Basti pensare che se al 1° dicembre 2023 l'Autorità di Bacino della Regione Siciliana misura negli invasi dell'isola ancora 309,25 milioni di metri cubi d'acqua, al 1° gennaio i volumi calano ancora del 4% sul mese precedente a soli 296,99 milioni di metri cubi, il 18% in meno dell'anno prima.

 

Le precipitazioni al lumicino mettono in pesante difficoltà tutta l'agricoltura dell'Isola, non solo quella delle aree interne, dove predominano i seminativi in asciutto, con il grano duro quale coltura principe e per le quali già da novembre 2023 sono scattate le deroghe regionali agli obblighi di rotazione annuale delle colture. Ai fini del rispetto delle Bcaa le sole condizioni attualmente richieste dall'Assessorato Agricoltura della Regione Siciliana sono che la coltivazione sia inserita in una rotazione almeno triennale e che una quota pari ad almeno il 35% della superficie venga destinata ogni anno a un cambio di coltura principale. Ormai, ad essere in crisi è anche l'agricoltura delle aree forti, nella piana di Catania, come nel ragusano: e dai bacini viene via.

 

"Il Governo regionale - ha detto ieri l'assessore all'Agricoltura della Regione Siciliana, Sammartino all'atto della dichiarazione di stato di crisi per la zootecnia - mette in campo azioni concrete per aiutare gli allevatori colpiti dalla siccità e per la salvaguardia della zootecnia, così come richiesto dagli stessi operatori del settore in occasione degli incontri dell'unità di crisi istituita dal presidente Schifani. Siamo consapevoli del grave disagio che vivono i nostri allevatori per la carenza di pascolo legata alla mancanza di acqua e per gli esorbitanti costi di produzione e di mantenimento del bestiame. Le deroghe previste dallo stato di crisi ed emergenza consentiranno, infatti, di accelerare la possibilità di aiutare il settore. Insieme al commissario Cartabellotta lavoreremo ad altre misure finalizzate ad aiutare anche il comparto agricolo".

 

Tra i provvedimenti individuati nella delibera di Giunta, la semplificazione delle procedure e il sostegno delle spese per la transumanza, l'esonero dei pagamenti dei canoni d'affitto delle superfici a pascolo pubblico per l'anno 2024, l'erogazione dei primi contributi per 5 milioni di euro alle aziende per l'acquisto di foraggio e l'approvvigionamento idrico, la semplificazione delle procedure per l'attingimento nei corsi d'acqua e l'utilizzo delle autobotti per il trasporto dell'acqua per gli animali.

 

Il Governo Schifani, nel corso della seduta di Giunta del 9 febbraio scorso, aveva già dichiarato lo stato di calamità naturale da siccità severa nell'intero territorio regionale su proposta dell'assessore all'Agricoltura Luca Sammartino. La Sicilia era - già a quella data - l'unica regione d'Italia e tra le poche d'Europa in zona rossa per carenza di risorse idriche. Stessa situazione si ritrova in Marocco ed Algeria. Una condizione che sta danneggiando agricoltori e allevatori, già gravati dalle conseguenze dei fenomeni atmosferici anomali che hanno colpito l'isola per tutto il 2023. L'allevamento degli animali - già nella previsione dello stato di calamità - risulta essere il settore più colpito per l'assenza di foraggio verde e la mancanza di scorte di fieno danneggiate dalle anomale precipitazioni del maggio dell'anno scorso.

 

"La situazione meteorologica degli ultimi mesi ha comportato una notevole diminuzione dei volumi d'acqua negli invasi impedendo una regolare irrigazione dei terreni per sostituire la mancanza delle piogge - aveva commentato l'assessore Sammartino - siamo consapevoli delle criticità e stiamo mettendo a punto tutti gli interventi necessari per sostenere e salvaguardare il comparto agricolo e zootecnico e i prodotti della nostra terra".

 

Il Governo regionale aveva quindi incaricato l'Unità di crisi istituita di recente e integrata dai dirigenti dei dipartimenti Bilancio e Programmazione, di individuare possibili interventi strutturali da eseguire con urgenza per fronteggiare la carenza idrica, salvaguardare gli allevamenti zootecnici e le produzioni delle aziende agricole garantendo sufficienti volumi d'acqua.

 

Il 15 febbraio era però arrivata una prima parziale buona notizia: Il parere favorevole dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento all'utilizzo delle acque del lago Arancio per uso irriguo, a beneficiarne gli agricoltori della valle del Belìce alle prese con gli effetti della persistente siccità. Aspetto fondamentale è che le risorse idriche disponibili potranno essere impiegate anche per le colture ortive, oltre che per quelle arbustive e fruttifere ad alto, medio e basso fusto. "Era una richiesta che avevo inoltrato all'Asp a fine gennaio, recependo le preoccupazioni crescenti dei produttori per la carenza di acqua" spiega l'assessore regionale all'Energia e ai Servizi di Pubblica Utilità, Roberto Di Mauro, dopo il via libera provvisorio del Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda Sanitaria provinciale di Agrigento al prelievo delle acque invasate nel lago Arancio, nel territorio dei comuni di Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belìce e Sciacca. I campionamenti effettuati dall'Arpa il 21 gennaio scorso hanno attestato che il valore delle microcistine, tossine prodotte dalle alghe presenti nel bacino rientra nei valori minimi di legge per il consumo umano.

