A febbraio 2023 sono crollati del 48% i prezzi all'origine delle arance Navel sulla piazza di Taranto rispetto alla scorsa annata commerciale, nonostante la riduzione della produzione, che ha fatto aumentare i prezzi all'origine nel resto d'Italia, con un picco del +36,4% ad Agrigento, in Sicilia, mentre i consumatori hanno tagliato gli acquisti di frutta che crollano dell'8% in quantità rispetto allo scorso anno, ai minimi da inizio secolo. Lo rileva Coldiretti Puglia, sulla base del Rapporto Ismea Agrumi dello scorso marzo, contenente un focus proprio sulle arance.

 

Intanto, sempre secondo Ismea, è aumentata la superficie in produzione di agrumi in Puglia del 13,7% nel 2022 rispetto all'anno precedente, mentre si assiste al crollo delle quotazioni "andamento ciclico in ogni campagna" sottolinea Coldiretti Puglia in una nota.

 

Secondo Ismea si è passati da un prezzo medio all'origine per le arance Navel di 0,53 euro al chilogrammo nel febbraio 2022 al valore medio di 0,28 euro chilogrammo del febbraio 2023, a chiusura di un'annata disastrosa, cui fa da contraltare l'aumento del prezzi nel resto d'Italia, trainati dalla generale riduzione della produzione di arance in tutti gli areali produttivi del mondo.


"I prezzi non sono assolutamente remunerativi. È stata l'ennesima annata da dimenticare", lancia l'allarme il presidente di Coldiretti Taranto, Alfonso Cavallo"Si tratta di un trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori, su cui è necessario intervenire con misure di trasparenza per promuovere i consumi sul mercato interno di prodotti del territorio e favorire le esportazioni", aggiunge Cavallo.

 

Al calo dei consumi si aggiunge l'arrivo incontrollato di agrumi di provenienza estera che contribuisce notevolmente - dice ancora Coldiretti Taranto - ad appesantire il livello economico delle imprese agricole regionali, ma che ha anche riverberi negativi nei riguardi dei consumatori, su cui è necessario intervenire con misure di trasparenza per promuovere i consumi dei prodotti del territorio.

 

"È necessaria l'istituzione di un Tavolo Agrumicolo Permanente, considerato che la crisi del comparto è strutturale, e un Piano Agrumicolo Regionale che preveda il sostegno per nuovi impianti e una rigenerazione del patrimonio agrumicolo in provincia di Taranto", chiede il direttore della Coldiretti regionale, Pietro Piccioni.

 

Per ridurre la volatilità e stabilizzare i prezzi - insiste la Coldiretti Taranto - occorre realizzare rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione  con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto "equo", basato sugli effettivi costi sostenuti e l'avvio da parte della Regione Puglia di un piano promozionale del prodotto agrumicolo regionale, anche in accordo con la Distribuzione Organizzata.

 

Le imprese agricole impegnate nella produzione di agrumi in provincia di Taranto sono 1.041, il 9% del totale dell'imprenditoria agroalimentare jonica, con una produzione di clementine, arance e mandarini di 2,5 milioni di quintali - dice Coldiretti Taranto - un patrimonio da valorizzare attraverso un Piano Straordinario Agrumicolo ed un sostegno al reddito.

 

Intanto, la Puglia ha detto addio a oltre 8 milioni di piante di frutta fresca negli ultimi quindici anni con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni, con il taglio maggiore che ha interessato limoni (-27%), e le arance (-23%), ma anche, pure se in misura minore, clementine e mandarini (-3%).