La Puglia intende mantenere tramite Acquedotto Pugliese il controllo sulle acque derivate in Campania dalle sorgenti di Caposele per altri cinque anni, è scritto in un emendamento presentato alla Camera dei deputati alla legge di Bilancio, poi fatto proprio dal Governo, con una riduzione della proroga a tre anni.

Ma la Campania non ci sta. E mentre il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca ieri grida allo "scippo delle sorgenti", il governatore della Puglia, Michele Emiliano prova a gettare acqua sul fuoco: “Intendiamo mettere Acquedotto Pugliese a disposizione di tutto il Sud”.
E a temere per i risvolti sul comparto irriguo è Confagricoltura Campania, che per bocca del suo presidente, Rosario Rago, esprime “preoccupazione” per l’accaduto e ricorda come Aqp in terra di Puglia sia il gestore della rete irrigua, prefigurando un possibile scontro tra diverse economie agricole per mezzo di un nascente conflitto d’interessi in capo all’ente con base a Bari.

La guerra dell’acqua tra Puglia e Campania è ufficialmente scoppiata ieri: 19 dicembre 2017. E di mezzo ci sono risorse idriche imponenti, che riguardano i rifornimenti idrici per usi civili e irrigui di tre regioni: Basilicata, Campania e Puglia. Oggetto del contendere: la nascita del nuovo Acquedotto del Sud, che nel disegno del Governo deve prendere il posto dell’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione in Lucania, Puglia e Irpinia, ormai fallito, ma gravido di un asset unico: una dozzina di invasi sparsi tra Basilicata, Campania e Puglia, preziose riserve d'acqua dolce per gli acquedotti civili ed irrigui e una rete acquedottistica propria di grande adduzione asservita a questa risorsa.

La governance del futuro Acquedotto del Sud prevede una partecipazione importante di Aqp, la società per azioni nelle mani di Regione Puglia e Regione Basilicata, che attinge copiosamente acqua anche in Campania alle sorgenti di Caposele (fiume Sele) e di Montella e Cassano Irpino (fiume Calore salernitano, affluente del Sele), stanziate in provincia di Avellino.

Intanto, le concessioni per le derivazioni d’acqua di Aqp sono in scadenza nel 2018, cosa che offre alla Campania la possibilità di rinegoziare l’attingimento gratuito da parte della Puglia di oltre 157,6 milioni di metri cubi d’acqua l'anno dalle sorgenti di Caposele, ovvero una sua eventuale riduzione in cambio della quale la Puglia si gioverebbe dell’attivazione del potabilizzatore già costruito da Aqp  – potenzialità 31 milioni di metri cubi l’anno - sull’invaso di Conza della Campania (fiume Ofanto). L’invaso di Conza della Campania è gestito proprio dall’ente irriguo in liquidazione della Lucania, Puglia e Irpinia e nel quale Aqp si appresta ad entrare mediante il nuovo schermo societario di Acquedotto del Sud.

Ma una eventuale scadenza delle concessioni proprio nel 2018 metterebbe Aqp nelle condizioni di porre fine ai contratti di servizio con tutti i comuni di Puglia, con la conseguenza di doverli fare entrare nella gestione dell’acquedotto.
Per porre rimedio al possibile caos gestionale di Aqp arriva l’emendamento del deputato pugliese Dario Ginefra che propone una proroga della concessione ad Aqp per le derivazioni di acque in scadenza nel 2018 di cinque anni, emendamento poi fatto proprio dal Governo con una riduzione a tre anni.

L’emendamento Ginefra è stato interpretato come ostile dalla Regione Campania: il governatore De Luca ha parlato apertamente di “atto di malvivenza” rivolto contro la Campania e di tentativo di "scippare le sorgenti di Caposele alla Campania". In realtà con l’emendamento Ginefra la Campania perde la possibilità di negoziare a breve – e da una posizione di vantaggio data dall’imminenza della scadenza - la nuova concessione e soprattutto lo scambio di risorse tra Caposele e Conza della Campania, che avrebbe potuto essere a tutto vantaggio della Campania. Non solo: in un futuro molto vicino Aqp sarà socio del nuovo soggetto che gestirà l’invaso di Conza della Campania e al quale sarebbe più facile chiedere altra acqua.

Del resto Regione Campania, vale la pena ricordarlo, fu esclusa dalla partecipazione azionaria di Aqp, pur essendo prevista da norme imperative di legge, quando questo ente fu costituito sulle ceneri della ex Cassa per il Mezzogiorno. Ed il nuovo Acquedotto del Sud - pure presentato dal governatore di Puglia Emiliano come un ente di gestione acquedottistica a disposizione di tutto il Mezzogiorno e sulla base di adesioni volontarie -  sembra proiettare un’ombra inquietante su una Campania sempre più assetata e con una gestione delle acque a dir poco frammentata.

Di una esclusiva gestione delle acque del Sele da parte della Puglia si lamenta poi Rosario Rago, presidente di Confagricoltura Campania: “L’organizzazione che rappresento esprime la massima preoccupazione per quanto dichiarato dal governatore Vincenzo De Luca in ordine all'emendamento presentato dal deputato pugliese Dario Ginefra alla legge di Bilancio e con il quale si intende portare la gestione delle sorgenti di Caposele sotto la direzione di Aqp, che – è bene ricordarlo - coordina le operazioni irrigue degli enti di bonifica della Regione Puglia”.
Un fendente quello di Rago, che mette in evidenza la situazione di conflitto che si va a configurare in capo ad Aqp: coordianatore dell'irrigazione in Puglia, acquirente e al tempo stesso cessionario di acque sotto Acquedotto del Sud in Campania.

E mentre dal mondo politico della Campania si alza una vera e propria levata di scudi contro l'eventuale proroga della concessione gratuita, Rago annuncia:
"Siamo pronti anche noi a lottare per la nostra acqua, acqua di fiume Sele che raggiunge ben tre consorzi di bonifica e irrigazione della Campania meridionale".
Solo pochi giorni fa, Confagricoltura Campania aveva espresso un’ampia posizione sulle necessità del comparto irriguo della regione, ricordando la necessità di rinegoziare le forniture di acqua alla Puglia, regione che si vanta di aver risparmiato nell'anno della grande siccità ben 60 milioni di metri cubi d'acqua, grazie al riuso delle acque depurate.