“Con questa legge, attesa da più di cinque anni, andiamo a rispondere in maniera netta e unita contro il caporalato – ha sottolineato il ministro Maurizio Martina – Ora abbiamo più strumenti utili per continuare una battaglia quotidiana, perché sulla dignità delle persone non si tratta. L’agricoltura si è posizionata alla testa di questo cambiamento importante, che serve a isolare chi sfrutta e a salvaguardare le aziende in regola. C’è tanto lavoro da fare e una legge da sola non basta, ma la direzione che abbiamo tracciato è inequivocabile. Dobbiamo lavorare uniti per non avere mai più schiavi nei campi”.
“E’ particolarmente importante il rafforzamento degli strumenti di contrasto civili e penali – ha spiegato il ministro – Vengono colpiti i patrimoni con la confisca e viene resa più forte la rete del lavoro agricolo di qualità. Negli ultimi mesi abbiamo lavorato in diverse direzioni nell’ottica del contrasto complessivo del fenomeno. I controlli sono aumentati del 59% in un anno e abbiamo reso operative task force nei territori a rischio, dove le ispezioni sono frutto della collaborazione fra ispettori del lavoro, carabinieri e corpo forestale. Questa legge ci fa compiere un passo in avanti fondamentale”.
Di seguito le principali novità introdotte dalla legge.
Inasprimento delle pene
In arrivo nuovi strumenti giuridici penali per la lotta al caporalato, come la confisca dei beni, l’arresto in flagranza, l’estensione della responsabilità degli enti. L’allargamento del reato è stato fatto anche attraverso l’eliminazione della violenza come elemento necessario. La nuova legge prevede anche la responsabilità del datore di lavoro, il controllo giudiziario sull’azienda e la semplificazione degli indici di sfruttamento.
Indennizzo per le vittime
Estensione del fondo antitratta anche alle vittime del delitto di caporalato, considerata l’omogeneità dell’offesa e la frequenza dei casi registrati in cui la vittima di tratta è anche vittima di sfruttamento.
Rafforzamento della rete del lavoro agricolo di qualità
Viene accresciuta l’operatività della Rete del lavoro agricolo di qualità, creata nel 2014 con il provvedimento Campolibero e attiva dal 1 settembre 2015. Si estende così l’ambito dei soggetti che possono aderire alla Rete, includendovi gli sportelli unici per l’immigrazione, le istituzioni locali, i centri per l’impiego, i soggetti abilitati al trasporto dei lavoratori agricoli e gli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro.
Piano per l’accoglienza dei lavoratori agricoli stagionali
Le amministrazioni statali saranno direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo, attraverso un piano congiunto di interventi per l’accoglienza di tutti i lavoratori impegnati nelle attività stagionali di raccolta dei prodotti agricoli. L’obiettivo è tutelare la sicurezza e la dignità dei lavoratori ed evitare lo sfruttamento di manodopera anche straniera.
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Fonte: Mipaaf - Ministero delle politiche agricole alimentari forestali
Autore: Lorenzo Pelliconi