"Oggi chi può permetterselo compra latte in polvere made in Nuova Zelanda. E' un comportamento irrazionale, che però si è sedimentato ed è diventato moda", spiega ad AgroNotizie Joseph Zhou, investment partner di Bits X Bites, il primo acceleratore di startup dedicato al Foodtech in Cina. Con sede a Shanghai, forse la città più moderna e aperta al cambiamento, Bits X Bites seleziona le giovani imprese che vogliono entrare nel mercato cinese offrendo sia mentorship che capitale.
"Sono moltissime le startup europee e americane che chiedono di essere accelerate qui", ci spiega Zhou durante il World agri-tech innovation summit, un evento che ha portato a Londra aziende, investitori e startupper del mondo Agtech e Foodtech. "Quello cinese è un mercato enorme, in continua espansione, che ha voglia di prodotti nuovi e sostenibili. Noi cerchiamo aziende che interpretino i bisogni dei consumatori cinesi e sappiano dare risposte innovative".
Zhou, cinese ma con studi negli Stati Uniti, ci spiega quali sono i grandi trend del mercato cinese che non possono essere ignorati se si vuole fare business in questo paese. "Prima di tutto la Cina ha una lunghissima tradizione culinaria molto radicata nel territorio. Tuttavia c'è anche una enorme voglia di modernità e di apertura al mondo: lo spazio per proporre cibi nuovi o cibi tradizionali reinventati è ampio. Anche perché l'industria agroalimentare locale è ferma, non innova e punta solo sul prezzo".
Zhou, quali sono i trend del mercato cinese oggi?
"La sicurezza del cibo è una delle grandi questioni, per questo ad esempio abbiamo investito in Inspecto, una startup che ha messo a punto uno strumento di analisi compatto capace di identificare la presenza di residui di agrofarmaci sul cibo. Legata a questo tema c'è la sostenibilità".
Delle produzioni agricole?
"Della filiera in generale. C'è una crescente consapevolezza sui problemi ambientali dovuti all'industrializzazione e all'agricoltura moderna. La Cina è un grande paese agricolo, ma abbiamo il 20% della popolazione globale e solo il 7% delle terre coltivabili. Il 20% dei terreni sono contaminati e si consuma il 33% dei fertilizzanti chimici al mondo. Per questo abbiamo bisogno di innovazioni".
Quello cinese è un mercato fertile per le startup?
"Ogni giorno nascono migliaia di startup e nel 2016 sono stati investiti quasi 50 miliardi di dollari. A questo si deve aggiunge la presenza di personale competente e un accesso alla tecnologia molto spinto. Abbiamo una classe media in crescita, con capacità di spesa sempre maggiore, che guarda con attenzione a ciò che mangia e alla propria salute".
Anche in Cina vanno di moda i cibi 'salutistici'?
"Abbiamo il primato mondiale di popolazione obesa e il 10% dei cinesi soffre di diabete. Il rapporto cibo-salute è sempre più sentito. Investiamo in aziende che offrono prodotti salutari e innovativi, come SaladBottle, le insalate in bottiglia. Non sono dei frullati di insalata, ma delle insalate rese liquide. Oppure Bella Pupa".
Di che cosa si tratta?
"Sono snack a base di proteine di insetti. Uno dei grandi temi in Cina è il consumo di carne, in costante crescita, che però sta ponendo una enorme questione di sostenibilità".
Shanghai e Pechino non sono rappresentative della Cina, un paese immenso e in larga parte rurale. Questi cambiamenti nei consumi sono trasversali alla popolazione?
"Le innovazioni si sviluppano nelle grandi metropoli, ma la loro diffusione in provincia è rapida perché è dalla provincia che viene la maggior parte dei residenti delle città ed è in provincia che ritorna durante le feste. Per fare un esempio fino a dieci anni fa l'unico metodo di pagamento era il contante, oggi moltissime persone non hanno neppure il portafogli perché pagano tutto con lo smartphone".
L'e-commerce è in crescita?
"Sta esplodendo, i consumatori amano poter scegliere online, approfittare degli sconti, e ricevere la merce a casa, magari in un paio d'ore oppure in zone poco servite dai dealer tradizionali".
Qual è la percezione dei prodotti made in Italy?
"I prodotti italiani hanno un'ottima reputazione. Olio di oliva e pasta sono molto ricercati, mentre sul vino sono i francesi ad aver un ottimo posizionamento. Quello che piace, tra le altre cose, è la sicurezza della tracciabilità. Un tema sempre più presente in Cina e su cui stiamo investendo attraverso Origin Trail, una app di una startup slovena, incubata in H-Farm, che lavora sulla blockchain".
Se un produttore italiano volesse esportare in Cina, da quali canali dovrebbe passare?
"La supply chain cinese è molto complessa e serve un partner locale. L'e-commerce è un'ottima opportunità, ma non punterei su portali come Alibaba, dove per entrare servono investimenti ingenti e il ritorno non è garantito. Opterei per social 'minori' come XiaoHongShu e mi farei sponsorizzare da un influencer cinese".
Ci può spiegare meglio?
"Gli influencer sono personaggi famosi, come cantanti o attori o youtuber, che hanno un grande seguito sui social network. E' possibile siglare con loro dei contratti di sponsorizzazione che prevedono che l'influencer posti delle foto mentre indossa o assaggia il prodotto da promuovere. L'effetto è spesso sorprendente".
Come si immagina la Cina tra dieci anni?
"In passato le nostre imprese si limitavano a copiare i prodotti occidentali. Ora sviluppiamo i nostri e li esportiamo. A Milano ad esempio una nostra azienda, Ofo, ha appena lanciato il proprio servizio di bike sharing. Credo che questo trend si rafforzerà".