Cambiamenti climatici, lavoro di qualità e Agricoltura 4.0. Ma anche l'inflazione che avanza, la carenza di materie prime, il costo dei materiali, e gli impatti della guerra in Ucraina.
Questi gli argomenti scodellati sul tavolo del convegno "AAA produzione primaria di cereali cercasi - Ruolo della scienza nel mitigare gli effetti della crisi climatica sulla produzione cerealicola", organizzato da Roberto Tuberosa e Silvio Salvi, Distal - Università di Bologna, all'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna.
"Quello del clima e della produzione primaria - osserva Walter Tega, presidente dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna - è un argomento centrale oggi, specie di fronte ai rischi dettati dall'invasione dell'Ucraina e dalla chiusura dei porti".
Sul ruolo fondamentale della ricerca si è concentrato invece Luca Fontanesi, delegato alla Ricerca dell'Università di Bologna.
"Dobbiamo cercare di mettere i territori nelle condizioni di essere competitivi" spiega Davide Viaggi del Distal e vicepresidente dell'Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie (Aissa). "Quando guardiamo al contributo economico uno dei parametri che entra in discussione è naturalmente l'andamento dei prezzi. Questi ci dicono due cose: che c'è una tendenza in crescita di lungo periodo ma non è un mondo roseo per le aziende; e che le emergenze sono diventate cose quotidiane, lo abbiamo visto negli ultimi due anni con il covid-19, la guerra e il clima. Di fatto anche la sostenibilità si è trasformata in resilienza, e dal lungo periodo è diventata oggetto della quotidianità".
La forbice che si apre sull'andamento dei prezzi, di qui al 2100, mostra allora situazioni opposte - rileva Viaggi - potremmo avere prezzi fino a nove volte più alti oppure avere prezzi molto più bassi anche di adesso. Tra gli elementi di cui tener conto, tra l'altro, c'è il cambiamento dei consumi per le grandi fasce della popolazione e la reazione eterogenea delle aziende agricole per esempio di fronte all'arrivo di una nuova tecnologia.
Guardare all'andamento demografico sarà obbligatorio, dice Silvio Salvi del Distal e vicepresidente della Società Italiana di Genetica Agraria (Siga); quindi sarà necessario pensare a un aumento della produzione visto che le stime posizionano al 2050 la popolazione mondiale a 9 miliardi.
Secondo Salvi diventa allora necessario "intensificare la produzione, migliorandola, sulle aree disponibili, promuovendo un aumento della resa". Ovvero applicare sui terreni "un'intensificazione sostenibile". Cosa che - rileva - si potrebbe fare pensando alla genetica, da usare anche "per proteggere e migliorare per esempio le varietà storiche tradizionali. Le tecniche genetiche - conclude Salvi - offrono infatti delle opportunità e delle potenzialità che sono enormi".
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Fonte: Agronotizie