La sostenibilità nella filiera del vino si traduce in un aumento della reputazione aziendale che può avere effetti sul mercato. I benefici della certificazione 'verde' del vino sono il cuore di 'Viva', il progetto avviato nel 2011 dal ministero dell'Ambiente che ad ora abbraccia un centinaio di cantine in sedici regioni per un totale di circa 17 milioni di bottiglie.
Ambiente, territorio, sviluppo 'sano', sono i temi principali del convegno 'Sostenibilità, la nuova frontiera per il settore vitivinicolo', organizzato a Roma dal ministero dell'Ambiente e dal Centro di ricerca Opera dell'Università Cattolica del Sacro Cuore che sostiene il progetto da un punto di vista scientifico insieme con il Centro di competenza Agroinnova dell'Università di Torino.

E sulla tutela ambientale e la valorizzazione del territorio, in un intreccio di etica con il mercato, i produttori hanno così pensato di investirci sempre di più grazie ai protocolli di sostenibilità e in particolare grazie a 'Viva', che comunque rimane l'unico con il 'bollino' istituzionale del ministero. Il progetto 'Viva' non soltanto riesce a garantire la soddisfazione delle aziende ma porta un livello più alto anche nella percezione, e non solo, dei cittadini. E per esempio grazie a un'etichetta intelligente diventa possibile leggere, impugnando lo smartphone, i dati qualificanti di quel prodotto: aria, acqua, vigneto e territorio.
"La percezione dei consumatori nei confronti del vino sostenibile, o meglio del vino biologico e delle etichette che comunicano messaggi ecologici - osserva Paolo Brogioni, direttore Assoenologi - ha mostrato che gli utenti finali sono interessati e attratti da questo tipo di prodotto, con la maggioranza che è disposta a pagare anche qualcosa di più".
Per Giovanni Rizzotti dell'Unione italiana vini bisogna "essere ambiziosi sulla sostenibilità" cercando di diffondere "lo standard al numero più ampio possibile di aziende".

Secondo un'indagine dell'Università di Milano il 77% delle aziende pensa che la certificazione sia un volano per il miglioramento della reputazione aziendale nei confronti della distribuzione; per l'80% la certificazione può migliorare la reputazione aziendale nei confronti del consumatore; la voglia di innovazione vale il 75% di quella spinta alla certificazione. I cittadini tra l'altro hanno anche loro voglia di sostenibilità: è diffusa nel 48% delle persone, e il 19% degli italiani consuma giornalmente prodotti sostenibili, soprattutto giovani tra i 26 e 35 anni.

La visione concreta del processo che intende intraprendere chi vuole produrre vino in modalità 'verde', l'ha però raccontata Ettore Capri, che insegna Scienze e tecnologie alimentari all'Università Cattolica del Sacro Cuore ed è direttore del Centro di ricerca Opera: alla base della strada da percorrere c'è una visione circolare; l'azienda deve poi effettuare una raccolta dati e analizzare i risultati per mettere a punto un piano e programmare le migliori scelte possibili per i suoi campi, in questo caso per i suoi vigneti. Secondo Capri "ci sono situazioni variegate nel paese, con aziende virtuose sia di grandi che di piccole dimensioni. Molte organizzazioni del settore - aggiunge Capri - si sono accorte che la sostenibilità ambientale della produzione può avere impatti sulle aziende; cosa che dovrebbe spingere verso la certificazione anche chi finora non ha ancora compiuto questo passo".