 

Sardegna, solo quattro piogge significative in 70 giorni

Le aziende agricole e di allevamento in Sardegna continuano a essere attanagliate da una crisi idrica che sta diventando tra le peggiori vissute in inverno. Le campagne sono a secco da settimane, mentre a cadere in Sardegna non è più l'acqua ma i numeri sulle precipitazioni, con solo quattro eventi significativi di pioggia negli ultimi 70 giorni in Sardegna. Lo denuncia Coldiretti Sardegna con il suo rilevamento (su dati Arpas) sulle precipitazioni nell'isola.

 

Una situazione che sta mettendo in grande sofferenza le aziende agricole. Se si eccettua, infatti, la prima settimana di dicembre 2023, la prima decade di gennaio e i giorni a ridosso dell'8 febbraio con gli unici eventi piovosi di una certa intensità, per il resto è grande sete per i campi e la vegetazione, con le difficoltà sui pascoli e le zone non irrigue.

 

Il bilancio sulle precipitazioni rilevato da Coldiretti Sardegna, mostra una quasi totale assenza di piogge tra la seconda e terza decade di dicembre e un breve momento di ristoro per le piogge cadute nei primi giorni di gennaio. Poi ci sono i picchi di siccità rilevati non solo nella parte centrale di dicembre, ma anche da fine gennaio a oggi, se si eccettua solo una breve parentesi ai primi di febbraio. Baronia, Nurra, Ogliastra, Sarrabus, Basso Campidano e Sulcis tra le zone più in sofferenza.

 

"La siccità e la grave crisi idrica stanno mettendo a dura prova le nostre aziende agricole e questa situazione non solo minaccia la stabilità economica delle aziende stesse, ma anche il benessere delle nostre comunità rurali - sottolinea Battista Cualbu, presidente Coldiretti Sardegna - purtroppo sembra che l'attenzione sulla campagna elettorale stia portando a ignorare la gravità della situazione che stiamo affrontando. Per questo crediamo sia necessario dichiarare lo stato di calamità per le zone che stanno soffrendo maggiormente - conclude - è fondamentale che i sindaci dei comuni interessati si uniscano a questa richiesta partendo dai loro territori per affrontare questo momento così delicato".

 

Se oggi la situazione è diventata ormai insostenibile con il picco di problemi sulle precipitazioni vissuto in queste ultime settimane, è da diversi mesi che il trend registra un andamento preoccupante, già dalla seconda metà del 2023. Tra luglio e dicembre dello scorso anno, infatti, i problemi maggiori erano stati registrati nel Sarrabus (da 64 a 100 millimetri di piogge cadute nel periodo di riferimento) e in Ogliastra e Sulcis (tra 81 a 140 millimetri di precipitazioni).

 

Il tutto aggravato da anomalie sulle precipitazioni che hanno portato, sempre nel semestre di riferimento, a un calo di piogge attestate tra 239 e 320 millimetri in meno su queste zone.

 

Se il Campidano di Cagliari continua a mantenere un livello di precipitazioni abbastanza basso, ma più o meno costante, va meglio in tutta la costa occidentale con le precipitazioni cadute nell'ultimo semestre 2023 che hanno portato tra 260 e picchi di 430 millimetri tra l'Oristanese, il Montiferru e Planargia. Reggono le zone montane del Gennargentu.

 

Puglia, 125 milioni di metri cubi d'acqua in meno

Scende ancora il quantitativo di acqua negli invasi della provincia di Foggia con quasi 125 milioni metri cubi di acqua in meno rispetto ad un anno fa, stando alle rilevazioni di ieri del Consorzio per la Bonifica della Capitanata.

 

"E sale l'allarme siccità in Puglia, con l'assenza di piogge che mettono a rischio le semine di cereali e legumi, pascoli compromessi e ortaggi che non riescono ad entrare in produzione. È quanto denuncia Coldiretti Puglia, mentre sono in corso le verifiche dei tecnici in campo in tutta la regione per una puntuale valutazione degli effetti prodotti dallo stress idrico sulle colture.

 

"Intanto sale l'allerta nelle campagne - aggiunge Coldiretti Puglia - dove le coltivazioni ingannate dall'inverno caldo sono ancora più sensibili al maltempo e al previsto abbassamento delle temperature, con i mandorli fioriti in Puglia a febbraio, gli oliveti in perenne vegetazione e la mancanza di piogge che sta già determinando una preoccupante siccità".

 

La finta primavera con le temperature ben al di sopra della norma e le ripetute giornate di sole di questo febbraio anomalo stanno ingannando 1.300 sciami di api in Puglia che si sono risvegliate in anticipo per le anomalie climatiche, ma a rischio sono le piantine di grano e legumi soprattutto nelle ‘"terre bianche" ricche di argilla, mentre la carenza idrica sta determinando un calo drastico di foraggio verde nei pascoli - spiega Coldiretti Puglia - con l'aggravio dei costi per l'acquisto di mangimi per garantire l'alimentazione degli animali nelle stalle.

 

Ma la siccità e i venti di scirocco con alti tassi di umidità hanno tagliato anche la produzione di carciofi del 60%, con il pregiato violetto di Brindisi che scarseggia, con evidenti difficoltà allo sviluppo degli ortaggi ma anche per le arance o le insalate che non riescono a crescere adeguatamente per la carenza di acqua.

 

"Il caldo fuori stagione - sottolinea la Coldiretti - manda la natura in tilt e favorisce in tutte le piante il risveglio anticipato anche le fioriture anticipate come per le mimose in anticipo di un mese rispetto alla data dell'8 marzo, con il pericolo di esporre le coltivazioni ai danni di un prevedibile, successivo, forte abbassamento delle temperature con la conseguente perdita dei raccolti".