Lo stress termico si verifica quando il sistema di termoregolazione dell'organismo fallisce e provoca effetti dannosi diretti sulla salute (colpo di calore, crampi da calore, esaurimento da calore, colpo di sole) o indiretti, causando infortuni sul lavoro (incidenti di trasporto, scivolamenti e cadute, contatto con oggetti o attrezzature, ferite, lacerazioni e amputazioni).
La temperatura dell'aria, il ritmo di lavoro intenso, la ventilazione, l'umidità, gli indumenti da lavoro, sono tutti fattori che possono concorrere allo stress termico. Inoltre, l'esposizione simultanea agli inquinanti atmosferici urbani, in particolare all'ozono, potenzia gli effetti delle alte temperature.
Nel luogo di lavoro il rischio di stress termico potrebbe non essere evidente.
Vi sono alcuni fattori che aumentano il rischio di stress termico: alcuni sono legati alla persona, altri al luogo di lavoro. I fattori legati alla persona sono, ad esempio: obesità o eccessiva magrezza, età superiore ai 65 anni, gravidanza, scarso riposo notturno, patologie croniche (BPCO, neurologiche, cardiopatie...), assunzione di alcolici. I fattori legati al luogo di lavoro sono, invece, ad esempio: esposizione diretta al sole, scarsa possibilità di bere, lavoro fisico pesante, ritmi di lavoro intenso, pause insufficienti, abbigliamento da lavoro troppo pesante.
Chiaramente i settori più a rischio sono quelli nei quali molte attività lavorative, in particolare quelle più complesse e pesanti, si svolgono in estate, come ad esempio in agricoltura, silvicoltura e pesca.
E' possibile ridurre il rischio di stress termico adottando alcuni accorgimenti: sospendere le attività più pesanti nelle ore più calde della giornata, in particolare in presenza di ondate di calore, aumentare le pause all'ombra, rendere disponibile acqua fresca, indossare abiti freschi e di cotone, rinfrescarsi regolarmente, evitare di lavorare da soli, informarsi sui sintomi da riconoscere a cui prestare attenzione e sulle procedure di emergenza.