L'adesione al Convase da parte delle Organizzazioni dei produttori e delle cooperative agricole e di Assosementi rafforza la collaborazione tra aziende sementiere e agricoltori e settore agroalimentare. L'obiettivo dell'intesa - viene spiegato nel corso dell'incontro 'Il settore sementiero e agricolo: sfide e opportunità nello scenario post-Covid' - è di "valorizzare la qualità delle produzioni in un'ottica interprofessionale e di stimolare un dialogo costruttivo capace di anticipare le esigenze del settore e qualificare l'intera filiera". In questo modo si ha poi la possibilità di dare avvio alla creazione del disciplinare 'Seme di qualità' (elaborato dal Convase, con il supporto di Cia-agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari); questo, "per dare agli agricoltori la possibilità di conoscere le informazioni sulla tracciabilità delle sementi, offrendo garanzie sulla qualità del seme acquistato e indicazioni utili per il corretto impiego, con maggiori possibilità di ottenere produzioni elevate e di qualità".
Con questa 'alleanza' viene anche confermata la volontà di "vincere le sfide comuni che il settore è chiamato ad affrontare; la riduzione della burocratizzazione annunciata dal nuovo governo potrà certamente contribuire ad agevolare il sistema della certificazione del seme, che negli ultimi cinquant'anni non è mai stato rivisto e adeguato". Nell'ambito della valorizzazione delle produzioni un aspetto centrale viene rivestito dall'innovazione: anche per aiutare "l'agricoltura a garantire rese stabili e produzioni più sostenibili. Il settore sementiero è un comparto altamente innovativo, in grado di investire fino al 20% dei suoi ricavi in attività di ricerca e sviluppo per immettere sul mercato varietà migliori".
Ma in base all'indagine di Euroseeds (l'associazione che rappresenta il settore sementiero a livello europeo) "l'incertezza della normativa sulle Tecniche di evoluzione assistita - Tea ha bloccato i programmi di innovazione del 40% delle aziende che investono in ricerca".
Su questo punto, quello della ricerca, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti afferma di smetterla "con l'oscurantismo scientifico"; quello che fa "il Crea è un ottimo esempio: c'è qualcuno che ha adattato la scienza al mercato. E' necessario finalmente parlare una lingua unica. Ed inoltre prioritario un piano che metta a punto una strategia nazionale".
Per i nuovi arrivati nel Convase "la filiera agroalimentare parte dal seme; non a caso gli agricoltori operano in stretto e costante contatto con i produttori di sementi, testando direttamente in campo i risultati del loro lavoro e indicando le richieste e le esigenze che arrivano dal mercato, con particolare riferimento alle problematiche agronomiche, fitosanitarie, di resa e di carattere qualitativo". "Per queste - aggiungono Cia-agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari - è fondamentale poter disporre di uno strumento in grado di assicurare la tracciabilità, la sicurezza e la sostenibilità del processo produttivo sin dall'inizio del ciclo, partendo dalla semente, puntando su iniziative quali il progetto 'Seme di qualità'".
"La tracciabilità - è stato messo in messo in evidenza - ha inizio dal seme, primo e fondamentale elemento per assicurare la qualità del prodotto al consumatore finale. Vale la pena di sottolineare, a tal proposito, che nel 2020, a fronte di un calo su base annua del 2% circa delle superfici produttive destinate alla coltivazione di grano duro, grano tenero e orzo, cresce sempre di più l'impiego di seme non certificato; e secondo un'elaborazione di Assosementi ha superato anche nel 2020 il 50% delle superfici coltivate a grano duro".
Discussione aperta sul biologico che, da quanto è emerso, "si trascina" da quasi venti anni; il tema è che "la produzione del biologico deve partire dal seme certificato bio. Ma è qualcosa che va programmato e accompagnato".
(Fonte foto: Cia-agricoltori italiani)